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LEO, MAX E LE VEDOVELLE SPARITE

16.07.2017 | 00:30

Bonucci

A un certo punto arriva il momento. Questo: pensi che un rapporto sia finito, che non esistano più margini, che è meglio salutarsi. Leo al potere (Milan), ben oltre Max. Già perché con Allegri era finita da un pezzo, al punto che l’allenatore – ancora prima del rinnovo – aveva detto “io o lui”. La Juve gli aveva risposto “tu”, senza troppi giri di parole. Ecco perché la trattativa dell’estate, quella con il Milan nata sottotraccia, si è sviluppata e conclusa in 48 ore.
“Io o lui” perché tra Max e Bonnie erano stati oltrepassati i limiti. Gli episodi che conosciamo e magari quelli che non conosciamo. Le gerarchie probabilmente non rispettate anche da un signore di grande personalità che guida la difesa e che lascerà un vuoto forse incolmabile. Ma le regole sono regole, disse Allegri. E qui comando io, non lui. La Juve aveva capito, aveva dato il via libera. Altrimenti Bonucci sarebbe andato da un’altra parte, almeno a 55 milioni e non a 42. Ma nei patti prima dell’addio ci stanno anche le indicazioni da seguire alla lettera. Bonnie aveva dettato i termini, della serie: vado, ma dove decido io e non voi; resto in Italia, i soldi della Premier non mi interessano. Già, perché Milano è la dimensione per la famiglia, dopo i problemi recenti, senza ripartire daccapo e chissà con quali difficoltà. La Juve ha capito, ha memorizzato, ha accettato. Perché non si sarebbe potuta permettere di tirarla per le lunghe, nei primi giorni di lavoro e con l’impossibilità di ripristinare un rapporto con Max. Più veloce della luce: 42 milioni piuttosto che 55 o 60. Il bilancio dei sette anni è fantastico, malgrado i rimpianti per la mancata Champions. Ora i discorsi da fare sono due.
Il primo: è vero che la Juve ha quattro centrali e che giocando con il 4-4-2 non ci sarebbe la necessità. Invece la necessità esiste: Bonucci era la guida, il leader assoluto, quello che faceva partire l’azione con lanci al centimetro, il fidatissimo di Buffon. Considerato che Barzagli e Chiellini non sono giovanotti di primo pelo e che ogni tanto si fermano per qualche settimana, bisogna andare sul mercato. Sapendo che i numeri uno del ruolo costano una tombola, non lasciano le big e quindi la selezione sarà più complicata. Da fare con calma, senza farsi assalire dalla smania o dall’ansia, magari dopo aver ingaggiato Bernardeschi e il famoso centrocampista.
Il secondo discorso va diviso in due. Intanto, pur avendo spiegato le motivazioni, il Milan porta via alla Juve uno dei principali punti di riferimento. Se gli orfanelli di Galliani lo avessero saputo un mese e mezzo fa, avrebbero evitato di fare troppa ironia (?) sulla svolta cinese in casa Milan. Ora gli orfanelli non sanno più come arrampicarsi e le vedovelle sono sparite, povere… Di solito quando devi cedere un pezzo da novanta eviti sempre di farlo a quella che potrebbe diventare spesso una tua diretta concorrente. Ma, abbiamo detto, la Juve aveva scelto Max e ha dovuto accettare le indicazioni di Bonucci. L’altra metà del secondo discorso da fare è questa: il Milan porta a casa l’identikit perfetto, uno dei migliori in circolazione, darà a Musacchio e Romagnoli la spalla giusta per consentire a Montella di cambiare sistema di gioco. Ma non è soltanto il discorso dell’eventuale difesa a tre rossonera che fa la differenza, c’è un’altra cosa fondamentale: quando hai Bonucci dalla tua parte sai che la mentalità aumenterà del 50 per cento, trasmissione dati e spogliatoio cementato. Per il Milan è una goduria.
Leo al potere (rossonero). Leo oltre Max, divorzio scritto e annunciato. La Juve saprà farsene una ragione: i matrimoni si celebrano e consumano in due, altrimenti diventano un supplizio. Aria. E non più amici come prima.

 

Foto: sito ufficiale Milan