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Il provocatore: “Occidentali’s Kalinic, l’involuzione inciampa”

28.02.2017 | 23:50

Il mercato cinese è finito, andate in pace. Invito rivolto soprattutto a Cannavaro senior, che a Kalinic magari chiederà una foto ricordo da incorniciare e posizionare sul comodino. Dopo aver cercato 271 centravanti (“ma Kalinic è la prima scelta”, sic!), il buon Fabio dovrà accontentarsi del brasiliano Junior Moraes, preso in prestito sul filo di lana dalla Dinamo Kiev. Insulso tam-tam mediatico esaurito, adesso magari spegneranno i tanti, troppi microfoni concessi al Pallone d’Oro 2006, neanche fosse Guardiola, Ancelotti o Conte. Nessuno discute la magnificenza – da calciatore – dell’ex difensore centrale, sarebbe da sciocchi. Da allenatore, però, il pupillo di Marcello Lippi deve ancora dimostrare la metà di quanto sin qui palesato da qualsivoglia tecnico della nostra Serie B. Una quarantina di giorni fa avevano spedito Kalinic in Cina con sufficiente certezza, senza aver mai ascoltato la campana più importante, quella del diretto interessato. Esercizio troppo banale l’abbozzato due più due. Per la serie: 29 anni fatti, non ha guadagnato tantissimo in carriera, gli offrono uno stipendio 10 volte superiore rispetto a quello percepito a Firenze. Insomma non può non andarci, seguirà le orme di Pellè! Invece no, l’attaccante croato il 20 gennaio ha spiazzato tutti, esplicitando il “no” al ricchissimo Tianjin Quanjian. Parafrasando il tormentone del bravo Gabbani, trionfatore dell’ultimo Sanremo (con un testo molto più profondo di quanto possa apparire), vien da dire che – non l’evoluzione ma – l’involuzione inciampa. Quell’involuzione che avevamo nitidamente messo a fuoco nelle scelte degli Hulk e Oscar, calciatori lasciatisi ammaliare, in età calcistica ancora rigogliosa, dal surplus di denaro garantitogli in Oriente. Tevez invece non ci aveva stupito, per 40 milioni a stagione – con 33 primavere sulle spalle – doveva andare a giocare anche sul ciglio di un vulcano. Con buona pace del suo amato Boca. Tantomeno eravamo rimasti sorpresi dalla scelta di Witsel: offrirgli il triplo di quanto gli proponeva la Juventus, caro Fabio, non è stata una gran mossa. Probabilmente sarebbe bastato un mini rilancio per il belga dalla folta chioma, un centrocampista che è arrivato a 28 anni senza mai cimentarsi in uno dei cinque campionati europei più importanti…e c’è ancora chi lo chiama top player, pur in assenza di uno straccio di prova acquisita sul campo.

Niente Oriente, dunque: Occidentali’s Kalinic, arrivato tardi ai massimi livelli del calcio che conta, ha avuto gli attributi per restare a giocarsi le sue carte in Europa, anteponendo l’aspetto tecnico alle ragioni di portafoglio. Ma lo si era capito già il 20 gennaio, a tutti sarebbero dovute bastare le sue dichiarazioni. Senza “tifare” ulteriormente per il suo trasferimento in Cina. “C’è ancora tempo, dipenderà da che piega prenderà la stagione della Fiorentina” e altri bla bla bla. Risultato? I gufi ci hanno preso parzialmente: Viola fuori dall’Europa League, ormai lontanissima in campionato dalla zona coppe, ma Nikola è rimasto ugualmente dov’era. Per ora il croato si è fatto bastare il milione e mezzo di euro netto che gli corrispondono i Della Valle, un domani magari verrà il tempo di pensare a guadagnarne 10-12, di milioni. In fondo, trovare una destinazione esotica & faraonica fra 3-4 anni non dovrebbe essere difficile. Fosse solo per tutti gli spot a costo zero che gli hanno garantito Cannavaro e i suoi tappeti mediatici in questi due mesi. Intanto, la voglia di competere – e di lottare per obiettivi veri – ha trasformato Nikola Kalinic in un esempio che ci ha riconciliato con l’essenza più pura dello sport. Da oggi è chiaro per tutti. Namasté.

Jody Colletti (Twitter: @JodyColletti)

Foto: zimbio.com