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Matías Fernández, un “Matigol” nella tana di “Batigol”…

26.07.2012 | 13:15

 

“La grandezza di un calciatore si misura anche dal numero di soprannomi che gli affibbiano”. La saggezza popolare sudamericana raggiunge picchi inenarrabili con questo detto. A dir poco veritiero. Prendete Diego Armando Maradona, per esempio. L’hanno chiamato in mille modi: “El Diez”, “D10S”, “El Pibe de Oro”, “Barillete Cosmico” e, ad inizio carriera, “Pelusa”. Nomignolo ereditato da questo argentino naturalizzato cileno. Il quale ne possiede almeno altri tre. E siamo sicuri che ai tifosi viola quello che piacerà più di tutti sarà “Matigol”…

Matías Ariel Fernández è ormai un giocatore della Fiorentina. O meglio, il suo jolly, in quanto nasce centrocampista offensivo ma può fare all’occorrenza il regista, il trequartista, l’esterno d’attacco o la punta pura. E ha una dote fondamentale: è talmente immarcabile da risultare fastidioso agli avversari. Proprio come una “pelusa”, termine che in spagnolo indica quelle piccole palline di lana che si formano sui maglioni. Onnipresenti e difficile da neutralizzare. Proprio come lui…

Fernández nasce il 15 maggio 1986 a Buenos Aires nel quartiere “Caballito”, casa del Ferro Carril Oeste, centenario club calcistico. La madre Mirtha è argentina, ma il padre Humbrto è originario del Cile. Ed è proprio lì che si trasferiscono quattro anni più tardi. Precisamente a La Calera. E’ lì che inizia a muovere i primi passi calcistici, prima del grande salto.

E’ il 1998, infatti, quando entra nel settore giovanile del glorioso Colo-Colo. E si mette subito in luce segnando caterve di gol. Prima del dramma: lesione della colonna vertebrale, e carriera (ma non solo) a rischio. Avviene però il miracolo: Fernández si riprende a pieno e debutta in prima squadra ad appena 17 anni nella sentitissima partita contro l’Universidad de Chile. Accade il primo agosto 2003. Sette giorni più tardi, la sua prima doppietta tra i professionisti contro il Cobresal.

Un predestinato. E diventa subito l’idolo dei tifosi del “Cacique”, che lo soprannominano “El Mago”, “El Director” e soprattutto “MatiGol”. Perché di reti ne segna a valanga: in tre stagioni sono 58 in 112 partite, una media spaventosa. Che gli spalanca le porte dell’Europa.

Destinazione: Villareal. Che lo compra nell’ottobre del 2006, anno in cui vince il titolo di miglior calciatore sudamericano. Il “sottomarino giallo” non solo lo paga poco meno di 9 milioni di euro, ma lo blinda con una clausola rescissoria da capogiro: 50 milioni di euro. Fernández, però, non brilla: 71 presenze ma solo sette gol in tre anni. Risultato: cessione allo Sporting Lisbona.

Le cose vanno leggermente meglio, in quanto gonfia per 12 volte la rete in 67 gare. E’ con la nazionale del Cile, però, che si mette maggiormente in luce, tornando ai livelli di una volta. Sono 17 i gol sinora segnati in 58 presenze con la maglia della “Roja”.

Ora, la Fiorentina. Lì già conoscono e ricordano un “Batigol”. Batterlo è praticamente impossibile. Ma “Matigol” proverà quantomeno a entrare nel cuore dei tifosi viola. E c’è un solo modo, per farlo…