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Danilo Pagni: “Vi racconto i talenti scoperti in giro per il mondo”

20.11.2020 | 17:00

Danilo Pagni ha una lunga e prestigiosa carriera alle spalle che ha raggiunto il punto più alto nella stagione 2017-2018 quando diventò collaboratore dell’area tecnica del Milan. Di sicuro la sua più grande qualità è quella di capire in chiaro anticipo se un talento può diventare un campione, un campioncino oppure fermarsi a una carriera normale. Da direttore sportivo ha avuto intuizioni illuminanti, ha collaborato con Sartori, Mirabelli, Lo Monaco e Campedelli, sempre presente nelle più importanti manifestazioni in giro per il mondo. Pagni ci ha voluto raccontare alcuni aneddoti relativi al suo lungo excursus in giro per il mondo. La premessa è che si era accorto di Immobile quando era ancora un “bambino” o quasi e lo stava portando all’Inter. Mentre per Francesco Acerbi prese quattro aerei e noleggiò due auto, erano i tempi del Pavia, molto presto il difensore centrale avrebbe fatto il grande salto.
“Oggi si parla molto di Mount e Grealish – racconta Pagni – ma io mi accorsi di loro quando erano già grandi protagonisti con Vitesse e Aston Villa. Potevano essere acquisiti a condizioni molto favorevoli, li segnalai ma purtroppo la cosa non andò fino in fondo. E Foden? Fino a quel momento aveva svolto solo qualche allenamento in prima squadra con Guardiola, lo vidi in due gare di Youth League e rimasi incantato. Al punto che continuai a seguirlo in India dove lo proclamarono come migliore “Under 17” di quel Mondiale. Cosa ricordo di Diogo Jota? Che per il freddo, durante quel Portogallo- Svizzera Under 21, e nonostante i guanti non riuscivo a prendere appunti. Accompagnato dall’agente Marco Correia Oliveira, restai stupito per la completezza del suo repertorio”. Si parla molto di SebastianoEsposito, classe 2002 oggi in prestito dall’Inter alla Spal, ma Pagni segnalò in tempi non sospetti Salvatore, centrocampista classe 2000, attualmente sempre alla Spal e nel giro delle Nazionali. Oggi Salvatore “ha delle caratteristiche da play in estinzione, bravo sulle palle inattive, aperture illuminanti e fantasia, bisogna assolutamente insistere su di lui. A Sebastiano manca soltanto il gol che presto arriverà, la Serie B per lui è un ottimo trampolino. L’esplosione di Pobega? Circa tre anni fa lo volli alla Ternana, lo avevo apprezzato molto e lo presi malgrado qualche piccolo problema fisico. Il suo esordio fu condizionato da un’espulsione, ma non c’erano dubbi che si sarebbe trattato soltanto di un contrattempo. Infatti, a Pordenone ha aumentato il minutaggio e si è imposto con grande disinvoltura e personalità. La mia esperienza con il Milan? Abbiamo monitorato il mondo in otto mesi, eravamo primi su tanti profili importanti, peccato non essere arrivati fino in fondo. I giovani vanno aspettati, per fare calcio e intuire il vero talento bisogna avere una grande ipersensibilità tecnica, non comune a tutti.  Nel 2020 gli affari economici più importanti sono stati o sarebbero stati Tonali e Zaniolo, questo particolare la dice lunga sull’importanza del settore giovanile. Eppure su questi due ragazzi in tanti inizialmente storcevano il naso con sentenze tecniche assurde e negative. Adesso vi segnalo per tempo Antonio Troise, classe 2005, due anni sotto età. Ha una famiglia molto equilibrata alle spalle, cresciuta nel calcio e questo è un vantaggio. Calciatore moderno, fisicità, tecnica, sfrontatezza, è un predestinato, al torneo “Scopigno” c’erano club inglesi per lui. Moro della Primavera Lazio è un altro extralusso. Gli allenatori che apprezzo? Liverani e Italiano hanno un’idea di gioco che va oltre il risultato e che si adegua sempre alla qualità della rosa a disposizione. Il calcio ormai è un’industria, bisognerebbe aiutare senza indugio soprattutto le categorie minori, la tassazione ormai è mostruosa. Il mio futuro? Ho un percorso professionale sotto gli occhi di tutti. Ho deciso di aspettare, non all’infinito, un investitore manager. La scelta di chiudere così presto il rapporto con il Taranto? Ho ringraziato il club, ma per motivi normativi e personali ho deciso così. Mi aggiorno continuamente, ci sono colleghi molto bravi, ma il calcio – come altri settori – talvolta propone scelte quasi offensive”.