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LA RIVINCITA DI UN UOMO GIUSTO PER IL WEST HAM: DAVID WILLIAM MOYES

08.06.2023 | 13:25

«David Moyes is a football genius» chi lo ha detto? Probabilmente davanti a un boccale di Birra, a Praga o a Londra nel distretto di Newham, lo avranno esclamato giubilanti tanti tifosi del West Ham subito dopo la finale di Conference. Ma nel 2013 la scritta campeggiava su uno striscione dei tifosi del Liverpool. I Reds stavano battendo 0-3 a domicilio il Manchester United. Sulla panchina dei Red Devils sedeva lui, David Moyes. Doveva essere la stagione della sua consacrazione dopo 11 anni di piazzamenti europei con l’Everton. Chiamato da Ferguson in persona a fargli da successore. È stato l’inizio della sua dannazione.

Ora sono passati 10 anni e qualche mese da quell’impietoso, ironico cartello ed è giunto tutto: redenzione, consacrazione, il primo vero titolo. Non fa testo il Charity Shield vinto proprio con lo United in principio di quella sciagurata stagione. Lo fa invece la Conference conquistata, un titolo europeo che agli Hammers mancava dalla Coppa delle Coppe 1964-65, se si esclude un’Intertoto al tramonto del millennio. David Moyes è di nuovo un genio del calcio. O perlomeno, la dimostrazione che se oltre al cervello fino si ha anche buon cuore e determinazione di ferro, oltre i modi cortesi di un autentico gentleman di Scozia, non importa quanto spesso e male si cade, quanto si verrà derisi, posti prima in dubbio e poi in croce. C’è un paradiso per ogni uomo giusto, e per quanto fosse irto di ostacoli e trappole, e Moyes, che modestamente lo è, ha saputo trovare la via per il suo. Ma quanta strada nei suoi sandali.

È nato a Glasgow nel 1963, si scopre stopper e a 15 anni era già in Islanda all’Íþróttabandalag Vestmannaeyja per giocare e maturare più esperienza possibile. Torna presto nelle Highlands, esordisce col Celtic, vince un campionato ma scivola presto tra altre squadre meno prestigiose della sua terra natia e le basse leghe inglesi. Conclude al Preston North End nel 1998 e comincia subito ad allenare lì. Nonostante le 530 presenze da professionista, è la panchina la sua vera vocazione. Già a 22 anni aveva cominciato a raccogliere attestati da mister.

Trascina il Preston dalla terza divisione alle porte della Premiership, va all’Everton, 11 anni che vengono ricordati come magici. Lancia Rooney, arretra e si inventa Arteta regista di centrocampo, li porta nel 2009 alla loro prima finale di FA Cup dal 1995, ma alla fine non vince niente.

Quindi l’Old Trafford e il crollo verticale per circa un altro decennio. Forse era inevitabile che andasse così dopo aver stretto un accordo Red Devils: lui è un devoto cristiano che ai tempi del Celtic era stato criticato da un compagno più grande perché passava troppo tempo a commentare la bibbia coi colleghi coetanei!

Dopo lo sciagurato patto faustiano, sembra che il demonio gli abbia sottratto il talento: esonero con la Real Sociedad, l’ultimo posto in Premier League e conseguente retrocessione con il Sunderland. Lo chiama il West Ham e viene allontanato dopo un tredicesimo posto.  Lo richiamano 3 mesi dopo, in principio di 2020 con la squadra in zona retrocessione. È anche il principio della rinascita. La vittoria della Conference nasce lì. Chiede subito l’acquisto di Tomas Soucek dallo Slavia Praga e l’allora ala 23nne Jarrod Bowen. Chi ha visto la finale, ha già naturalmente chiaro il valore di queste intuizioni. E quanto siano fondamentali per il suo 4-2-3-1 accorto, senza pressing, che si lascia attaccare, para e replica affondando con transizioni corte e veloci. La vera mossa magistrale però non sono i due acquisiti ma un taglio. Del suo stipendio. Del 30%, durante la pandemia da Covid, così che col ricavato i dipendenti del club non legati allo staff tecnico-calcistico potessero continuare a ricevere il 100%. Passa inoltre la sosta dovuta alla quarantena a distribuire beni di prima necessità ai bisognosi.

Si ricomincia a giocare e il suo West Ham vola. Lo salva, poi lo trascina in Europa League. Alle semifinali. Nella partita decisiva contro Eintracht Francoforte Bowen prende due pali, il secondo dei quali con una spettacolare rovesciata. Ennesimi scherzi del destino.

Ci riprova quest’anno con la Conference, forse la Coppa riservata per definizione a chi ci prova sempre e comunque. In campionato il West Ham si trascina nei bassifondi, rischia l’esonero. Sarebbe stata l’ultima beffa. Ma alla fine a ridere è lui. Anzi, a sorridere. Con gran classe. È tempo di levare il boccale: A David Moyes, football genius.

Foto tratta da profilo Twitter Ufficiale West Ham