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STRAMAMORE INTER

04.11.2012 | 10:20

L’ho sempre difeso, anche quando i tiratori scelti erano pronti a impallinarlo. Signori, Andrea Stramaccioni: per i tifosi dell’Inter direi più semplicemente Stramamore. Inevitabilmente ribattezzarlo così, dopo l’impresa in casa della Juve, sulle pelle della Juve, alla faccia della Juve. L’ho sempre difeso, da quando Moratti l’ha assunto. Chiedendo al presidente di fare un mercato come se fosse un allenatore importante e già celebrato, coprendo tutti i ruoli e senza lasciarlo a spasso. Il mercato dell’Inter, l’ultimo, è stato da applausi. E sta pagando. Con il timbro di Strama che ha scelto Gargano, ha voluto Mudingayi, ha promosso Palacio, ha preteso Cassano. Significativo che ogni tanto gli allenatori partecipino e non subiscano soltanto le decisioni dei dirigenti che decidono acquisti e cessioni. L’ho sempre difeso anche quando, non troppe settimane fa, i tiratori scelti si erano sdraiati fuori dalla Saras, cercando di convincere Moratti a cambiare il manico: ritenevano l’Andrea non adeguato e non ancora esperto per meritarsi l’Inter. Adesso piace a tutti quelli che sono saliti al volo sul carro, gli stessi che avevano scritto editoriali dandogli dell’inadeguato, se non dell’incapace. La squadra era reduce da una sbandata in casa contro il Siena, quella voglia di attaccare senza conoscere il minimo equilibrio e prestando troppo il fianco al contropiede del nemico. Siccome c’erano stati altri antefatti, sia contro la Roma che in Europa League, gli avevano ormai consegnato la patente di allenatore acerbo e non all’altezza di una big del calcio italiano. Da quel momento Stramamore si è messo a studiare, ha pensato ai primi trenta metri e non soltanto agli ultimi trenta, ha cercato le pedine migliori, si è concentrato sui mediani. E ha risposto a chi lo aveva etichettato come un offensivista incapace di pensare agli altri settori del campo per una serena convivenza. In nome degli equilibri tattici e, quindi, dei risultati logica conseguenza. Evidentemente aspettava che si materializzasse l’incrocio con la Juve. La voleva immacolata da 49 partite, bella come un fiore, sensazioni fortissime per andare a stanarla. E l’ha fatto al massimo dell’Inter: tre attaccanti per violare il tempio sacro, il trionfo del mercato con Palacio, Cassano, Handanovic, Gargano e Mudingayi in corsa. Più Juan e Guarin, arrivati a gennaio, ma veri acquisti dallo scorso luglio. Stramamore ha miscelato al massimo, ha rischiato senza limiti, ha capito che quel mostro di Milito andava assistito dagli altri due genietti. E ha raccolto quel fiore non più bello, la Juve. Ha violato il tempo sacro. E ha lanciato indirettamente un messaggio alla sua Inter: sei da scudetto. Ci sono alcune cose che di Stramaccioni non mi convincono. Una in particolare, l’aspetto mediatico: parla come se recitasse, ma può darsi che mi sbagli, dettagli. Fossi al suo posto avrebbe evitato quelle battute su Marotta e su presunte ironie tattiche prima del via. Aveva stravinto sul campo, inutile sottolineare. La Roma lo aveva in casa, esattamente come Montella. Eppure li ha persi entrambi, in nome di Luis Enrique: ci sarebbe da impazzire. Moratti era lì che lo aspettava e non vedeva l’ora di mandarlo alla Pinetina. Oggi è suo e di tutta la gente che l’Inter nel cuore ha. Stramamore.