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Real, dall’incetta di trofei al tunnel della crisi. Ma tante sentenze sono affrettate

03.11.2017 | 23:55

Real Madrid sotto processo, alla luce della piega ha preso il rendimento dei campioni in carica di tutto in questo autunno. Sbaglia chi sostiene che dopo Cardiff i blancos si siano sciolti, perché dopo la duodecima – levata al cielo del Galles al cospetto della Juve – ad agosto sono arrivate in serie Supercoppa europea, vinta sulla pelle dello United dell’ex Mou, e Supercoppa spagnola, con i rivali di sempre del Barcellona sconfitti in entrambe le sfide. Trofei appendice della scorsa stagione, ma comunque da ascrivere a quella in corso. Ciò non toglie che da settembre in poi qualcosa è cambiato. Inizialmente le perfomance altalenanti erano state addebitate all’assenza di Ronaldo, che ha saltato le prime quattro di Liga per squalifica. Poi però il fuoriclasse di Funchal è rientrato, ma nessuno poteva attendersi da lui il misero bottino di 1 solo gol nelle 6 partite di campionato disputate. Positivo invece lo score di CR7 in Champions, casa sua: 6 reti in 4 incontri. L’ultima però è servita semplicemente a salvare la bandiera del Real a Wembley contro il Tottenham: una sconfitta che nella fase a gironi della ex Coppa dei Campioni mancava dal lontano 2012 e che, soprattutto, ha pregiudicato la corsa al primo posto nel raggruppamento. La stampa iberica dopo il ko contro gli Spurs, che ha fatto seguito a quello contro il modesto Girona in patria, si è scatenata: sotto accusa sono finiti lo stesso Cristiano, che ha respinto le critiche invitando a cercare su Google “Ronaldo gol” per avere tutte le risposte del caso, Karim Benzema, appena 2 centri per il centravanti francese (in tanti già rimpiangono Morata), e persino Zinedine Zidane. Già, nel mondo del calcio che sconosce il significato della parola equilibrio, Zizou è passato nel giro di due mesi da enfant prodige dei miracoli, capace mettere le mani su 7 trofei in un anno e mezzo, comprese le due Champions di fila (impresa mai riuscita a nessuno prima di lui con il nuovo format), a tecnico meritevole di essere messo in discussione, con futuribili nomi di sostituti da snocciolare. Ebbene, la sensazione è una: il vero problema del Real si chiama Liga, dove gli 8 punti di distacco rimediati dal Barca in dieci giornate sono già tanti. Per il resto, tante sentenze già emesse sembrano realmente affrettate. È vero che sul mercato estivo, a fronte degli addii di Morata, James Rodriguez, Pepe e Danilo, si poteva fare di più rispetto agli acquisti dei rampanti Theo Hernandez e Dani Ceballos (oltre ai canterani richiamati dai prestiti), ma è altrettanto vero che il momento attuale può essere visto come il prodotto di una parziale sindrome da appagamento, anche umanamente comprensibile dopo la scorpacciata dei mesi scorsi. Ma guai a considerare, ai primi di novembre, chiuso il ciclo di questo Real: l’esperienza insegna che, quando il gioco si fa duro e la stagione entra nelle sue fasi cruciali, il Madrid all’appello risponde sempre presente. E guai soprattutto a reputare Ronaldo instradato sul viale del tramonto: a febbraio Cristiano compirà 33 anni, ma la cura meticolosa del suo fisico e la costanza in allenamento dovrebbero rappresentare ancora delle garanzie. Semmai non gli si può chiedere sempre di vincere le partite da solo, perché un asso – per incidere – deve essere supportato adeguatamente. In definitiva, le merengues hanno tutte le carte in regola per uscire dal tunnel della crisi, ma – a partire dal match con il Las Palmas di domenica al Bernabeu – servirà vincere e iniziare anche un po’ a convincere.

Foto: sito ufficiale Real Madrid