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Zenga: “Ripresa? Un mini torneo, sarà un problema se non torniamo in campo tra 40 giorni”

21.04.2020 | 21:23

Walter Zenga, allenatore del Cagliari, ha parlato in diretta Instagram con Daniele Adani parlando della ripresa del campionato: E’ sempre l’occhio e ciò che l’allenatore sente quello che conta di più, al massimo ci sono dei supporti che aiutano: io mi avvalgo molto dei collaboratori e osservatori, allo stadio alle volte li mando anche nella tribuna opposta, e no in quella centrale, perché dalla parte opposta alle telecamere non si hanno mai immagini, e la prospettiva è sempre schiacciata. Addirittura negli Emirati mi ero fatto mettere anche due telecamere dietro le porte, per avere ulteriori angolazioni. In allenamento invece utilizziamo i droni, ma c’è anche altra tecnologia della quale mi avvalgo. Il calcio in questi anni, dal punto di vista dell’analisi, è un po’ cambiato: io ho iniziato negli Stati Uniti, ci allenavamo dove si allenava anche la squadra di football, e guardavo molto anche come il loro coach organizzava la preparazione. Stava nella loggia in alto, per guardare tutto con una prospettiva diversa, con una visuale più completa: questo succedeva anche in Inghilterra, dove il primo tempo, da tanti allenatori, era visto in tribuna. Dal basso la visuale è diversa. Abbiamo fatto un’amichevole il 7 marzo con l’Olbia, poi abbiamo fatto una quarantena volontaria di due settimane, avendo già programmato allenamenti a piccoli gruppi, sembrava si potessero fare, e poi preparazione a casa. Noi pensiamo di giocare tra 40 giorni, ma se siamo ancora in una situazione del genere e non si gioca, siamo messi molto male: e parlo di vita, umanità. Vi ricordo che vorremmo giocare a inizio giugno, ci sono ancora 40 giorni di tempo: noi ci prepariamo ‘per’, no ‘al’. Abbiamo giocato l’ultima gara a febbraio, ci saranno poi delle direttive da seguire, non solo a livello sanitario ma anche di preparazione: quando si parla di ripresa non si intende domani, ma a inizio giugno, e ripeto, sono 40-45 giorni di ulteriore stop. In questi giorni ovviamente non sono stato a chiamare tutti i giorni i ragazzi, è intervenuto il preparatore atletico, con lo smart working dedicato a ognuno. Ho solo suggerito di palleggiare in casa senza rompere i vetri, altro che tappetini e pesi: si deve ottimizzare tutto. Poi, quando riprenderemo, dovremmo stare attenti ai carichi di lavoro, ci sono 13 partite davanti, e per alcune anche le Coppe, quindi non sarà una preparazione normale. La bravura di uno staff tecnico sarà quella di organizzare il lavoro anche a livello personale per ogni giocatore. Voglio però ricordare una cosa: se riprenderà, non sarà più il campionato di prima. Sarà la classifica di prima, ma il mini torneo sarà a parte. I ragazzi prima erano entrati in un impasse strano, con Maran avevano fatto un percorso straordinario, poi hanno avuto questa fase di stallo, e purtroppo, come sempre, paga il mister: ma la squadra ha grandissime qualità. E io non potevo considerare solo chi aveva giocato, ma anche coloro che avevano finora trovato meno spazio. Il Cagliari a gennaio aveva anche fatto un mercato importante. Il ruolo del portiere? Anche per la ricerca del portiere, si deve vedere sempre che tipo di squadra si allena. E in base a quello si guardano le caratteristiche dei portieri. A ogni modo, oggi, già dai settori giovanili, i portieri sono allenati in modo diverso, si inizia da subito con la tecnica, che ai miei tempi era meno curata: il primo possesso palla, a esempio, lo si fa partire di posizione, comprendendo in questo anche l’estremo difensore, che si deve abituare. E non conta l’altezza, ricordo che Campos in una gara contro di me finì in attacco e mi segnò pure gol: però qua si parla anche di un calcio diverso, in Sudamerica c’è un’altra concezione. Nel mio calcio, invece, il portiere deve parare: e se devo scegliere tra uno bravo coi piedi e uno che mi dà più garanzia per concetto di ruolo, scelgo quest’ultimo. A Crotone e a Venezia, nelle mie ultime esperienze, ho dato dei consigli ai portieri che avevo, ma senza mai far pesare quello che sono stato: e ovviamente do carta bianca al mio preparatore. La mia carriera? Io ho fatto un errore che mi è costato un po’ la carriera. A Catania, a 8 gare dalla fine mi salvai, e l’anno dopo, quando ne mancavano 7, ero già salvo, ci siamo messi a ragionare sul futuro: non ero d’accordo con le nuove direttive, e decisi di andare via. Mi cercavano Torino e Lazio, ma non se ne fece di nulla: sarei dovuto rimanere in rossazzurro, fare un altro anno di spessore e poi semmai andare via. Le scelte sbagliate a inizio carriera si pagano. Andai poi a Palermo da Zamparini, avevamo pure il problema di sostituire Liverani e Simplicio, che venne rimpiazzato da Pastore, investimento importantissimo da parte della società e quindi quasi sempre in campo, non si possono azzerare gli investimenti: lui si sa, ogni dieci giornate cambiava.. Andai poi alla Samp, eravamo noni, ma perdemmo e mi fecero fuori: dicevano che con Montella, e non ce l’ho con lui, sarebbero andati in Champions. Rischiarono di retrocedere, e mi spezzarono il lavoro. A Crotone poi sono retrocesso, ed è stata una botta mentale ed emotiva forte: ero sfinito dentro, svuotato, non avrei più potuto dar loro quello che volevano da me. Ero molto legato ai tifosi, si era creato davvero un rapporto molto speciale. Guardandomi dietro raccatto tutto quello che ho fatto, compreso l’allenatore-giocatore, davanti vedo un allenatore che non ha il peso degli anni, ma l’ambizione continua di aggiornarsi per restare al passo coi tempi. L’età è un numero, la testa ti fa fare tutto: sono cambiato molto in questi 10 anni di carriera. E Cagliari è una base straordinaria per confermarmi, no un trampolino di lancio”.

Foto: Cagliari Twitter