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Da Mancini a De Boer: tutte le nostre tappe dal 28 giugno in poi

08.08.2016 | 21:30

Roberto Mancini è ufficialmente un ex da stamattina, Frank De Boer è già arrivato a Milano, pronto a raccoglierne l’eredità sulla panchina dell’Inter. Tutto confermato rispetto a quanto vi abbiamo raccontato, talvolta in punta di fioretto, nelle ultime settimane, per non dire mesi. Già, perché le prime avvisaglie si erano avute già il 28 giugno, giorno della presentazione milanese del nuovo azionista di maggioranza, il gruppo Suning. In conferenza si era parlato pubblicamente di profili forti, ma giovani e di prospettiva, due su tutti (Gabriel Jesus e Berardi, poi entrambi sfumati). Non a caso la sera stessa con “L’indiscrezione: Mancini aggrappato a Yaya. Ma…” vi avevamo precisato che quelle parole andavano interpretate come un chiaro segnale all’allenatore, ancora ancorato al solito Yaya Touré, quando invece la filosofia della nuova proprietà era orientata al no secco agli ultratrentenni, volendo mettere le basi per un futuro ciclo vincente. Che la posizione del Mancio non fosse blindatissima lo si era capito da subito, infatti l’indomani (29 giugno) titolammo “Esclusiva: Mancini, non è aria di rinnovo. La situazione”, spiegandovi come nelle valutazioni dei cinesi il prolungamento del contratto – in scadenza – del tecnico jesino non rappresentasse affatto una priorità, situazione gradita allo stesso Mancio che voleva verificare l’andazzo degli eventi. Il 6 luglio parlammo apertamente di “mal di pancia Mancini”, evidenziando come in casa Inter la musica sul mercato fosse cambiata con l’avvento di Suning, dal momento che l’allenatore non aveva più un ruolo centrale nelle scelte strategiche, mentre prima era l’unico vero riferimento: una sorta di manager che poteva disporre, intervenire e orientare le operazioni da affidare al ds Piero Ausilio, abilissimo anche a fare le nozze con i fichi secchi pur di accontentarlo. Tra il 9 e il 10 luglio vi anticipammo che il nuovo allenatore in seconda sarebbe stato Angelo Gregucci, reduce dall’esperienza all’Alessandria e fidatissimo del Mancio. Aggiungendo però una postilla, ossia che Roberto gli aveva chiesto di aspettare qualche giorno, perché evidentemente ben conscio della precarietà della sua condizione. Poi però la situazione sembrava essere rientrata, tant’è che il 18 luglio arrivava effettivamente la nomina di Gregucci a nuovo vice di Mancini. E nel frattempo, il 14 luglio, l’allenatore aveva sbottato “Per Yaya Touré non ci sono più speranze, il mercato lo fa la società”. Una delle tante dichiarazioni a sancire i nervi tesissimi in casa Inter, tra le altre ricordiamo “Se non mi vogliono sono pronto a farmi da parte”, “Dimissioni? La situazione non è cambiata rispetto a due giorni fa, vedremo nei prossimi giorni”. Nulla per nascondere i malumori, insomma. Tornando alla nostra ricostruzione, con i passaggi “Mancini, il mal di pancia continua” (14 luglio), “Il retroscena: Mancini è stanco. Settimana prossima decisiva. E…” (19 luglio), “Esclusiva: Mancini resta teso, prossimi giorni decisivi” (24 luglio) vi avevamo messo in allerta, mentre alle 00.30 del 25 luglio con “Esclusiva: Mancini-Inter, cosa può accadere ora” vi avevamo preannunciato il nuovo precipitare della situazione, sganciando il nome di Frank De Boer quale naturale candidato alla sostituzione (pista confermata il 27 luglio con “Esclusiva: Suning ha preallertato De Boer), e spiegandovi che solo un chiarimento totale con la proprietà in terra straniera avrebbe potuto far tornare definitivamente il sereno. Il 26 luglio avevamo registrato segnali di tregua, confermate dalle parole di Thohir da New York in merito alla fiducia nutrita nel proprio condottiero. Lo zuccherino Candreva non è però bastato ad allontanare gli spettri del divorzio, perché poi ad aggiungere altro pepe sono sorte le divergenze di vedute su Icardi (con il Mancio che lo avrebbe ceduto ben volentieri per 50 milioni più Gabbiadini, mentre la proprietà era sempre intenzionata a fare muro). E i tracolli in amichevole contro Bayern e, soprattutto, Tottenham, hanno maledettamente complicato il quadro Mancio. Frattanto il 27 luglio vi avevamo detto, con “Esclusiva: Mancini-Inter, non c’è tregua. Ora…” che l’ottimismo che trapelava altrove era ingiustificato, mentre il 29 luglio con Il retroscena: Mancini non si dimette” vi avevamo detto che mai Roberto avrebbe rinunciato all’incarico e, contestualmente, al lauto ingaggio da 10 milioni lordi spettantegli. Dopodiché il crollo definitivo: alle 23.59 del 6 agosto (quando tutti parlavano nuovamente di rinnovo), ossia 20 ore prima che la notizia dell’addio divenisse di dominio pubblico, abbiamo infatti titolato “Esclusiva: Mancini, frizioni con i cinesi. E quell’incontro con De Boer…”, raccontandovi l’anticamera del divorzio, ossia le ulteriori – e definitive – incomprensioni con la proprietà, precedute dall’incontro blindato tra Ausilio e De Boer da noi svelatovi, a conferma della scelta già maturata nelle segrete stanze nerazzurre. Ieri sera, infine, nel dirvi che le parti stavano trattando la risoluzione, vi abbiamo spiegato che la decisione di staccare la spina era stata presa direttamente da Thohir, ormai esausto, con il pieno avallo dei cinesi. Lo stesso Thohir che nel 2014, in una delle primissime interviste dal suo insediamento, aveva fatto un solo nome di allenatore gradito in chiave futura, proprio quello dell’olandese Frank. E oggi, arrestatasi finalmente l’altalena, sono arrivate tutte le conferme del caso, fine della telenovela che vi abbiamo raccontato con dovizia di particolari.