Ultimo aggiornamento: domenica 17 marzo 2024 14:55

UNO SCERIFFO PER I SENZA VERGOGNA

14.11.2017 | 23:00

Se fossimo un Paese serio, e non la Repubblica delle Banane (con tutto il rispetto per le banane), due o tre poltrone sarebbero saltate, senza aspettare l’esercizio delle dimissioni. Forse anche quattro o cinque. Dentro la Repubblica della Banane, invece, funziona così: dopo una “tragedia” sportiva, gli stessi titoli di sempre, mai qualcuno che proponga. Quasi mai qualcuno che, ancor prima di proporre, abbia evitato di stendere tappeti. E’ sempre la solita storia. Ma in un Paese così è inutile pretendere: ci sono allenatori che fanno i commentatori, consulenti di società che agiscono da opinionisti continuando a fare i consulenti, seconde voci che hanno un ruolo in un club. Nessuno interviene, vince la teoria dell’accumulo. E poi si lamentano del fatto che manchi una programmazione seria: c’è gente che ha tre o quattro orticelli, alcuni non proprio legittimi, e vorremmo che si dimettesse Tavecchio. Impossibile. Lo devono mandare.
Il presidente federale sta facendo quello che solitamente fanno quelli desiderosi di salvare il posto. Quarantotto ore per spegnere l’incendio, per ritornare alla routine, come succede nelle grandi tragedie quando si dice “bisogna intervenire, non può più accadere qualcosa del genere, lo Stato è assente…”. Tavecchio penserà “faccio spegnere l’incendio, gli porto un grande ct e salvo il fondoschiena”. Lo fermi chi può. Lui da venerdì ha accettato tutto: arbitraggi, zero peso politico malgrado Infantino e Collina non siano di Stoccolma. E quando diciamo zero peso politico intendiamo che non ti danno neanche quello che meriti sul campo. Ce la sbattono in faccia la porta, siamo la Repubblica delle Banane. Zero, contiamo zero, Tavecchio ci rappresenta. Tavecchio che in presenza di dichiarazioni di Pochesci (non entriamo nel merito, ma si tratta di un tesserato o no?) neanche si degna di fare un comunicato, nulla. E il presidente degli allenatori Ulivieri, tra l’altro consigliere federale, è più Ponzio Pilato di lui. Della serie: qui tutti possono fare tutto, non c’è controllo. Zero peso politico, zero in tutto. Anzi, sotto lo zero. Stanno scadendo le 48 ore, bisogna fermare l’orologio e fargli capire che è successo un minuto fa. Che non doveva succedere e che deve/devono togliere il disturbo.
I senza vergogna hanno bisogno di un Commissario. Come uno Sceriffo nel Far West. Come uno Sceriffo nel saloon. Un Commissario scelto con grande sforzo intellettuale, mica tutti possono sceglierlo, pescando tra le pochissime menti lucide ancora rimaste. Non condizionate e non condizionabili, libere mentalmente e non solo. E’ possibile? Questa è una bella domanda. Tutti a casa non ha senso quando poi tutti a casa non ci vanno: Tavecchio, per esempio. Tutti a casa non ha senso se Malagò non può intervenire, lo ha detto lui. Tutti a casa non ha senso perché nessuno va se non viene mandato via. E per favore evitiamo quell’abominevole scena che per trovare un commissario tecnico occorra coinvolgere lo sponsor munifico e in grado di scucire qualche milioncino. Anche in quel caso avrebbero dovuto mettere il Commissario o lo Sceriffo nel saloon per dire: ma perché per l’eccellente Conte, che meriterà i quattro milioni e passa, c’è voluto lo sponsor e gli altri selezionatori sono dei “poveracci” da un milione e mezzo? Dov’è scritto? Chi l’ha detto? Ma non si vergognano? No, non si vergognano perché i “senza vergogna”  hanno sempre un motivo per impallinare altri. Pensano, è giusto ripeterlo: facciamo trascorrere 48 ore, poi la bufera mediatica finirà e noi respireremo.
Ecco perché serve commissariare. Prendiamoci il tempo, si prendano il tempo che vogliono, facciano un po’ di pulizia, inseriscano nuove regole, quelle del buon dirigente. Anche quelle del dirigente con la schiena dritta. E non degli amici degli amici che salgono sul carro all’improvviso: il selezionatore, quello per l’Under 20, il  consulente per l’Under, l’opinionista che indossa la tuta, la seconda o la terza voce che passa dalla scrivania al campo, andata e ritorno. Ma che roba è? Facciamo una cosa seria e credibile, caro Commissario. Diamo un presidente alla Lega Calcio che sia vero. Tagliamo quelle vomitevoli liti per i diritti televisivi, riformiamo i campionati, scegliamo la gente che capisce qualcosa. E poi arriveranno tempi migliori senza dire “tutti a casa” per un effetto emotivo che dura 48 o 72 ore. Commissario tenga un tavolo aperto no stop e ci chiami quando ha deciso come agire. Una specie di ufficio open space, alla larga dei soliti giri ridotti e/o riservati a pochi. A marzo Tavecchio aveva detto alcune cose, gli servivano per i voti. Aveva corretto in coda un avvio devastante del suo mandato. Ha chiuso, perché dal nostro punto di vista ha chiuso, in modo assurdo. Scappando dalla quinta porta di servizio nel momento più doloroso degli ultimi sessant’anni di calcio italiano. Anche il magazziniere, sempre con il massimo rispetto, gli avrebbe consigliato di metterci cinque minuti di faccia. Non sapeva cosa dire? Lui sa sempre cosa fare, con lo sponsor per il selezionatore e sulla pelle di chi ancora lo tiene lì.
Un Commissario, se serve. Lo Sceriffo nel saloon in quello che è il Far West del calcio italiano.
Non abbiamo nomi e cognomi da fare, quelli deve indicarli chi presto dovrà essere lì a ripulire. Siamo nella Repubblica delle Banane dove ognuno fa nomi in base all’amicizia o meno, ma non possiamo aspettarci altro. Ci sono presidenti che hanno venduto partite e sono ancora lì, il giochino dell’amicizia è sempre in vigore. Ecco perché serve una rottura forte, una svolta forte. Siamo già in ritardo, non servono i vertici bla-bla-bla, ci pensi il Ministro o magari chi sta più in alto.
La nuova alba del calcio italiano con qualche ineffabile ancora in azione sarebbe imperdonabile. La vergogna è finita, come sono finite le lacrime per un vecchio estinto, da tempo malato terminale. Il calcio italiano, quello dei senza vergogna. Minchia, Signor Tenente. Forza, Signor Sceriffo…