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PABLO RODRIGUEZ, DALLA SCUOLA DI RAUL AL LECCE DI CORINI

11.10.2020 | 12:08

Il calcio nelle isole Canarie si riduce per comodità giornalistica alla rivalità atavica tra Tenerife e Las Palmas. Ma i vivai sono floridi e i giovani sognano di spiccare il volo verso il continente per inseguire il loro sogno. Alle spalle si lasciano isole rigogliose e verdeggianti, mete turistiche tra le più gettonate grazie ad un clima sempre mite. E’ in questo contesto e animato da tali ambizioni, che cresce il giovane Pablo Rodriguez Delgado. Il nuovo acquisto del Lecce, annunciato da Pantaleo Corvino negli ultimi giorni di mercato in un’operazione a titolo definitivo, si cimenterà per la prima volta in un torneo professionistico. A livello giovanile, del resto, dopo aver segnato in finale di Youth League, contribuendo a farla vincere alla sua squadra, aveva poco da dire ormai.

Arriva dal Real Madrid, esattamente dalla cantera delle Merengues. Il suo allenatore è stato Raul Gonzalez Blanco, uno che qualche Champions l’ha alzata e che al Bernabeu ha lasciato la sua camiseta numero 7 a Cristiano Ronaldo dopo che per un anno di “apprendistato” indossò la 9. Poi andò allo Schalke 04 e quello del portoghese divenne un marchio globale. Pablo Rodriguez ha lavorato con questo signore qua, trasformando i suoi insegnamenti in belle giocate e gol, conditi da una buona dose di sfrontatezza. Lasciò le Canarie a 16 anni, ma un lustro prima il Las Palmas ne aveva intuito le qualità diventando proprietario del cartellino. Con i blancos ha fatto tutta la classica trafila: Allievi (2016/2017), Giovanile B (2017/2018 e 2018/2019) e Giovanile A (2019/2020).

E’ un attaccante rapido e tecnico, non ama il gioco statico e preferisce smarcarsi per ricevere il pallone. Se le vie centrali sono troppo trafficate, allora migra sull’out mancino per accentrarsi e provare il suo destro. Ma è da centravanti che Corini lo ha accolto in Salento. I giallorossi là davanti non si sono fatti mancare nulla e una completa maturazione di Pablo Rodriguez dipenderà anche da come l’allenatore deciderà di utilizzarlo.

Nel frattempo lui si è portato dietro un biglietto di visita niente male, quel gol di testa nella finale con il Benfica gli è valso titoli sui giornali e foto con la coppa. Non teme le sfide, così come davanti ad un portiere avversario non ha esitato (più volte) a bucarlo con un cucchiaio dagli undici metri. Ma la Serie B è la Serie B e ciò che è stato non conta più.

Foto: Marca