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Il provocatore: “Se il Milan fa bene anche con la Juve, Bonucci rischia la panchina”

26.10.2017 | 23:55

Il calcio, si sa, non è una scienza esatta. A volte però 2+2 può fare 4 anche in questo magnifico circo. Il nostro Jody Colletti, all’interno di questo spazio, prova a tratteggiare scenari di vario tipo, ma sempre al limite della provocazionePensieri in libertà.

“Se sono qui è anche grazie alla Juve”, così lunedì sera Leonardo Bonucci si esprimeva in occasione del Best Fifa Awards. Sarebbe stato molto più realistico dichiarare: “Se sono qui è esclusivamente grazie alla Juve, ma fortunatamente per la Fifa l’anno solare 2017 è finito a maggio, prima di Cardiff. Perché da giugno in poi decine di difensori hanno fatto meglio e meritavano più di me di stare al fianco di Sergio Ramos nell’undici ideale”. Poco prima, tornando alla realtà, Leo aveva preso seccamente le distanze dal contenuto dell’intervista rilasciata da Ferrarini, suo storico motivatore (rimasto ex, a quanto pare). Peccato, perché erano sembrate le parole più sensate all’interno dell’eclatante caso di questa prima parte dell’annata: l’incredibile regressione di Bonucci, sprofondato a livelli ancor più bassi rispetto al 2009-10, la sua prima stagione alla Juve con Delneri al timone. Lui che, fino a qualche mese fa, era considerato a ragione tra i primi due-tre centrali del mondo. Solo per la Fifa anche in questo momento è così.

Ciò premesso, per Leo arrivano 48 ore mica da ridere. Ieri sera il suo Milan come per magia è tornato a vincere, bene, dopo oltre un mese: nettissimo il 4-1 con il quale i rossoneri si sono imposti nella tana del Chievo, rischiando pochissimo (come del resto nell’ora abbondante contro il Genoa in inferiorità numerica) con la stessa difesa a tre alla quale è passato Montella per andare incontro a Bonnie, senza avere minimamente il ritorno sperato. Lui però non c’era, essendo alle prese con la prima delle due giornate di squalifica rifilategli per la gomitata inferta al genoano Rosi. Magari i meneghini avrebbero vinto comunque, chi può dirlo, ma non avremo mai la controprova. E il trentenne specialista laziale sconterà anche la seconda, proprio contro la sua ex Juventus che sabato sarà di scena a San Siro. Sorvoliamo sul fatto che il Milan non abbia presentato ricorso: sul web è stata fatta già tanta ironia, come già avvenuto per lo spostamento dei famigerati equilibri. La questione qui è un’altra: cosa accadrebbe se il Diavolo facesse bene anche contro i bianconeri? Ebbene, non serve la palla di vetro per immaginare che, sulla scorta dell’evergreen “squadra che vince non si cambia” (ma forse basterebbe anche un pareggio, a corredo di una prestazione importante), andrebbe ipotizzata concretamente la conferma in blocco dell’assetto difensivo. Il che equivarrebbe a dire che Bonucci dovrebbe gentilmente accomodarsi in panchina, in attesa di tempi migliori. Sarebbe il paradosso, considerato il pedigree e il fatto che Leo abbia rappresentato l’indiscusso fiore all’occhiello della campagna acquisti estiva, con allegato stipendio – record per la Serie A – da 7,5 milioni più bonus. E a quel punto cosa dovrebbe fare Montella, consapevole del fatto che si sta giocando la carriera (lo ha detto nei giorni scorsi parlando del VAR)? Seguire le eventuali indicazioni del campo o rischiare di immolarsi sull’altare del mercato? Fin qui il tecnico dai facili sorrisi ha sempre schivato la questione, o fatto muro come ieri sera (“non si può discutere il valore di Leonardo, altrimenti dovremmo fare un altro lavoro”), ma le domande – applicando il criterio di ragionevolezza – restano assolutamente lecite. Questi gli interrogativi che potrebbero albergare anche nella mente di Bonucci, il quale da gran professionista qual è, sabato sosterrà lancia in resta i compagni. Dalla tribuna. Sperando che poi non si trasformi in panchina.

Jody Colletti

Foto: Instagram Bonucci