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ARTEM DZYUBA, L’ORO DI RUSSIA

09.09.2015 | 09:30

Fabio Capello…chi? Lesa maestà alle nostre latitudini, cruda realtà tra gli Urali e il Volga, dove il plurititolato tecnico friulano – sfumata l’effimera ebbrezza del girone di qualificazioni mondiali vinto – ha lasciato soltanto macerie dietro di sé. Spedizione brasiliana catastrofica, cammino verso Euro 2016 che si era fatto dannatamente complicato. Con Don Fabio al timone la Russia rischiava persino di non staccare il pass per Francia 2016: la sconfitta casalinga contro l’Austria dello scorso 14 giugno ha rappresentato la classica goccia, generando in seno alla Federazione la decisione di interrompere il contratto (munificamente rinnovato diciotto mesi prima fino al 2018) con tre anni di anticipo.

Il 14 luglio l’ufficializzazione dell’addio di Capello, seguito dall’assunzione di Leonid Slutsky che ha cumulato l’incarico di Ct della Nazionale con quello di allenatore del CSKA Mosca. Da quel momento, come per incanto, i russi hanno iniziato a volare, tant’è che sono arrivati 6 punti nelle 2 partite disputate in questi ultimi giorni, con tanto di clamoroso ritorno al secondo posto del gruppo G: ad oggi, dopo aver sfiorato il baratro, sarebbe addirittura qualificazione diretta alle spalle della sorprendente Austria. Ebbene, il comune denominatore dell’exploit corrisponde all’identikit di Artem Dzyuba: suo il facile tap-in contro la Svezia nello scontro diretto, sue ben 4 delle 7 reti con le quali ieri sera la rappresentativa dell’est ha demolito in trasferta il modesto Liechtenstein. Nessuna prodezza balistica, quattro zampate di destro in area di rigore: cinico e concreto il ragazzone (196 cm per 90 kg) cresciuto a pane e gol. Sette in totale quelli realizzati finora nelle 8 giornate di qualificazioni europee.

Artem nasce a Mosca il 22 agosto del 1988, ma si accosta abbastanza tardi al mondo del calcio rispetto ai tradizionali standard agonistici. Il “piccolo” Dzyuba, infatti, fino a 17 anni si diverte ad inseguire un pallone soltanto giocando con gli amici, senza sottostare a regole e regimi di allenamento di alcun vivaio. Già, a lui la gavetta serve poco perché le innate qualità lo portano a bruciare comunque le tappe. Nel 2005 entra a far parte del settore giovanile dello Spartak Mosca, l’anno dopo è già tempo di esordio in prima squadra (!) sostituendo peraltro l’idolo Roman Pavlyuchenko nel match di Coppa contro l’Ural. Poi arrivano anche i debutti in campionato e Champions, a battezzarlo rispettivamente Saturn e Sporting Lisbona.

Nel primo triennio da Pro mette a referto 66 presenze e 13 reti, dopodiché la società moscovita lo spedisce in prestito biennale al Tom Tomsk, intervallato da un brevissimo ritorno alla base. Il secondo anno in Siberia, chiuso con un bottino di 11 gol nelle 25 partite giocate, gli vale – nel 2011 – il ritorno alla casa madre con subitaneo rinnovo fino al 2015. Artem ripaga la fiducia andando a segno 14 volte, ma finisce nuovamente ai margini in seguito all’avvento in panchina di Unai Emery, oggi acclamatissimo in tutto il globo considerati i fasti di Siviglia…allo Spartak fallimentare, esonerato dopo pochi mesi. Per la serie: anche i grandi possono toppare se non trovano una dimensione ideale, discorso implicitamente adattabile al summenzionato Capello.

L’attaccante però non passa la mano, anzi rilancia: va in prestito al Rostov e si laurea addirittura capocannoniere della Prem’er-Liga 2014, dall’alto delle sue 17 reti, pur difendendo i colori di una squadra di metà classifica.

Tornato per l’ennesima volta a Mosca, il poderoso centravanti fa in tempo a timbrare il cartellino in 7 occasioni, dopodiché inizia il lungo tira e molla per il prolungamento che si conclude con il divorzio più traumatico: il 6 febbraio del 2015 lo Zenit ufficializza il suo ingaggio a parametro zero a partire dalla stagione seguente, cinque anni di contratto. Una mazzata per lo Spartak che neanche in cartolina vuole più vedere il suo alfiere “traditore”, al punto da rispedirlo, pur indebolendosi, al Rostov. L’avvio a San Pietroburgo non è stato tra i più incoraggianti (1 solo gol in 7 match), ma Artem Dzyuba ha tutte le carte in regola per confermarsi e non far rimpiangere Salomon Rondon, volato al West Bromwich. In questi giorni ha fatto esultare i tifosi della Nazionale russa, ma presto lo vedremo protagonista anche in Champions League, c’è da scommetterci.

Foto: Twitter Uefa Euro 2016