DA BERLINO A BRESCIA: FABIO GROSSO, LA PRIMA VOLTA SU UNA PANCHINA DI SERIE A

Eroe di Germania. Impossibile non pensare questo quando si fa riferimento a Fabio Grosso. Uomo emblematico di un Mondiale epico, che nella notti di Dortmund e Berlino ha, probabilmente, raggiunto l’apice assoluto della propria carriera. Da quelle notti, magiche, sono però trascorsi oltre 13 anni.



Adesso Grosso di mestiere non fa più il terzino ma l’allenatore. E, come molti giocatori che passano dal campo alla panchina, ha fatto la gavetta. Prima 116 gare con la Juventus Primavera. Poi il gran salto in B, in una piazza non proprio banale come Bari, peraltro con il compito di tentare il salto dalla cadetteria alla Serie A.

Non si arrivò all’obiettivo: una stagione intera in biancorosso, con 42 partite di campionato e una di post-season. L’ultima, a Cittadella, in un preliminare playoff amaro per i galletti, eliminati dai veneti. La successiva avventura a Verona, sponda Hellas, per Grosso parte con presupposti simili, quello di tentare la scalata alla A con gli scaligeri. Anche questa volta, però, l’eroe di Berlino non raggiunge l’obiettivo, venendo esonerato a poche settimane dalla fine.



Adesso, dunque, la chiamata del Brescia e, stavolta, la possibilità di cimentarsi in massima serie. Con due punte di diamante come Balotelli e Tonali ed una grande voglia, sopratutto per il campione del Mondo, di far volare le rondinelle.