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FABRIZIO MICCOLI, IL “ROMARIO DEL SALENTO” APPENDE LE SCARPETTE AL CHIODO

17.12.2015 | 12:50

Una carriera lunghissima, fatta di grandi soddisfazioni ma anche di cocenti delusioni. Non è il primo e non sarà certo l’ultimo, nel mondo del calcio. Ieri, a 36 anni, Fabrizio Miccoli – conosciuto dai più attenti e appassionati intenditori di pallone come il “Romario del Salento” – ha deciso di smettere con il calcio giocato. Il suo addio è stato ufficializzato da una scarna nota pubblicata sul sito ufficiale del Birkirkara, il club maltese nel quale giocava dallo scorso mese di giugno. Termina il percorso di un attaccante che, nel suo piccolo, è riuscito a fare la storia di una delle squadre in cui ha militato, il Palermo, essendone tuttora il miglior marcatore in assoluto con i suoi 81 gol. E, come per ogni centravanti degno di questo ruolo, anche Miccoli lascia con un bagaglio personale eccellente, fatto di 220 reti in 615 presenze totali nei club. Da aggiungere anche i due gol segnati con la maglia della Nazionale, nel 2004. Alti e bassi, nella carriera di Miccoli. Ha avuto l’opportunità di misurarsi con grandi squadre e di far conoscere il suo talento in giro per l’Europa. Partendo da casa sua, la Puglia, precisamente da San Donato di Lecce, nel cuore del Salento. Ed è proprio lì, nelle giovanili della squadra del suo paese, che Miccoli dà il via alla sua straordinaria esperienza nel mondo del calcio.

Si pensi che nel lontano 1992, il piccolo Fabrizio – dopo i primi calci con il San Donato – venne acquistato dal Milan per dieci milioni di lire, che lo inserì immediatamente nelle sue squadre giovanili: uno scudetto con i Giovanissimi Nazionali, poi subito il ritorno a casa, a Casarano, per via della nostalgia (era ancora troppo giovane per stare così lontano). Fu grazie a Pantaleo Corvino, allora direttore sportivo del Casarano, che Miccoli riuscì di nuovo a giocare nella sua amata Puglia. A 16 anni, diventa titolare in serie C1, poi nel 1998 arriva la Ternana che lo acquista per fargli assaggiare i campi della serie B. Resterà in Umbria ben quattro stagioni, nelle quali metterà a segno 35 reti in 135 presenze. L’ultima stagione con la maglia grigioverde, la 2001/2002, è stata la migliore in termini di rendimento: 15 gol in 34 apparizioni. Le porte del grande calcio, per Fabrizio Miccoli, si aprono inesorabilmente. Nell’estate del 2002 viene acquistato dalla Juventus, che però lo gira in prestito al Perugia (in quell’anno militante in serie A) per accumulare esperienza. Segna nove reti in campionato e cinque in Coppa Italia, decisive per la storica semifinale raggiunta quella stagione dal club umbro. L’allenatore di quel Perugia, Serse Cosmi, definì Miccoli il miglior giocatore che avesse mai allenato. L’anno successivo, dopo l’ottimo apprendistato perugino, torna alla Juventus e pur essendo un rincalzo di campioni ben più navigati come Del Piero e Trezeguet, riesce a ritagliarsi il suo spazio con dieci reti totali tra campionato e coppe (segnò anche la sua prima rete in Champions League contro l’Olympiacos). Ma l’esperienza in bianconero non resterà certamente tra i buoni ricordi del giocatore pugliese, per via del pessimo rapporto con la triade Bettega-Moggi-Giraudo, ma soprattutto a causa del famoso processo Gea, allorquando si rifiuta di affidare la procura al figlio di Moggi, Alessandro. Miccoli ha dichiarato, anni dopo: “Da quel momento fui emarginato. La mia avventura alla Juve era di fatto finita. Provarono in tutti i modi a vendermi, finché ci riuscirono”. Così, passa alla Fiorentina, nell’estate del 2004, in cambio di 14 milioni di euro. Buona la stagione con la maglia viola: 12 reti in 35 presenze totali tra campionato e coppe, risultando al contempo capocannoniere della squadra. L’anno successivo, il primo passaggio all’estero. Nell’estate del 2005, infatti, si trasferisce in prestito al Benfica, una delle parentesi più brillanti della sua carriera. Due stagioni, 19 gol e talento puro espresso anche in Champions League. Nonostante i tanti infortuni, che gli hanno fatto anche pensare ad un ritiro anticipato, Miccoli non molla e continua a giocare. Nel 2007 inizia la sua era al Palermo, che durerà ben sette anni. Diventerà ben presto il leader carismatico della squadra, l’esperienza maturata tra Firenze e il Portogallo l’hanno fatto diventare un giocatore maturo e pronto a prendersi sulle spalle un intero gruppo di calciatori.  81 reti in 179 partite ufficiali con i rosanero: come detto precedentemente, il miglior marcatore della storia del club. Amauri, suo compagno di squadra in quegli anni, si allineò a Cosmi, definendolo “il più forte con il quale abbia mai giocato”. La parabola di Miccoli, a 34 anni, doveva per forza entrare nella fase terminale della carriera a casa sua, in Puglia, la sua amata Puglia. Così, nel 2013, firma con il Lecce, ma le cose non vanno come progettato. L’attaccante sente il peso dell’età, subisce molti infortuni e passa più tempo fuori che dentro il rettangolo di gioco. Ma anche i problemi extra-calcistici, a causa delle inchieste giudiziarie in cui viene coinvolto per presunti rapporti con un boss mafioso, non lo lasciano tranquillo. Nell’ambito di questa vicenda, c’è una macchia che Miccoli difficilmente cancellerà, ovvero le offese al giudice Giovanni Falcone, intercettate dagli inquirenti nel corso di una conversazione telefonica con questo boss e per le quali lo stesso calciatore si è poi dichiarato pentito in una lettera aperta indirizzata idealmente al magistrato ucciso dalla mafia. Nel giugno scorso, dopo la breve parentesi Lecce (nella quale ha comunque totalizzato 19 reti in 50 apparizioni), firma per il Birkirkara, seguendo Giovanni Tedesco nell’avventura in terra maltese. Nella giornata di ieri, l’annuncio del ritiro. Il “Romario del Salento” ha deciso di appendere le scarpette al chiodo. Una carriera straordinaria, tanta luce e qualche ombra, ma pur sempre una carriera da ricordare.