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Taranto, una società inadeguata e quel comunicato antefatto della violenza

22.03.2017 | 23:55

L’inadeguatezza del Taranto società l’avevamo toccata con mano lo scorso novembre, quando ci “eravamo permessi” di mettere in dubbio la conferma dell’allenatore Prosperi (che dopo un po’ di mesi sarebbe stato sollevato dall’incarico) scatenando la reazione della presidentessa Elisabetta Zelatore e di un superficiale e lacunoso ufficio stampa. “Come si è permesso?”, questa la sintesi di un comunicato che ci avevano dedicato, con una superficialità strisciante e una disorganizzazione allarmante. Prosperi da un po’ di tempo non è l’allenatore del Taranto e basterebbe questo per dire che la presidentessa si è poi risposta da sola. Ma fosse stato solo quello il problema, avremmo accettato senza alcun tipo di difficoltà.

Qui siamo andati oltre perché l’aggressione a tre calciatori del Taranto arriva a seguito di un farneticante comunicato del club, confezionato domenica sera dopo la sconfitta di Messina. Un comunicato che riportava frasi allucinanti e ne citiamo alcune “La Società, i tifosi e la città tutta non meritano prestazioni vergognose, indecorose, ingiustificate ed ingiustificabili come quelle fornite dalla squadra del Taranto nel corso delle ultime due partite contro Akragas e Messina. Prestazioni come quelle di cui sopra non saranno ulteriormente tollerate!…La Società adotterà tutti i provvedimenti utili e necessari atti a consentire la presenza in campo di atleti legati ai colori rossoblù, seriamente motivati e rispettosi di tutti i tifosi e della Società stessa”.

Bene  quel comunicato è stato l’antefatto della violenza, ha fatto violenza almeno come e quanto i trenta signori incappucciati che hanno aggredito Maurantonio. Stendardo e Altobello. Impossibile che una società, anche dopo venti sconfitte consecutive, assuma un atteggiamento del genere. E restiamo di un’idea: nel calcio ci vogliono dirigenti capaci di fare i dirigenti, bisogna mettere una barriera prima, non si può diventare presidenti dalla sera alla mattina. Occorre superare dieci, venti test di idoneità: troppo comodo fare un comunicato di solidarietà dopo averne pubblicato un altro, tre giorni prima, senza un minimo di buon gusto. Quasi per lavarsene le mani dinanzi alla tifoseria, quasi per prendere le distanze senza aver pesato parole di una pesantezza assoluta. E non è un caso che tre giorni dopo sia esplosa la violenza. Non abbiamo bisogno solo di interventi dell’Assocalciatori giustamente a tutela dei tesserati. Abbiamo bisogno di un organismo che tenga lontano dal calcio, lontano anni luce, presidenti o dirigenti non all’altezza.