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VOTA ANTONIO

14.07.2020 | 11:41

Conte Twitter uff Inter

Nessuno discute che Antonio Conte sia un grande allenatore, lo ha dimostrato nel corso della sua carriera. Qui si discute un’altra cosa, ovvero che lo stesso Antonio Conte non abbia dato all’Inter quella continuità necessaria che tutti avrebbero preteso da lui. Quando prendi un allenatore, gli metti sotto il naso un contratto triennale da 12 milioni netti a stagione, lo accontenti il più possibile sul mercato, cosa ti aspetti se non almeno la conquista di un titolo? Bene, per quello l’Inter è ancora in tempo: ha ormai bucato la corsa scudetto, è uscita prematuramente dalla Champions contro le riserve del Barcellona, si è fumata la Coppa Italia, collezione di incompiute. La vittoria in rimonta di ieri sul Toro è un bel modo di ripartire e di farsi trovare pronti per l’epilogo della stagione. Se l’Inter vincesse l’Europa League, prenderebbe per i capelli una stagione fin qui deludente. Abbiamo sottolineato il concetto “lo accontenti il più possibile sul mercato”: diteci voi quale allenatore può pretendere di chiedere tutto e di ottenere tutto. Nessuno. Se ti mettono sotto il naso un budget vicino ai 200 milioni, devi ringraziare perché è tanta roba. Se ti chiedono “vuoi Barella?”, devi rispondere “sì o no”. Se rispondi “sì” e dopo una sconfitta dici “dobbiamo dare tempo a Barella che l’anno scorso giocava nel Cagliari”, beh non è certo una carezza nei riguardi di Suning che ti ha regalato mezza cassaforte. E se questo giochino si ripete tre o quattro volte, il club (che ha speso fior di milioni e non certo una manciata di noccioline) si arrabbia di brutto e magari ti manda a quel paese.

Dice Conte: “A fine stagione parleremo con  la società, ci confronteremo e vedremo gli obiettivi”. Sembra un avvertimento, della serie “prendimi chi ti chiedo, altrimenti possiamo salutarci”. Il “prendimi chi ti chiedo” è spesso la ricerca di ultratrentenni bravi ma sempre ultratrentenni che non sono il massimo per un club che vuole programmare. Ora, se dobbiamo dire che tutti i guai dell’Inter sono nati perché a gennaio non hanno portato Vidal a Milano, meglio cambiare canale e guardare un altro film. A Conte hanno preso chiunque, si sono svenati per Lukaku, a gennaio hanno fatto collezione di Young e Moses che non sono due bambini di belle speranze. E hanno deciso di anticipare l’affare Eriksen che avrà di sicuro altre caratteristiche rispetto a Vidal ma che se lo accogli quasi come un appestato di sicuro non tuteli l’enorme sacrificio fatto dalla società. Parliamoci chiaro: Eriksen è stato risparmiato all’inizio come se fosse lui il problema, ovviamente non diamo retta a chi sostiene che sia stata una ripicca perché non gli hanno preso Vidal. Ma se in casa dell’Hellas preferisci giocare con i sia pur rispettabilissimi Gagliardini e Borja Valero, tenendo in panchina proprio la lampada danese, allora qualche problema c’è.
Inutile fare troppi giri di parole e perdersi in chiacchiere: la storia dice che “vota Antonio” resiste mediamente per due stagioni. Poi diventa un simpaticissimo rompiscatole, è meglio per tutti che cambi aria per evitare che lo spogliatoio sia irrespirabile. Ruppe con la Juve perché, dopo una primavera di perenni incomprensioni, scelse il mese di luglio per chiedere e pretendere, a quel punto fu impossibile andare avanti. Conte ha diecimila qualità, chi le discute?, ma molto spesso quando le cose non vanno bene è colpa di altri e mai la sua, passaggio pericolosissimo e interpretazione a senso unico. Quelli che conoscono bene le segrete cose dentro lo spogliatoio sono pronti a dimostrare che in sette-otto dell’Inter non lo sopportino più, non sarebbe sorprendente e crediamo anche che non sia questo il problema. Il problema, dunque: la famose frase “ci confronteremo sugli obiettivi” è un passaggio fondamentale per evitare incomprensioni a settembre oppure ottobre. Meglio chiarire e chiarirsi, piuttosto che tenere il veleno dentro. Per la verità sarebbe preferibile non attaccare la proprietà durante un’intervista soprattutto quando una partita va male: siccome stai parlando del tuo datore di lavoro, lo stesso che ti garantisce un bonifico di circa un milione al mese, sarebbe fondamentale metterci la faccia piuttosto che distribuire altrove le responsabilità. Ma se il confronto fosse impari, nel senso che Conte chiede una cosa (magari due o tre tra i famosi ultratrentenni) e il club gliene garantisce un’altra? Bene, sarebbe il caso di trovare un’intesa in modo da andare avanti in modo sereno, siamo sempre dell’idea che (Klopp insegna) non si possa cambiare allenatore ogni anno o quasi pensando di aver risolto il problema. Perché, invece, il famoso problema lo amplifichi e diventa quasi insostenibile. Non dimentichiamo un concetto base: qui ci sono sul tavolo circa 50 milioni lordi, ci riferiamo agli emolumenti dell’esigentissimo Antonio, escludendo lo staff che è ottimo, abbondante e sicuramente costoso. Quindi, è un giochino che ha un prezzo salatissimo, sarebbe il caso di non fare follie. E di chiudersi in una stanza, per 48 o 72 ore, in modo da trovare una soluzione per ripartire più forti di prima. All’insegna del rispetto che Suning ha sempre avuto nei confronti dell’allenatore, non ci sembra sia stata totalmente una partita di andata e ritorno. Per la verità, un’altra soluzione ci sarebbe: Conte si dimette perché improvvisamente non convinto, rinuncia al montepremi e si azzera tutto. Magari ci sbagliamo, perdonateci, ma la vediamo durissima. E sarebbe anche un epilogo assurdo, ecco perché noi siamo per il “vota Antonio”: a un allenatore fresco di nomina, soprattutto con il suo curriculum, si concede sempre una seconda possibilità. A meno che la sopportazione non sia già oltre i limiti, sarebbe gravissimo.

 

Foto: profilo ufficiale Twitter Inter