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Mihajlovic: “Ibra è disposto a venire al Bologna. Panchina d’Oro? Se è per la malattia non la voglio”

29.11.2019 | 11:33

Un giorno speciale per Bologna e per tutti i tifosi di calcio. Sinisa Mihajlovic si è presentato questa mattina in conferenza stampa, accompagnato dai medici dell’ospedale Sant’Orsola e dalla squadra rossoblù al completo. Finalmente in tuta e visibilmente emozionato, il serbo ha ringraziato per l’affetto ricevuto in questi primi mesi di cure: “Ringrazio tutti per essere venuti, anche i miei giocatori: fanno di tutto pur di non allenarsi. È un’altra dimostrazione di affetto e vicinanza nei miei confronti. L’ultima volta che ci siamo sentiti era il 13 luglio, ho pensato che fosse giusto ritrovarci insieme ai medici. In questi 4 mesi difficili ho conosciuto al Sant’Orsola medici straordinari, infermieri che mi hanno curato e sopportato: so che ho un carattere forte, difficile ma loro sono stati meravigliosi con me. Li ringrazio tutti di cuore, anche per la vicinanza alla mia famiglia. Sono stati tutti fondamentali, senza di loro non avrei fatto quello che ho fatto”.

La famiglia e il Bologna

Mihajlovic ha poi continuato: “Voglio ringraziare tutti quelli che hanno avuto un pensiero per me. Mi sono sentito molto protetto e voluto bene. Grazie a tutti i tifosi e soprattutto a quelli del Bologna che mi hanno fatto sentire come un fratello. Ringrazio anche la società in tutte le sue componenti perché sono stati unici, sin dal primo momento, non hanno mai messo in dubbio la mia permanenza qui. Grazie anche ai miei amici più stretti, uno particolare e più sentito alla mia famiglia. Mia moglie è stata tutti i giorni con me, e mi ha dimostrato di essere fortunato: forse è l’unica persona al mondo che ha più palle di me. I miei figli sono la mia vita e quando c’era il problema di trovare un donatore hanno accettato di fare subito tutti gli esami del caso”.

Le condizioni di salute

“Ho passato 4 mesi tosti, sono stato rinchiuso in una stanza d’ospedale da solo e il mio più grande desiderio era di prendere una boccata d’aria fresca. Non mi sono mai sentito un eroe, ma solo un uomo forte, con carattere, ma sempre un uomo con tutte le sue fragilità. Voglio dire a tutti quelli che sono malati gravemente che non si devono sentire meno forti se non l’affrontano come me: non c’è da vergognarsi di aver paura. La leucemia è una malattia bastarda, ci vuole molta pazienza, bisogna ragionare giorno per giorno, per piccoli obiettivi. Non si deve mai perdere la voglia di combattere. Alla fine se sei forte e ci credi arriva il sole. Più il tempo passa più riprenderò le forze, ho perso 21 chili, prendo 19 pastiglie al giorno. Spero dopo questa esperienza di uscire come un uomo migliore perché nella vita precedente la pazienza non era il mio forte ma oggi devo averla per forza”.

Bologna

“Sapevo che avrei condizionato la squadra, la classifica, l’atteggiamento, le partite giocate: è normale. Ma non volevo che questo diventasse una scusa. Giocatori e staff sanno quanto gli voglio bene ma mi aspettavo di più da loro. Ho cercato sempre di essere presente, in ogni modo possibile, facendo sacrifici, speravo di vedere in campo un po’ di forza e sacrificio ma non sempre è successo. Vi devo dire che sono incazzato nero per i risultati, per il gioco, per l’atteggiamento. Da adesso in poi bisogna dare il 200% e abbiamo già cominciato: dobbiamo riprendere la normalità e fare punti. Chi non si rimette in carreggiata avrà dei problemi con me. Sono convinto che presto rivedremo il Bologna che siamo abituati a vedere”.

Ibrahimovic

“Ci siamo sentiti un paio di volte. Ora vediamo quello che succede. Lui è interessato, se dovesse venire lo farebbe per l’amicizia con me, ma capisco che ci siano altre ipotesi. Prima del 10 dicembre è difficile che accada”.

Il rientro il panchina

“Si ragiona giorno dopo giorno. Per ora posso andare a Casteldebole, non devo stare al chiuso con molta gente per troppo tempo, posso stare all’aperto ma senza prendere sole. Non posso andare allo stadio ma magari fra dieci giorni la situazione cambia. Io conto di esserci contro il Milan o contro l’Atalanta. Le trasferte posso farle solo in macchina ma naturalmente non quelle troppo lunghe”.

Il percorso di Sinisa allenatore 

“E’ tutto inusuale e difficile. Però ho visto gli allenamenti in diretta, potevo parlare con i giocatori e con lo staff, ho fatto tutto però non ero presente e questo fa la differenza. Adesso, tornando un po’ alla normalità, sono sicuro che si cominciano a fare le cose come si deve ogni giorno. Passavo tante ore attaccato ai macchinari. Guardare gli allenamenti e parlare con i giocatori è stato utilissimo”.

Il VAR

“Il VAR è utile, ma ci sono situazioni che non capisco in pieno come per i tocchi di mano. Con il fuorigioco siamo sicuri che non si sbaglia, ma sono comunque contento perché serve. Magari bisogna fare delle regole più chiare. Devo dire che in questi mesi ho avuto altro da pensare”.

Panchina d’oro

“Questo premio lo accetterei solo se è legato a quello che ho fatto in campo con il Bologna. Se me lo danno perché sono malato non mi serve, non lo voglio”.

Foto: Twitter Bologna