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ARNOLD MILLE POLMONI, LA PRIMA VOLTA NON SI SCORDA MAI

07.04.2016 | 09:30

Nemmeno il tempo di esultare per l’inaspettato blitz al Camp Nou, nel Clásico contro il Barcellona, che Zinedine Zidane termina inesorabilmente sul banco degli imputati per la nottataccia della Volkswagen Arena. Un Real Madrid assolutamente irriconoscibile ha ceduto il passo, con il più classico dei risultati, al Wolfsburg, che al suo debutto assoluto nei quarti di Champions League si è concesso il lusso di stendere la squadra che vanta più trionfi – dieci – nella massima competizione per club. BBC totalmente neutralizzata dalla linea a quattro di Dieter Hecking, prima di perdere una delle due B(enzema) per infortunio al tramonto della prima frazione di gioco. L’abile tecnico dei Lupi ha disposto in campo i suoi in maniera perfetta, con Guilavogui e Luiz Gustavo a fungere da frangiflutti davanti alla coppia centrale carioca composta da Naldo e Dante, primi scudieri dell’ottimo Benaglio. Il resto lo ha fatto la classe di Draxler, l’imprevedibilità dell’altro brasiliano Henrique e i mille polmoni di Arnold, l’autore del definitivo 2-0 con un tap-in da consumato rapace d’area di rigore. Lui, che di professione fa il centrocampista e che è abituato a disimpegnarsi fra trequarti e mediana. Un altro spaccato della partita del nostro personaggio del giorno merita di essere ricordato: il provvidenziale anticipo di testa nei minuti di recupero su Ronaldo, pronto a battere a rete a colpo sicuro. Con quel gol ai blancos sarebbe bastato l’1-0 al ritorno, in programma fra cinque giorni al “Santiago Bernabeu”, invece sul pallone – dopo l’ennesimo ripiegamento a mille all’ora – è arrivato per primo il ventunenne specialista tedesco che i Die Wolfe, quasi due mesi fa, hanno provveduto a blindare fino al 2020, adeguandogli contestualmente l’ingaggio.

La serata di ieri per il Wolfsburg ha rappresentato il punto più alto da quella primavera del 2009, quando agli ordini del sergente Felix Magath il club di casa Volkswagen vinse il suo unico Meisterschale, trascinato dai gol di Dzeko e Grafite, con Misimovic ad inventare gioco negli ultimi 30 metri, Barzagli a comandare la difesa e Zaccardo valida alternativa. Ora la ghiottissima occasione di centrare addirittura la semifinale nella Coppa dalle grandi orecchie, contro pronostico e al di là di ogni ragionevole previsione.

Tornando al protagonista del nostro consueto spazio quotidiano, Maximilian Arnold nasce a Riesa, nell’ex Germania Est, il 27 maggio 1994 e si accosta al mondo del calcio grazie alle due squadre della sua città, BSV Strehla e SC Riesa. Nel 2006 entra a far parte del vivaio della Dinamo Dresda, dove si ferma per un triennio per poi approdare nel settore giovanile dei biancoverdi, in modo da ultimare la sua formazione. Veloce passaggio nell’Under 17, due titoli con la formazione Under 19, quindi l’esordio in prima squadra datato 26 novembre 2011, in occasione della sconfitta contro l’Augsburg. Una data storica anche per i Lupi, dal momento che il ragazzo diventa il più giovane debuttante del Wolfsburg all’età di 17 anni, 6 mesi e 2 giorni. E non è tutto, perché Max, realizzando il 13 aprile del 2013 il suo primo gol in gare ufficiali (contro l’Hoffenheim), può fregiarsi anche del titolo di più giovane marcatore della storia del club. Fin qui sono 119 le presenze accumulate con indosso l’unica maglia – a livello professionistico – della sua vita nelle varie competizioni, 19 le reti e 10 gli assist all’attivo. Il longilineo interprete sassone (184 cm per 73 kg) in bacheca conta una Coppa e una Supercoppa di Germania, 10 sono le apparizioni in Nazionale Under 21 e una nella maggiore di Joachim Löw. Ieri l’indimenticabile gioia della prima rete in Champions al cospetto di Cristiano Ronaldo e compagni, davanti una carriera che si preannuncia davvero foriera di soddisfazioni. Il classico giocatore che tutti gli allenatori vorrebbero avere a disposizione, utilissimo in entrambe le fasi: Max Arnold sempre più in rampa di lancio.

 

Foto: zimbio.com