PERCHÉ È L’ALLEGRI GIUSTO
26/09/2025 | 15:30:23

La domanda è: può essere l’Allegri giusto per ridare al Milan un minimo di credibilità smarrita? Non ci sono dubbi. Ma siccome un giornalista non ragiona con uno stemma sulla giacca, deve essere libero di criticare la società quando è il caso di farlo (contrariamente a qualche “struzzo” in servizio permanente effettivo), mi sembra giusto chiarire alcuni concetti essenziali sul nuovo Max.
1) La frase “hanno tirato tanta melma addosso ad Allegri e ora salgono sul carro” appartiene a un giornalismo da social (per me quasi spazzatura) che molti addetti ai lavori con esperienza ventennale e trentennale hanno adottato per sentirsi moderni o per ringiovanire la carta d’identità. Invece, affogano nella melma perché l’abc dovrebbe essere quello di non confondere quanto accaduto 3 o 4 anni prima con quanto si sta verificando in queste settimane. Ci sono cose che rendono l’idea e ti premiano oppure no: i numeri della classifica potrebbero essere quelli delle vendite di un quotidiano, se eri abituato a 90 mila come minimo e ora sei a 30-35 la filosofia è sbagliata. Com’era sbagliata la filosofia di Max negli ultimi tre anni trascorsi alla Juventus.
2) L’esperienza bianconera ha fortificato Allegri. In quel caso sono stati tre anni molto insipidi e deludenti, eliminazioni mortificanti dalla Champions, prestazioni mediamente insufficienti. Lì sentiva molto la pressione, la responsabilità che gli aveva trasmesso Andrea Agnelli, la carta bianca che gli avevano dato su tutto. In sintesi: ha fatto malaccio per non dire malissimo, ignorare una cosa del genere significa appartenere a un fan club e il giornalismo è un’altra cosa. Allegri ha lasciato con un trofeo (la Coppa Italia), è vero, ma anche dopo aver accumulato nervosismi, tensioni, a nessuno sarebbe convenuto andare avanti con quell’andazzo senza una bussola, classico clima di insopportazione. Sui social l’85 per cento dei tifosi Juve non voleva Allegri, un buon 20 per cento si è convertito dopo le incompiute del suo successore Thiago Motta (fa parte del gioco), ma bisognava cambiare aria.
3) Un anno sabbatico è servito, non poco. Allegri è rientrato meglio rispetto ai due anni di relax che si era concesso prima di tornare alla Juve dalla porta principale dopo averla persa in una notte di Champions. Adesso è più carico, più ispirato, in quel caso sembrava quasi che si fosse lasciato andare, contrariamente a Spalletti che aveva vissuti gli stessi due anni ma che si era fatto trovare prontissimo – moderno – alla chiamata del Napoli. Il Milan, questo Milan, lo aiuta per tantissimi motivi. Il primo: ha migliorato un organico già forte, rendendolo molto competitivo soprattutto a centrocampo. Il secondo motivo (non meno importante del primo): ha soltanto campionato e Coppa Italia, una bella scorciatoia. Il terzo: non gli chiedono lo scudetto per forza, ma il ritorno in Champions dopo una stagione di una bruttezza inaudita. Il quarto (non trascurabile): è ripartito dalle sue certezze, difesa da blindare sempre, ma avendo la qualità negli ultimi 40 metri si può provare – con successo – qualcosa di diverso che non sia una banale ripartenza.
È giusto celebrare il nuovo Allegri sugli schermi della Serie A, aspettando qualche esame più importante (magari i prossimi due in campionato). Ma è folle rivendicare la rinascita rossonera per giustificare e addirittura archiviare gli ultimi, inguardabili, anni in casa Juve. Sono due storie diverse, nettamente diverse: chi non lo capisce è giusto che frequenti – con tutto il rispetto – il bar dello sport.
Foto: sito Milan