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GENIO, SPRINT E UN SINISTRO DI VELLUTO: ANGEL DI MARIA, POESIA APPLICATA AL CALCIO

15.02.2017 | 08:55

Di Maria Inter

Nel calcio vi sono notti da ricordare e tramandare ai nipotini, in quel di Parigi ne hanno appena vissuta una. Dolcissimo il risveglio questa mattina sotto la Tour Eiffel, tra un croissant e gli highlights di Psg-Barcellona da vedere e rivedere. Sì, è tutto vero: un 4-0 sensazionale rifilato alla favorita naturale per la vittoria della Champions League, nell’andata degli ottavi disputata al Parco dei Principi. Di solito i catalani questi risultati li portano come fiore all’occhiello, all’attivo, anche se una batosta simile in Europa l’avevano già subita nell’aprile del 2013 a Monaco di Baviera, per mano del Bayern di Jupp Heynckes che poi conquistò il Triplete. Per la cronaca, i blaugrana del compianto Tito Vilanova crollarono anche in casa nel secondo atto, 0-3 al Camp Nou. È vero che all’epoca si trattava di una semifinale, ma il precedente fa comunque ben sperare Les Parisiens. A proposito di statistiche e scaramanzia, ieri la Uefa – con i suoi algoritmi – aveva pronosticato il trionfo del Barça in questa edizione, fra due settimane potremmo ribadire che lo sport più bello del mondo non è una scienza esatta. Sia chiaro, al ritorno la MSN potrebbe ridestarsi e trascinare i compagni, il Barcellona nelle sue corde può avere qualsiasi impresa, se in serata di grazia, ma obiettivamente la montagna si presenta altissima. Il calcio è bello anche perché nel giro di due mesi possono capovolgersi situazioni e valutazioni: prima di Natale, dopo la sconfitta con il Guingamp (la quarta in Ligue 1), la posizione di Unai Emery si era fatta complicata, in Francia e non solo circolavano nomi di papabili sostituti. Oggi l’ex demiurgo del Siviglia è con un piede e mezzo nei quarti di Champions, in campionato ha scavalcato il Nizza ed è a meno 3 dal Monaco capolista, inoltre ha brillantemente superato i turni anche nelle due coppe nazionali.

Tornando alla sfida di ieri, il nostro approfondimento quotidiano non può che essere dedicato al mattatore Angel Di Maria, che con il suo sinistro magico ha impresso il proprio marchio sulla sfida più attesa. Prima, al 18’ del primo tempo, la punizione che ha aperto le marcature (complice una leggera deviazione di Suarez); poi, al 10’ della ripresa, lo splendido tiro a giro dalla distanza andatosi ad insaccare poco sotto il sette difeso da Ter Stegen. Una doppietta al Barça (secondo argentino a riuscirci in Champions, dopo Abel Balbo nel 1999 con la Fiorentina) per festeggiare nel modo migliore il 29° compleanno, discorso valido anche per Cavani, anch’egli nato il giorno di San Valentino, ma che di anni ieri ne ha compiuti 30. Due perle per rimpolpare il bottino stagionale, ora attestato a quota 7 reti (4 in Champions, 2 in campionato, 1 in Coppa di Francia) senza dimenticare i 10 assist sfornati sin qui. El Fideo aveva già castigato il Barcellona ai tempi della sua militanza a Madrid, gol pesantissimi per la ricchissima bacheca merengue (Supercoppa di Spagna 2012 e finale di Coppa del Re 2014). Fra dicembre e gennaio per l’esterno offensivo argentino si era parlato di Cina, abboccamento confermato dallo stesso diretto interessato: “Intendo rispettare il contratto fino al 2019 con il Psg. Si può essere sensibili alle cifre monstre di cui si parla, ognuno sceglie come meglio crede, ma non è il mio caso, al di là del fatto che in Cina si può andare a giocare anche in futuro. Io preferisco restare a Parigi, sono venuto al Psg per rivincere la Champions”.  Già, perché lui la Coppa dalle grandi orecchie l’ha già levata al cielo, la mitica Décima del Real nel 2014, con Carlo Ancelotti al timone. Punta di diamante di un palmarès personale che, a livello di club, annovera 1 campionato portoghese, 2 Coppe di Lega portoghese, 1 Liga, 2 Coppe di Spagna, 1 Supercoppa di Spagna, 1 campionato francese, 1 Coppa di Francia, 1 Coppa di Lega francese, 1 Supercoppa di Francia, 1 Supercoppa Uefa e – appunto – 1 Champions League. Titoli ai quali vanno aggiunti 1 Mondiale Under 20 e 1 Oro olimpico con la sua Argentina, zero successi invece con la Nazionale maggiore Albiceleste (78 presenze e 17 segnature fin qui), con le due finali di Copa America – perse consecutivamente contro il Cile – a bruciare ancora tanto.

Parlare delle sue caratteristiche tecniche risulta quasi superfluo, Angel Di Maria non ha certo bisogno di presentazioni, rappresentando uno dei maggiori interpreti del ruolo nella storia recente e contemporanea, genio, velocità e poesia negli ultimi 35 metri. Una carriera luminosissima, trascorsa danzando sul pallone tra un’accelerazione, un dribbling nello stretto e un no-look. Percorso iniziato nel Rosario Central, club della sua città nel quale si è formato ed ha esordito in prima squadra nel 2005. Due anni dopo biglietto aereo per Lisbona, con il Benfica che per 6 milioni si assicura il diritto alle sue prestazioni sportive. Il 28 giugno del 2010 il passaggio al Real Madrid, per 25 milioni più 11 di bonus, quindi gli ultimi due onerosissimi trasferimenti: il 26 agosto del 2014 il Manchester United ne annuncia l’acquisto (78 milioni più bonus nelle casse di Florentino Perez), 345 giorni dopo l’addio all’Old Trafford – direzione Psg – per circa 63 milioni. Operazioni che, ad oggi, lo rendono il calciatore complessivamente più pagato nella storia del calciomercato, con un totale di circa 180 milioni di euro movimentati per il suo cartellino. Una vera e propria manna per la Gestifute di Jorge Mendes, che ne cura gli interessi. Il longilineo specialista (180 cm per 75 kg) fino a questo momento ha disputato 462 partite da professionista, impreziosite da 85 gol e 168 assist. Numeri da stella planetaria, in grado di deliziare anche i palati più esigenti.

Foto: Twitter Psg