Boban attacca il Milan: “Avevo preso Olmo e Szoboszlai, mi dissero di no. Cacciata di Maldini vergognosa”

12/05/2025 | 15:15:37

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Durante l’intervista concessa al canale YouTube Milan Hello, l’ex dirigente rossonero, Zvonimir Boban è tornato a parlare della sua avventura in rossonero: “Lasciai la FIFA, Paolo mi chiamò quando Leonardo andò via. Paolo voleva andare via, gli dissi: ‘Sei più tu Milan del Milan che c’è oggi, non puoi andare via’. Paolo era incerto se restare o no, io invece ero felice di tornare nella società che amo profondamente. Non sono nato milanista ma lo sono diventato. Questa società ha qualcosa di diverso rispetto a tutte le altre che ho conosciuto. Arrivo, mi rendo conto che la squadra va cambiata tutta e in sei mesi abbiamo cambiato 13 giocatori. Era chiaro che non eravamo completi, infatti dopo il mercato dico in un’intervista che i bimbi da soli non possono giocare… E in società erano abbastanza incazzati. Ma ho dovuto dirlo perché era giusto così, non potevano crescere da soli e infatti a gennaio prendiamo Kjaer e Ibrahimovic, due innesti fondamentali per tutto il viaggio verso lo scudetto. Io lascio due mesi dopo per le ragioni che i milanisti sanno. Senza quei due, soprattutto senza Ibrahimovic, nulla sarebbe stato creato di quel Milan poi andrà verso lo Scudetto e verso un’identità che Pioli, pur con tante cose sulle quali non ero d’accordo, è riuscito a inculcare”.

Su qualche colpo sfumato: “Personalmente sono andato a chiudere Dani Olmo. Non hanno voluto farlo, era gennaio 2020. Era tutto accordato, si doveva solo alzare qualcosa, ma era un affare da 18 milioni più 2. Il ragazzo non chiedeva nemmeno troppo. Poi si doveva pagare qualcosa in più e alla fine non ho avuto alcuna risposta, quindi era chiaro che fosse un no… Poi avevamo preso anche Szoboszlai, era tutto accordato: 20 milioni della clausola al Salisburgo. Anche lì mi è stato negato e mi sono detto: ‘Ma che roba è?’ Poi ho cercato di vederli ma non hanno voluto per due mesi, così ho dovuto fare quello che ho fatto. A qualcuno è sembrata improvvisa come cosa, ma non lo è stata. Io non è che potessi ogni giorno dire cose pubblicamente o spingere per vederci per un chiarimento che poi non è mai arrivato. Eravamo d’accordo che tutto quel che vendevamo sarebbe stato reinvestito, quindi c’erano quasi 50 milioni da Suso e Piatek. Questi due (Olmo e Szoboszlai) sarebbero arrivati da quei due. Su Olmo non ero certo all’inizio, perché in campo aveva una posizione abbastanza strana: il suo ruolo ideale era dietro la punta ma la nostra idea di gioco era il 4-3-3 o il 4-2-3-1 che poi abbiamo visto. In quel caso sarebbe stato ideale farlo giocare esterno perché Calhanoglu non poteva farlo. Lui è un playmaker e un 8, ma non un 10, perché non fa l’uno contro uno e non ha velocità. Infatti alla fine con Brahim Diaz in quella posizione si è fatto di più. Szoboszlai lo chiudemmo a Innsbruck, Paolo non era venuto perché aveva paura che lo riconoscessero. È un’icona, dove vai vai lo riconoscono. Quindi Ricky e io siamo andati col papà di Szoboszlai. Avevamo chiuso l’affare, il ragazzo voleva venire subito: negato. Ho dovuto dirgli: ‘Guarda, vediamo per l’estate’. Lui delusissimo, voleva venire subito al Milan. Lui non è un grandissimo giocatore, ma un ottimo giocatore. Olmo potenzialmente lo era. Szoboszlai nella mia testa era un 8 e alla lunga poteva diventare un grandissimo play”.

Infine, sulla cacciata di Paolo Maldini: “Una pagina vergognosa, fatta in maniera vergognosa. Indecente, inaccettabile e potrei dire altre mille cose brutte. Soprattutto inspiegabile anche per loro. Per loro Paolo rappresentava l’ultimo ostacolo per fare quello che volevano. Tanto ha inciso il fatto di Tonali, Paolo non l’avrebbe mai lasciato andare. Siamo davanti a 70 milioni di differenza. Sono tanti soldi, ma che non sarebbero mai dovuti arrivare al Milan perché Tonali non doveva andare via dal Milan. Perché il ragazzo è milanista. Quando li avevamo contattati all’inizio, mi disse che non sarebbe mai andato alla Juventus e all’Inter. Paolo e Ricky lo presero a una cifra super, per un giocatore così. Lui al primo anno era irrigidito dall’amore verso il Milan, dal rispetto verso lo stadio e in tanti si fecero delle domande. Mio papà mi diceva: ‘Ma guarda, ha paura di giocare’. Era vero, ma date le potenzialità necessitava di un anno di rodaggio e di respirare libero. Prima non era libero, era troppo milanista”.

Foto: Instagram Dinamo