Storie Mondiali. 1954: Germania Ovest che sorpresa!
11/04/2014 | 12:01:00

I Mondiali sono sempre più vicini. Abbiamo pensato di riproporvi il racconto delle singole edizioni, partendo dal 1930. Una cavalcata emozionante che ci porterà all’evento brasiliano dopo aver ripercorso le tappe più significative dell’appuntamento da sempre più atteso.
Non è mai successo che il favorito della vigilia diventasse il Campione del Mondo: ci saranno delle sorprese… parola di Jules Rimet, ai Mondiali del 1954 in Svizzera. La favorita è l’Ungheria, la Grande Ungheria, l’Aranycsapat, la Squadra d’Oro come viene definita. Dagli inizi del ’50 vince e offre spettacolo. Per quattro anni non c’è avversario, pur temibile, che riesca a batterla. Nel ’52 vince l’Oro Olimpico a Helsinki mostrando un calcio talmente meraviglioso da far dire che novanta minuti sono troppo pochi per ammirarla. L’anno successivo ottiene un grande primato: espugna lo stadio di Wembley davanti a centomila inglesi increduli per aver perso il titolo di imbattibilità in casa, l’home record che dura da novanta anni contro una squadra del continente. L’Ungheria diventa leggenda. Ne fanno parte tanti fuoriclasse come Puskas, Kocsis, Grosics, Lantos, Hidegkuti, Czibor. A guidarli con grande maestria c’è il ct Gusztav Sebes. Ex calciatore, ammiratore di Pozzo e Meisl, Sebes vive per il calcio, la sua passione più grande. Ha i piedi ben saldi per terra, per questo non sopravvaluta alcun avversario pur stimandolo, né da giocatore né da allenatore. Non è spocchia ma convinzione. Se si è in buona forma fisica e con gran voglia di combattere si hanno più chance di vincere. E poi studia molto, osserva per capire e fa autocritica per correggersi. Come quando, prima della partita a Wembley, lo si vede fare su e giù per lo stadio per capire le condizioni del terreno. Prima di tornare in patria si fa dare tre palloni inglesi e li fa usare ai suoi durante gli allenamenti, non prima di aver fatto allagare il campo per ricreare quello di Wembley. Sappiamo come è finita, un 6-3 rimasto nella storia. Una lezione di calcio stampata nella memoria degli inventori del football. Sebes, come Pozzo, è anche un grande motivatore nonché psicologo. Con Hidegkuti, per esempio. Sa che è un ottimo giocatore ma in Nazionale non rende come al solito. Non si dà pace. Sperimenta. Fino a quando non gli è tutto chiaro: durante una partita, prima dei Giochi Olimpici, lo fa giocare titolare nonostante sia inserito tra le riserve. Hidegkuti gioca benissimo e segna pure due gol. Perché è tranquillo, ha dormito bene sapendo di non giocare, non è emotivamente carico di responsabilità. Sebes ha così trovato il centravanti che vuole per la sua Nazionale.
Questa è l’Aranycsapat che si presenta ai Mondiali del ’54. Ai quarti di finale incontra un Brasile orgoglioso e con una gran voglia di riscatto. Una partita tesissima e combattuta, dominata dall’Ungheria con i verdeoro che inseguono la rimonta. Inutilmente. A fine partita, terminata 4-2, scoppia una vera e propria rissa che continua fin negli spogliatoi. Lo stesso Puskas, che segue la partita dalla tribuna a causa della caviglia distrutta precedentemente dal tedesco Liebrich, perde la testa e spacca una bottiglia in testa a Pinheiro.
Ma la partita più interessante è la semifinale Ungheria-Uruguay, la Squadra d’Oro contro i campioni in carica. Due assenze importanti, una per ciascuna squadra. Puskas per l’Ungheria e il capitano Varela per la Celeste che vanta un record unico, con lui in campo la sua squadra non ha mai perso una partita dei Mondiali. Dopo soli 13′ i magiari sbloccano il risultato con il gol di Czibor grazie ad un buon passaggio di Kocsic. All’inizio del secondo tempo Hidegkuti firma il raddoppio con un tuffo di testa su cross di Budai. La partita sembra chiusa, l’Uruguay soffre ma non si arrende e prepara la rimonta. In dieci minuti la Celeste arriva al pareggio con Hobherg che mette in rete, per due volte, servito sempre da Schiaffino. Si va ai supplementari. L’Ungheria pressa di più, appare meno stanca e dal 111′, in cinque minuti, Kocsic spedisce in porta per due volte, con un colpo di testa.
