Leonardo: “Non credevo che sarei diventato un calciatore professionista. Andai in Giappone per Zico”

09/10/2021 | 17:45:35

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Leonardo, dirigente del PSG, è intervenuto al Festival di Trento per parlare del suo percorso nel mondo del calcio. Di seguito le sue dichiarazioni.

Sui suoi primi passi da calciatore

“Sono nato nel 69, mentre il Brasile vince la terza coppa nel 70. È stata la consacrazione totale del calcio brasiliano, ho vissuto come ogni bambino. Tutti parlavano giocavo sempre sempre sempre. Non avevo idea di diventare giocatore professionista, era lontano dalla mia vita. Ho giocato per tanto tempo senza nessun pensiero, prima di essere chiamato per i provini. Avevo già 14 anni, al provino eravamo 300 e siamo rimasti in 2. Sicuramente, non voglio fare l’umile, non ero fra i migliori in assoluto. Ho iniziato a capire una serie di cose e per vari motivi sono stato uno dei due che è andato avanti. Cosa mi manca del Brasile? Tutto, sono andato via quando avevo 19 anni, sono 33 di lontananza. Prima c’era la distanza e ogni volta che puoi torni indietro, poi ti crei una vita. Con l’età torna tutto indietro, mi sento quasi colpevole di non avere vissuto gli ultimi 30 anni in Brasile. Mi manca tutto, è impossibile recuperare. Non cambio niente della mia vita, nessun rimpianto”.

Sul ruolo che rivestiva in campo

“Quando qualcuno mi propone qualcosa, se penso di poterla fare, difficilmente dico di no. Si fa male il terzino sinistro della prima squadra del Flamengo, quello della Primavera aveva l’epatite in quel momento. Incomincio a giocare come terzino, pieno di buchi difensivo, noi vinciamo lo Scudetto e vengo chiamato in Nazionale, sempre con la voglia della mia posizione di origine. Dopo il Mondiale 1994 l’ho giocato da terzino, poi basta. Vincere lo Scudetto da attaccante è stato un grande piacere”.

Sulla sua esperienza in Giappone

“È stato Zico, lui era andato nel 1991, giocando in campionato dilettanti perché non c’era la J-League. Lui aveva già praticamente smesso di giocare, giocava fra i dilettanti. Mi propone questa idea di continuare il lavoro. Il fascino dell’Oriente c’è sempre stato, penso di avere azzeccato la scelta. Ho fatto due anni con un contratto che mi faceva liberare dopo quella parentesi. Così potevo tornare in Europa. Dentro la nostra società non si viveva solo il campo, ma un po’ tutto. Lì c’erano campionati più universitari che altro. Sono innamorato del popolo, per l’onestà, il modo pulito di vivere. Ho un rapporto profondo con loro”.

Foto: Sito PSG