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Napoli e Juve, il gioco del silenzio

30.10.2012 | 16:44

Sembrava una normale vigilia di campionato, in attesa della decima giornata e delle canoniche conferenze stampa degli allenatori. Parlano quasi tutti, parla l’allenatore della Lazio, Petkovic, parla Maran, parla Zeman, tre allenatori che avrebbero tanto da dire sull’ultima giornata di campionato, ma che è loro filosofia guardare avanti, parla Guidolin, parla Stramaccioni. C’è chi invece, non sembra sposare la filosofia del guardare avanti per rispondere alle polemiche di questi giorni, su torti o favori arbitrali. C’è chi ancora pensa alla sconfitta di Supercoppa italiana, un boccone ancora amaro che provoca un improvviso calo di zuccheri. C’è chi, ripensando ai fantasmi del passato, dove i ghostbuster Moggi-Girauto-Bettega tornano nelle loro menti, cerca di creare un muro intorno alla squadra per non sentir parlare di sudditanza psicologica. Da nord a sud, ognuno sembra giocare secondo le proprie regole, forse per ripicca, forse per protesta, forse per egocentrismo, fatto stà che oggi NapoliJuventus hanno dato vita ad un nuovo modo di comunicare che ha ricordato il fanciullesco gioco del silenzio. Era prevista per le 14 di oggi la conferenza stampa di Alessio, ma la dirigenza ha preferito imporre una cortina di silenzio dopo le polemiche post Catania per evitare di alzare la temperatura. Una chiusura a riccio, un serrare le fila: in tempi di accerchiamento niente deve trapelare dagli spogliatoi, meglio non concedersi ai giornalisti. Stesso dicorso la società partenopea, solo oggi ha annullato la conferenza stampa, ufficalmente per problemi organizzativi legati alla partenza per Bergamo, in realtà perché la società di De Laurentiis non ha affatto gradito l’arbitraggio di CataniaJuventus. In particolar modo il fatto che mezza panchina bianconera, in occasione del gol di Bergessio, sia uscita in massa dall’area tecnica: gesto che a Mazzarri, nella Supercoppa di Pechino, costò l’espulsione. Potremmo essere anche in sintonia con queste scelte, per una volta si può fare anche a meno di sentire le solite parole, a patto che a parlare siano finalemente coloro, di cui conosciamo solo la faccia, che potrebbero spiegare con le loro parole il perchè di determinati errori senza apparententemente voler porre rimedio.