Storie Mondiali. 1978: Argentina, trionfo surreale
27/05/2014 | 13:50:00

I Mondiali sono sempre più vicini. Abbiamo pensato di riproporvi il racconto delle singole edizioni, partendo dal 1930. Una cavalcata emozionante che ci porterà all’evento brasiliano dopo aver ripercorso le tappe più significative dell’appuntamento da sempre più atteso.
Silenzio. Parla il calcio. Mondiali 1978, Argentina. Tutte le partite si giocano regolarmente. Come deve essere. Se solo non si guarda oltre. Perché c’è una realtà apparente a cui è più facile e comodo credere. Una falsa normalità che rassicura di contro a una cruda realtà che fa rabbrividire. Gli occhi di tutto il mondo sono puntati sull’Argentina. Ma ciò che si vede è solo ciò che si vuole mostrare. La competizione tra le migliori squadre del mondo per determinare la più forte. Il calcio finisce per perdere il suo significato originale per essere solo strumento di propaganda politica. Un film già visto anni e anni fa. Che si ripete. Di nuovo. Come se l’umanità non avesse sofferto abbastanza. Come se non avesse imparato dagli orrori. Come se non ci si potesse far niente. Tutto va come deve andare. Ma per chi? Per il generale Jorge Rafael Videla, quello che due anni prima ha guidato il colpo di stato con cui ha spodestato Isabel Peron e ha assunto il comando del paese. Quello che ha voluto fermamente che i Mondiali si giocassero in Argentina. Perché deve mettere in mostra un paese nuovo, pacificato, rinnovato che guarda con fiducia al futuro grazie al suo governo. Che poi sia solo finzione è un dettaglio. Non è un uomo isolato, gode di appoggi che sa sfruttare. La Fifa accetta e lui persevera nel suo piano diabolico. Tutto deve essere perfetto per un’occasione così ghiotta. Si spende tanto, troppo per offrire una bella immagine. Di cui certo non fanno parte le favelas. E allora vengono rase al suolo. Oppure si costruisce un muro alto e lungo sul quale case belle sono solo disegnate, dietro ci sono le bruttezze delle abitazioni più fatiscenti. Una bella quinta teatrale che nasconde ciò che allo spettatore non è consentito guardare. Si mettono in mostra i ristoranti pieni e le file davanti ai cinema. Un paese in festa per i Mondiali. Arrivano le squadre, i turisti e i giornalisti. Ciò che si vede è solo la normalità, niente di quello di cui “si dice”. La stampa locale tace. Non è una vera e propria censura. E’ più subdola. Si immagina quello che può succedere a chi parla male o troppo. E’ la cultura del terrore.
A quei pochi, pochissimi giornalisti stranieri che vogliono svelare la realtà capita di essere richiamati o sospesi. Il potere delle connivenze. In primo piano solo le partite di calcio. Ciò di cui oggi volutamente vogliamo sorvolare. Per dar voce a ciò che non si dice durante la manifestazione, che non viene denunciato a gran voce dal mondo intero.
Eppure ci sono donne che ogni giovedì protestano in quella piazza di Buenos Aires che le ha rese tristemente popolari, Plaza de Mayo. Con un fazzoletto bianco in testa, gridando il loro dolore, in cerchio fanno sfilare le foto dei loro figli scomparsi. Madri coraggiose che non temono la dura repressione militare. Migliaia di persone che spariscono nel nulla. Non solo guerriglieri di sinistra che si oppongono al regime ma anche ragazzi, donne, uomini che in qualche modo condividono idee considerate sovversive. O che semplicemente sono parenti di chi si è esposto. Gente che va eliminata e basta. E tutti i giorni la lista di quei desaparecidos tristemente si allunga. Bambini sottratti a madri arrestate e affidati a famiglie dei propri carnefici. Irruzioni nelle abitazioni di civili da militari in borghese. Di notte perché nessuno deve vedere. E poi, quei voli della morte: uomini che vengono drogati e poi lanciati giù nelle acque del Rio de La Plata. Tutto per ottenere silenzio, per ristabilire ordine. Brutali torture: feroci scariche elettriche a tutto il corpo, persino ai genitali per svilire e disumanizzare ancora di più. La testa immersa in escrementi o acqua sporca fino a far scoppiare i polmoni. Ma di tutto questo si tace. Non ci si accorge di nulla mentre le partite si giocano una dopo l’altra. Nemmeno che le torture vengono momentaneamente sospese. E’ perché gli aguzzini stanno seguendo la loro nazionale. Per questo c’è tregua. Per questo solo, i torturati possono tornare a respirare, sperando di poterlo fare ancora. Se sono vivi fino a quella successiva. Detenuti e torturati in campi (di concentramento) che nulla a che fare hanno con quello di gioco, se non la vicinanza. A pochi passi dall’Esma c’è il River Plate di Buenos Aires.
Il Mondiale finisce come deve finire. L’Argentina fa di tutto per vincere. Di tutto. Ogni ostacolo va superato con ogni mezzo. Ha una squadra competitiva di cui però non fa più parte Jorge Carrascosa. Lui non si è voluto sporcare con quel Mondiale. Il Brasile è un ostacolo per arrivare in finale. O l’uno o l’altra. L’Argentina allora deve segnare tanto con il Perù, almeno tre devono essere i gol di scarto per superare il Brasile che si scontra con la Polonia non in contemporanea di Argentina-Perù ma poche ore prima. Giusto in tempo per conoscere il risultato. Con il Perù finisce 6-0. E’ la “Marmelada Peruana“. Ramon Quiroga a difendere la porta peruviana, argentino di nascita e per questo capro espiatorio. In campo molte azioni sospette. Al resto ci pensa il dittatore Videla che promette al Perù grano e soldi dopo aver fatto un salutino nello spogliatoio dei giocatori peruviani in compagnia del capo di stato maggiore della marina Massera, del segretario di stato americano Kissinger e di altri militari.
E l’Argentina superando l’Olanda nella finalissima (3-1) può alzare la Coppa al cielo. Da dove arrivano solo grida di dolore e morte.
Patrizia Liso
TABELLINO
Buenos Aires 25-6-1978
(Monumental)
Argentina-Olanda 3-1 d.t.s.
Argentina: Fillol, Olguin, Tarantini, L. Galvan, Passarella, Ardiles (65’ Larrosa), Bertoni, Gallego Luque, Kempes, Ortiz (74’ Houseman).
Olanda: Jongbloed, Jansen (72’ Suurbier), Poortvliet, Brandts, Krol, Haan, W. Van de Kerkhof, Neeskens, Rep, (58’ Nanninga), R. Van de Kerkhof, Rensenbrink.
Reti: 38’ Kempes, 81’ Poortvliet, 104’ Kempes, 114’ Bertoni.
Arbitro: Gonella (Italia).