L’Ungheria è in finale dove ritrova la Germania Ovest che nel girone eliminatorio ha battuto per 8-3. Il ct tedesco Herberger, infatti, ha mandato in campo cinque riserve risparmiando i titolari perché la gara non influisce sul prosieguo della competizione. Il 4 luglio a Berna le due squadre si giocano il titolo. L’Ungheria è più stanca e poi c’è il dubbio se far giocare Puskas o meno. E’ Kocsis che convince il ct, senza di lui è difficile. Proprio vero. Al 6′ infatti realizza la prima rete, seguito solo dopo pochi minuti dal suo compagno Czibor. La reazione tedesca non tarda ad arrivare. Al 10′ e al 18′ Morlock e Rahn pareggiano il conto caricando tutta la squadra. L’Ungheria invece comincia a calare a livello fisico e Puskas non è più lui a causa del dolore alla caviglia. Perde due occasioni che mai avrebbe sprecato. Poi c’è anche la sfortuna, Czibor, per ben due volte, colpisce i pali della porta avversaria. La forza fisica invece avvantaggia i tedeschi su un terreno appesantito dalla pioggia. E’ l’84’ quando Rahn supera la difesa avversaria e va in gol con un tiro da sedici metri. Due minuti dopo il grande Puskas non si arrende ma il suo gol viene annullato per fuorigioco. La Squadra d’Oro, la superfavorita, assiste incredula e attonita alla consegna della Coppa del Mondo alla Germania Ovest. Ci saranno sorprese…aveva detto Rimet. E lui è uno che se ne intende. I tedeschi possono finalmente cominciare a voltare pagina, a rialzarsi dopo tanto buio, terrore e orrore. La Coppa del Mondo è anche storia di riscatto, riconciliazione di una nazione con gli occhi commoventi di un bambino ne Il miracolo di Berna del regista Wortmann. Peccato che questo miracolo sia stato poi sporcato da numerose polemiche, illazioni su complotti e presunta partita venduta. Di certo c’è che dopo quella finale, molti giocatori tedeschi vengono colpiti da itterizia e secondo alcuni studi la causa sarebbe da ricercare nelle iniezioni di metanfetamine somministrate ai giocatori, le stesse usate per i soldati durante la guerra. Brutta storia di doping che getta un velo d’ombra su quella più poetica del miracolo di Berna.
Per la prima volta i Mondiali sono trasmessi in televisione e la competizione diventa ancor più popolare. L’Italia non fa bella figura. Continua il periodo no, i successi degli anni 30 sono lontani. Dopo il disastro di Superga la squadra non è ancora ben ricomposta. Sono i padroni di casa, nella fase a gironi, a sconfiggere gli azzurri per 2-1 che si vedono annullata, ingiustamente, la rete di Lorenzi per fuorigioco. Vinta la partita con il Belgio, l’Italia riaffronta la Svizzera ma subisce quattro gol, segnandone solo uno. Si torna a casa. L’unico primato dell’Italia, certo non un vanto, le ammonizioni di Benito Lorenzi e Giampiero Boniperti. Le prime nella storia dei Mondiali.
Patrizia Liso
TABELLINO DELLA FINALE
Germania Ovest-Ungheria 3-2 (Berna, 4 luglio 1954)
Germania Ovest: Turek, Posipal, Kohlmeyer, Eckel, Liebrich, Mai, Rahn, Morlock, O.Walter, F.Walter, Schafer. C.T.: Josef Herberger.
Ungheria: Grosics, Buzanszky, Lantos, Bozsik, Lorant, Zakarias, Czibor, Kocsis, Hidegkuti, Puskas, Toth I. C.T.: Gusztav Sebes.
Arbitro: Ling (Inghilterra)
Marcatori: Puskas 6’ (UNG), Czibor 8’ (UNG), Morlock 10’ (GER), Rahn 18’ (GER), Rahn 84’ (GER)
1a puntata: Storie Mondiali. 1930: il trionfo dell’Uruguay
2a puntata: Storie Mondiali. 1934: trionfo azzurro tra le polemiche
3a puntata: Storie Mondiali. 1938: l’Italia più forte di tutto
4a puntata: Storie Mondiali. 1950: Brasile, lacrime uruguayane