Candreva: “Il derby romano è unico, tengo molto ai tifosi laziali”
13/09/2016 | 13:56:57

Antonio Candreva, nell’ultima sessione di calciomercato, si è trasferito dalla Lazio all’Inter. Il centrocampista della Nazionale è intervenuto ai microfoni di Radiosei per ricordare i suoi anni in biancoceleste. Ecco le sue parole:
“Voglio bene a tutti i tifosi della Lazio. Mi fa uno strano effetto parlare in diretta con voi, mi è venuta la pelle d’oca a riacoltare i miei gol”.
Il suo passato al Cesena: ” Nel Cesena non giocavo le ultime partite perché dovevo andare via nella finestra di mercato di gennaio. Mi sono trovato in una fase della mia carriera a girare per le società perché era di proprietà dell’Udinese. Il mister Giampaolo mi chiamò tutta l’estate quell’anno perché mi voleva al Cesena, stavano costruenedo una squasra competitiva”.
La notizia del suo approdo alla Lazio: “Mi chiamò Pastorello mentre ero diretto a Napoli per la partita con la maglia del Cesena. Fu un viaggio assurdo, presi un treno regionale da Napoli in cui feci tutte le soste. Poi arrivai a Roma, feci le visite e mentre in macchina con Maurizio Manzini, alla radio c’era una stazione in cui si sentivano tutti gli insulti nei miei confronti (ride nrd)”.
Lo spogliatoio: “Tante persone mi hanno aiutato all’interno dello spogliatoio da Rocchi a Zauri, mi hanno tranquillizzato, mi dicevano di far parlare il campo”.
Sul rapporto con Reja: “E’ stato fondamentale per me, ancora oggi ci sentiamo. Mi ha dato tanta fiducia, con lui c’è un rapporto speciale”.
Quel gol a Napoli sotto la Nord: “Volevo andare nel cuore dei tifosi, è stato un gesto istintivo. Battevo le mani sul vetro con grande ferocia. In quei mesi ho capito di far parte della Lazio, più andavo avanti e più mi sentivo a mio agio. Sentivo di poter rimanere, di continuare a vestire la maglia della Lazio”.
L’affetto dei tifosi: “Capivo la vicinanza dei tifosi, più andavo avanti e più capivo l’importanza di vestire quella maglia”.
Sul derby: “Era un casino, già dal giorno prima c’era una grande emozioni. Quelle emzioni lì non me li ridarà mai nessuno”.
Su Petkovic: “Il primo anno fu indimenticabile, per sei mesi abbiamo fatto benissimo, poi nella seconda parte abbiamo perso un po’ di certezze. Rimane quel 26 maggio in cui abbiamo vinto la partita pià importante della Lazio”.
Il 26 maggio: “L’abbiamo preparata a Norcia quella partita. La sera prima stavo in camera con Marchetti, non abbiamo dormito per niente, eravamo molto tesi. Non fu una grande partita, pochissime occasioni. L’unica che abbiamo avuto l’abbiamo saputa sfruttare. L’immagine di quel cross me la rivedo ogni volta che vado a casa perché ho una foto a casa”.
La rottura con la Lazio: “Fino all’anno scorso ero incedibile, quest’anno sono diventato cedibile. Forse la società doveva fare cassa. Quest’anno la Lazio ha preso in considerazione delle offerte. Volevo diventare un punto di riferimento per la Lazio, ma non mi è stata data la possibilità”.
Sulla fascia di capitano: “Io tenevo alla fascia di capitano, pensavo di meritarmela dopo cinque anni. Hanno sempre dato la fascia di capitano per vecchiaia, quindi avrei preferito che l’avessero data a Radu, Marchetti o Klose. Il mister mi disse che il capitano era Biglia, e io il vice, ma il vice non ho voluto farlo. L’ha data a Lucas perché pensava di fare una scelta giusta per il gruppo e il gruppo l’ha presa bene. Non c’è stata polemica. Pioli me l’ha detto in ritiro in Germania, ma poi ci ho riflettuto e gli ho comunicato che se non ero pronto per fare il capitano, non era pronto per fare nemmeno il vice. Da quell’espisodio poi sono cambiato, giocavo svogliato e moscio”.
Il presente: “Io alla società devo solo del bene, mi ha rilanciato. Non dimentico dov’ero e dove la Lazio mi ha fatto arrivare. Mi sentivo di ringraziare i tifosi, per me sono stati 5 anni indimenticabili. Ora per me si è aperto un nuovo ciclo. Di Roma, mi manca scherzare a Formello con i miei compagni, con lo staff. Si è instaurato un rapporto di confidenza dopo tanti anni. In 4 anni e mezzo abbiamo vissuto più alti che bassi, sono stato fortunato”. L’inter: “All’Inter è bravo Banega a tirare le punizioni. Siamo tanti giocatori fisicamente e tecnicamente forti. Ci stiamo conoscendo meglio, speriamo sia un grande futuro”.
I suoi amici alla Lazio: “Sono molto legato a Marchetti e Radu, così come con Zauri e Biava. Soprattutto il mitico Giocondo, quando vincevamo ci faceva una bella cacio e pepe quando tornavamo”.
Foto: Getty Images