El Shaarawy: “Allegri un padre, Donati maestro di vita”
19/04/2013 | 15:02:00

Un pomeriggio tra i tifosi con l’ausilio del mondo virtuale, domande e risposte mediante il social network Twitter e Milan Channel. Queste le dichiarazioni del faraone El Shaarawy davanti alla telecamera come riportato sul sito ufficiale della società rossonera: “I miei capelli? Ci metto 10 minuti a metterli a posto, ormai ho capito come si fa. Per me l’aspetto è molto importante. San Siro? Sto vivendo un sogno, sono nella squadra per la quale ho sempre tifato e sono qui a sperare anch’io di fare un pezzo di storia. Allegri? Il mio rapporto è stato subito buono con lui, fin dall’anno scorso, per me è stato subito come un padre, ha sempre pensato a me non solo come calciatore, ma anche alla mia formazione. Io e Insigne? Ci siamo salutati durante Milan-Napoli, siamo amici, abbiamo giocato insieme nella Nazionale Under 21 e abbiamo chiacchierato un po’.”
Continua il faraone: “C’è sempre bisogno di fare sacrifici, c’è bisogno di applicazione e tanta umiltà, componenti che ho sempre cercato di tirar fuori finora. E’ chiaro che per fare la storia del Milan c’è bisogno di tanto altro, tanto impegno. Il Milan è un bell’ambiente, però per stare qui devi dare tutto te stesso, sto attraversando un buon periodo ma devo ancora imparare tantissime cose. Chi mi ha aiutato di più nel calcio? Mister Allegri certamente. Ma anche tanti altri, come Donati, a Savona, mio primo maestro di vita. Durante il ritiro la cosa più divertente è stato il balletto con Antonini mentre gli tenevo la scarpa sulla testa. Il numero di maglia? Il 92 mi ha portato fortuna fin adesso e tengo quello, intoccabile come la cresta. Io sono un ragazzo normalissimo. Spero anch’io di non andarmene mai e lo ripeto ho intenzione di rimanere qui ancora per tanto e di fare la storia di questa società. Quando non mi alleno? Sto a casa il più delle volte, passo il tempo a guardare la tv e a giocare alla playstation, esco con mio fratello, queste cose qua. A 19 anni a Milano? All’inizio è stata un po’ dura ambientarsi, non difficile, ma è chiaro Milano è un’altra realtà rispetto a Savona o a Padova, diciamo che sono riuscito a integrarmi bene sia in città che nello spogliatoio, ho avuto l’aiuto di mio padre ma anche di grandi campioni che mi hanno subito accolto bene”.