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Allenatori top e flop 2015: da Giampaolo a Marino

03.01.2016 | 00:10

Allenatori croce e delizia, sicuramente artefici – nel bene o nel male – del destino dei rispettivi club. Anche il 2015 ha detto cose molto importanti: la consacrazione di Sarri a Napoli; la conferma in casa Juve di Allegri bravo a recuperare dopo una partenza choc; il timbro di Mancini sulla rinascita dell‘Inter; le difficoltà di Garcia e Pioli; l’eccellente lavoro di Di Francesco a Sassuolo. Cosa non ha funzionato: Delio Rossi a Bologna e Mandorlini a Verona, in quest’ultimo caso erano già significative, la scorsa estate, le avvisaglie di un ciclo ormai esauritosi. L’impatto di Donadoni è stato eccellente, a conferma che non era un problema di organico costruito in modo efficace. Contraddittoria la strategia del Carpi: Castori non andava esonerato, Sannino non è mediamente allenatore da treno in corsa. Nella seconda parte del 2015 hanno fatto meno del previsto sia Ventura che Gasperini, ma in generale non ha entusiasmato proprio Gasp forse vittima delle continue rivoluzioni in casa Genoa. Sull’altra sponda Zenga era un predestinato all’esonero, Montella sta risalendo la corrente: non è stratega da treno in corsa, la società provvederà a migliorare l’organico con gente più adatta. Per esempio Alvarez
Tra i top in circolazione merita una citazione Marco Giampaolo: l’eredità di Sarri a Empoli era scomodissima, lui se l’è caricata sulle spalle e i risultati sono arrivati con continuità. La squadra gioca, convince, ha le caratteristiche tattiche congeniali a un allenatore che in passato aveva sfiorato la Juve. Top Paulo Sousa a Firenze, quasi top Reja a Bergamo (con la preziosa collaborazione di Bollini), bene Maran in sella al Chievo, molto dignitoso Stellone, in risalita Colantuono a Udine. 
I top della B sono facilmente individuabili: Juric per il gran lavoro a Crotone; Rastelli perché sa guidare una fuoriserie come il Cagliari; Baroni perché ha ritrovato il Novara dopo incomprensibili difficoltà iniziali, con ricaduta prima della sosta a Modena; Oddo perché il Pescara sta crescendo con la sua mano. Top Tesser, complimenti all’Avellino che ha saputo sostenerlo nei momenti di difficoltà. Top Boscaglia per l’identità che ha dato al Brescia. Bene Cosmi a Trapani, discreto il lavoro di Bisoli a Perugia, ora l’Entella ha un’identità grazie ad Aglietti. A Latina il lavoro di Somma va giudicato in profondità, il diretto interessato ci sta mettendo tutto. La vera delusione? Pasquale Marino che aveva deciso di lasciare il Vicenza per il Catania, poi è tornato quando ha capito che in Sicilia stava finendo male, poi voleva andarsene a fine mercato estivo per la cessione di Cocco. Che confusione… All’interno di questo caos abbiamo dato un’occhiata al campo: la squadra gioca davvero male, se non si chiamasse Marino sarebbe già stato esonerato. A ridosso Torrente perché la Salernitana mai ha convinto. D’Aversa a Lanciano merita un altro discorso: aveva l’obbligo di non intuire la scorsa estate che non tirava l’aria giusta. Un allenatore deve capire e poi pensare agli schemi e alla gestione, altrimenti diventa indifendibile.