Ciao, Pietro: correrai sempre con noi
21/03/2013 | 13:59:00

Se n’è andato all’improvviso, senza che qualcuno ci preparasse o ci avvertisse. Nel pieno rispetto della sua eterna riservatezza. Pietro Mennea è stato stroncato da un male incurabile. La sua Leggenda e il suo Mito vivranno nei secoli dei secoli. A Pietro è legato uno dei più inattesi, e quindi più belli, ricordi professionali. Lavoravo al Corriere dello Sport, un giorno il centralinista mi passò una telefonata. “Volevo farle i complimenti”. Non riuscivo a capire, chiesi chi fosse dall’altro capo del filo. “Sono Pietro Mennea”. Aveva apprezzato un pezzo, sinceramente non ricordo quale. Pensavo fosse uno scherzo, restai di sasso per qualche secondo. Mennea era stato il mito da ragazzino, lo avevo conosciuto indirettamente attraverso un suo grande amico, il giornalista Nino Polistena di Reggio Calabria. Nino seguiva con attenzione le vicende dell’atletica, un giorno – ero poco più di un bambino – mi portò una foto autografata del Mito. Ricordo il dito indice alzato, come faceva sempre per festeggiare le sue vittorie. Ma non avevo avuto l’opportunità e l’onore di conoscerlo, anche se mi attaccavo sempre al video per assistere alle sue imprese.
Per la mia generazione Mennea era un esempio, un riferimento. Se ritardavi a un appuntamento ti dicevano “sbrigati, deve fare più veloce di Mennea”. Da quella telefonata restammo in contatto, mi mandava gli inviti per la presentazione dei suoi libri: vivevamo entrambi a Roma. Un giorno mi rintracciò per dirmi: “Entro nel calcio, avrò un ruolo nella Salernitana”. Sarebbe stata una parentesi. Ma durerà per sempre la Leggenda del figlio di Barletta, la gavetta fatta persona, la sintesi migliore di chi – con cocciutaggine e applicazione – riesce a scalare le montagne invalicabili.
Ciao, Pietro: correrai sempre con noi. Nei nostri cuori.