SERGIO RAMOS, IL GIGANTE REAL

I fili conduttori che legano gli stadi San Siro e il Da Luz di Lisbona sono stati molti negli ultimi giorni. Tutti abbiamo ripensato a quel Real Madrid-Atletico di due anni fa, paragonata a quella che poteva essere ed è stata ieri sera, e chi erano e chi sarebbero poi stati i protagonisti in campo. Un ulteriore filo che legherà per sempre i due stadi, considerati tra i più storici a livello europeo per età e manifestazioni giocate al proprio interno, è Sergio Ramos. L’eroe della decima lo hanno soprannominato a Madrid, capace di freddare l’Atletico e rimettere in corsa il Real in una finale in cui sembrava spacciato. Pareggio al 93’ e poi goleada finale delle merengues. Un protagonista che si è ripetuto a tutto tondo anche ieri: bravura dell’esperto difensore e destino hanno fatto il loro ma il suo sigillo c’è e pesa molto. Ieri il gol del vantaggio (viziato da un leggero fuorigioco) e poi il rigore nella serie. Freddezza, esperienza e cinismo, che hanno aiutato il Real a centrare prima la decima e poi la undecima. E l’Uefa stavolta non poteva sottrarsi al premio di ‘man of the match’, consegnato a fine gara negli spogliatoi: nell’edizione lusitana gli venne preferito Di Maria, ma è chiaro che senza quel gol la coppa dalle grandi orecchie avrebbe fatto parte della bacheca dell’Atletico. Ieri la giusta consacrazione, che apre le porte ad un altro primato: due gol in altrettanti finali, il primo difensore nella storia della Champions League a marcare questo record. E’ la prima coppa conquistata con i gradi di capitano effettivo, dopo l’addio di Iker Casillas al Porto nell’ultima estate (lo era già stato nel 2012, causa l’infortunio del portiere), nella stagione più travagliata a livello di infortuni, con il doppio stop alla spalla che non gli ha permesso di esprimersi con regolarità. Ma alla fine, ha vinto lui.



Perché per il Real Madrid, Sergio Ramos assume giorno dopo giorno i crismi di una bandiera e non può che essere altrimenti. Dal 2005, anno in cui venne acquistato dal Siviglia, veste ininterrottamente la maglia delle merengues. Il Real lo nota quando ha 19 anni e lo strappa per 25 milioni di euro ed è subito in prima linea nella fase difensiva merengue. Emerge subito la qualità del leader, che unita alla sua versatilità tattica, ne fanno subito uno dei perni della manovra difensiva. E non manca il vizio del gol (42 segnati con la maglia del Real), così come i cartellini rossi (media di due espulsioni a stagione, il più indisciplinato della storia del Real). Non risparmiato dalle critiche, Ramos risponde come meglio non si può: lavoro e testa bassa e cresce fino a diventare tra i migliori difensori in circolazione. Nel 2007 vince il suo primo trofeo, il campionato con Fabio Capello e l’anno successivo si ripete con Schuster, che gli vale l’entrata nell’undici dell’anno della Fifa. Arrivano due Europei (nel 2008 contro la Germania e nel 2012 con l’Italia) ed il mondiale nel 2010 (Olanda, 1-0). In campionato si ripete nel 2012, con Mourinho in panchina, ma la Champions continua a non arrivare ed anche lui, come l’ambiente madrilista soffre. Ci penserà un allenatore italiano, nativo di Reggiolo, a sfatare la maledizione della decima. E tra Ramos e Ancelotti c’è subito grande empatia, con il tecnico che lo paragona subito a Paolo Maldini per la sua forza. E con Ancelotti ecco la Decima, che ha portato in dono anche la Supercoppa Europea ed il Mondiale per club. Insieme a questi anche due Coppe del Re e altrettante Supercoppa di Spagna. Lo scorso anno, per la quarta stagione di fila, è inserito nell’undici della Fifa. Dopo Milano, con la Undecima, si apre un altro capitolo.
 
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