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CLASSE, UMILTÀ E SCONFINATA LEADERSHIP: HAMSIK, AUTENTICO SIMBOLO DI NAPOLI

15.02.2019 | 12:15

Marek Hamsik e il Napoli, un legame indissolubile o quasi. Quasi perché il capitano azzurro lascia sì il capoluogo partenopeo, ma niente e nessuno potrà mai intaccare e alterare un rapporto d’amore reciproco che continuerà ad esistere sempre e comunque. Al di là di ogni trasferimento e operazione di mercato. Nel suo futuro c’è il Dalian Yifang, una scelta netta e presa con consapevolezza a 31 anni, dopo ben 12 lunghissime stagioni all’ombra del Vesuvio. Ma andiamo per oridne: Hamsik nasce il 27 luglio del 1987 a Banská Bystrica, città di circa 80 mila abitanti situata nel cuore della Slovacchia. Trascorre l’infanzia rincorrendo il pallone e prestissimo, all’età di 4 anni, entra nelle giovanili dello Jupie Podlavice. Un percorso intenso e lungo durato dal 1991 al 2002, anno in cui viene notato da alcuni osservatori dello Slovan Bratislava che contattano la famiglia e convincono il piccolo Marek ad approdare nella Capitale. Per sbloccare l’operazione fu necessario l’intervento dei genitori: lo Jupie chiedeva 125 mila corone slovacche per il cartellino, lo Slovan non poteva permettersi un simile esborso in quel preciso momento e, il padre Richard e la madre Renata, si fecero interamente carico dell’acquisto. Con gli azzurri (Belasí in slovacco, ndr) – davvero un segno del destino – Hamsik cresce ulteriormente fino ad arrivare in prima squadra. L’esordio è datato 24 luglio 2004, il centrocampista paragonato più volte a Pavel Nedved e Steven Gerrard scende in campo contro lo Zemplín Michalovce, in un match di seconda divisione slovacca, tre giorni prima di compiere 17 anni. In totale colleziona sei presenze e una marcatura personale nella sua prima annata tra i professionisti, ma questi numeri sono sufficienti per mettersi in evidenza e attirare le attenzioni di diverse squadre. A spuntarla è, però, il Brescia che lo preleva a titolo definitivo per la modica cifra di 60 mila euro. Inizialmente viene aggregato alla formazione Primavera, dopo poco tempo debutta in Serie A a Verona contro il Chievo. Da quel momento in poi, nonostante la retrocessione in B delle Rondinelle, troverà sempre più spazio e in tanti iniziano ad apprezzare le sue doti di incursore e tiratore dalla distanza.

Nell’estate del 2007, sul classe 1987, piomba il Napoli, formazione appena tornata in Serie A e nel grande calcio dopo anni di calvario. Il presidente Aurelio De Laurentiis, tra lo scetticismo generale, lo acquista versando nelle casse del Brescia 5,5 milioni di euro. Con Hamsik il club azzurro preleva anche Ezequiel Lavezzi dal San Lorenzo per circa 6 milioni ed entrambi vengono presentati al pubblico che, però, li accoglie con non molto entusiasmo definendoli dei perfetti sconosciuti non all’altezza delle ambizioni della piazza. In realtà, sia Marekiaro che il Pocho, faranno ricrede i tifosi. Il resto, infine, è storia attuale con il 31enne slovacco diventato un autentico simbolo della città. Hamsik ha collezionato 519 presenze con 121 gol all’attivo (battuto il record di Maradona che si era fermato a 115) e 111 assist. Ha vinto 2 Coppe Italia è una Supercoppa Italiana, ma ha vinto soprattutto per un atteggiamento esemplare dentro e fuori dal campo. Il classico esempio del professionista legatissimo alla maglia, all’ambiente e ai compagni. Mai una parola fuori posto, anche la sopportazione di sostituzioni sistematiche e ridimensionamenti assurdi che – soprattutto ai tempi di Benitez – magari lo avevano portato a valutare un eventuale addio. Ma ha sempre resistito con classe alle varie tentazioni, non ha mai polemizzato dimostrando umiltà e sconfinata leadership, si è rilanciato con Sarri e in passato ha detto no a proposte faraoniche (per esempio quella del Milan). Hamsik lascia Napoli per approdare in Cina, ma non ci sarà trasferimento in grado di spezzare un senso di appartenenza così grande, ormai inciso sulla pelle e incastonato nel cuore.

Foto: Twitter Napoli