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Da Mancini a Spalletti: quest’Inter 1ª in classifica però è di un’altra pasta

04.12.2017 | 00:05

Spalletti

Quindici giornate non sono tante, ne mancano ancora quattro al giro di boa, ma nemmeno poche. E il primato dell’Inter appare tutt’altro che casuale, a differenza di due anni fa. Gli scettici ricordano infatti il precedente della stagione 2015-16, allorquando i nerazzurri conclusero l’anno solare in testa, ma poi persero con il Sassuolo all’ultima del girone d’andata e cedettero lo scettro di campione d’inverno al Napoli di Sarri. Il parallelismo ci può stare solo in termini numerici, anche all’epoca dopo la 15esima la Beneamata era al comando. Ma quell’Inter targata Mancini non aveva un’identità di gioco, pur vincendo spesso per 1-0 (il risultato scudetto per antonomasia). “Vedrete quando il Mancio troverà la giusta alchimia”, dicevano in tanti, ma alla fine il tecnico jesino non la trovò mai: lo scudetto lo vinse la Juve, l’Inter finì quarta a meno 24 dai bianconeri, mancando la zona Champions per ben 13 punti.

Stavolta la situazione, fermo restando che il giudice ultimo sarà sempre il campo (e la classifica del 20 maggio), appare ben diversa perché la mano di Spalletti si vede. Anzi no, si è vista da subito. L’ex condottiero della Roma ha avuto meno dal mercato rispetto a quanto si aspettasse, anche perché la stretta imposta dal gruppo Suning è arrivata a sessione estiva inoltrata. Eppure quel paio di acquisti mirati (Skriniar e Borja Valero, che conoscevano già la Serie A) si sono rivelati fondamentali, a differenza di Dalbert e Cancelo, provenienti da altri campionati e che stanno attraversando la classica fase di ambientamento, lo spagnolo è stato condizionato anche da qualche guaio fisico. Quest’Inter piace, vince e convince perché anche sul 4-0 continuare ad attaccare a testa bassa: manovra fluida ed efficace. La Linea Maginot si fonda sul solidissimo asse Handanovic-Skriniar, a centrocampo Borja cuce che è una bellezza, Perisic – dopo i tormenti estivi – è tornato a fare quello che vuole e Icardi sta provando a ripercorrere le orme dell’Higuain del record. Discorso a parte meritano i rigenerati: alla Santon, prima Nagatomo, Brozovic e da ultimo Ranocchia, protagonista contro il Chievo. Adesso l’esame di maturità all’Allianz Stadium contro la Juve, reduce dal blitz del San Paolo: con don Luciano al timone, l’Inter si giocherà le sue carte.