Julio Sergio e il commovente insegnamento del figlio morto di tumore: “La vita non va sprecata, conta solo l’amore”

09/10/2025 | 13:00:18

article-post

Julio Sergio, ex portiere di Roma e Lecce, ha perso suo figlio Enzo di 15 anni il 27 luglio scorso dopo una battaglia contro un medulloblastoma durata 5 anni. Al Corriere della Sera ha aperto il suo cuore raccontando di Enzo, della malattia e di come si può sopravvivere alla morte di un figlio. Parole commoventi che raccontano un dolore immenso e come lo contrasta per far emergere l’insegnamento di suo figlio. Ecco alcuni passaggi dell’intervista.
Ha mai pensato di non farcela?
«Non era un’opzione. Non lo era per Enzo, per mia figlia, per la mia famiglia. Se avessi mollato, tutto sarebbe crollato. È una consapevolezza che ti fa scoprire una forza interiore che prima non avresti mai immaginato di avere. E quella forza ti aiuta a rimanere in piedi anche dopo la sua morte».
Si è sentito in colpa?
«All’inizio i pensieri sono tanti, ti chiedi se hai qualche responsabilità per quanto è successo. Mi domandavo per esempio se la separazione tra me e sua mamma potesse aver influito. Mi chiedevo perché proprio a noi. Con il tempo ho capito che ci sono variabili che non puoi controllare, come la malattia. Arrivano e basta. L’unica cosa che puoi fare è accettarlo e combattere».
Come l’ha aiutata la fede?
«A capire che non tutto deve avere una spiegazione».
Qual è la cosa più importante che le ha insegnato?
«Il valore delle cose, il senso della vita. Nella frenesia della nostra quotidianità ci dimentichiamo di ciò che conta: l’amore, le persone al nostro fianco, fare del bene agli altri. Enzo mi ha aiutato a capire questo. È venuto per portare un messaggio: la vita non va sprecata, ma va vissuta. Senza l’oggi non c’è il domani. Bisogna vivere il presente».
Cosa direbbe a chi vive la sua stessa situazione?
«Vivere la situazione nel modo più sereno e spontaneo possibile. Fare del bene, di esprimerlo e dimostrarlo agli altri. Non possiamo controllare ogni cosa. E ora voglio essere d’aiuto a queste persone. Insieme ad altre famiglie sono al lavoro per creare strutture di supporto, sia a livello economico che psicologico. Chi vive la malattia non è mai pronto. Ti sconvolge la vita».
Il dolore diminuirà?
«Non se ne andrà mai. Enzo non c’è e non ci sarà più. Ci rivedremo tra qualche anno».
Foto: Instagram Julio Sergio