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LA ROMA ERIGE UN MURO SVEDESE: I CENTIMETRI E I RIFLESSI FELINI DI ROBIN OLSEN PER IL DOPO-ALISSON

24.07.2018 | 11:15

E così, nel giro di cinque giorni, la Roma risolve l’enigma portiere tanto discusso in questa finestra di mercato: dal viaggio di Alisson verso Liverpool del 18 luglio all’arrivo di Robin Patrick Olsen a Ciampino nella giornata di ieri. Con il brasiliano la società di Pallotta ha generato una plusvalenza non indifferente, dai 7,5 milioni di euro per acquistarlo dall’Internacional ai circa 72 incassati con la cessione ai Reds. Parte di quel denaro è servito sicuramente per puntare sul suo sostituto, in un’operazione al di sotto dei 15 milioni di euro.

E questa volta si è deciso di cercarlo nel Vecchio continente: il nuovo guardiano giallorosso infatti è svedese, nato a Malmö l’8 gennaio 1990. Cresce nelle giovanili della squadra della sua città, dove resta per 10 anni (fino al 2007): stessa scelta compiuta – solo in parte – da un altro grande campione come Zlatan Ibrahimovic. Dopo qualche breve esperienza nelle serie minori con le maglie del Limhamn Bunkeflo e del Klagshamn, all’età di 22 anni, fa ritorno al Malmö e il tecnico Rikard Norling lo fa debuttare prima nella Coppa nazionale, in una partita rocambolesca contro il Sandvikens terminata 3-3 dopo i novanta minuti e vinta 6-3 dopo i tempi supplementari, e poi nell’Allsvenskan (Serie A svedese), nell’ottobre del 2012, nell’incontro vinto fuori casa per 2-0 contro lo Syrianska. Sono gli anni in cui i suoi allenatori iniziano a intravedere un potenziale su cui poter lavorare per far venir fuori un gioiellino capace di destreggiarsi come un gatto tra i pali. Tra i mesi di marzo e agosto dell’anno successivo infatti viene lanciato nella squadra dell’Under 21, disputando qualche partita anche con la fascia di capitano al braccio. Un segno di stima ma soprattutto di affidabilità garantita dal numero uno, che lo portano a raccogliere altro minutaggio nella serie maggiore. Nel 2014 non ci sono più dubbi: è il portiere titolare della sua squadra e disputa 29 partite di campionato su 30. Acquisisce sempre più dimestichezza tra i pali, e le caratteristiche tecniche che appaiono maggiormente sviluppate negli anni della consacrazione sono l’agilità, nonostante l’altezza di 1,98 mt, e la reattività sui palloni colpiti dagli avversari a distanza ravvicinata. Quegli stessi palloni che il pubblico avversario si aspetta di vederli terminare inesorabilmente in fondo alla rete… e che invece trovano le mani di Olsen. Ha la capacità di distendersi a terra con grande velocità, nelle uscite a tu per tu chiude perfettamente lo specchio della porta, dimostrando grande senso della posizione e costringendo gli avversari a colpirlo o a calciare lontano dal palo. Praticamente un muro vivente.

E più grandi si dimostrano le sue parate, più grande diventa anche il pubblico che lo osserva: nel 2014/15 arriva il tanto atteso debutto in Champions League e, con essa, anche il primo contatto con il calcio italiano. Il suo club infatti viene inserito nel girone con Olympiacos, Atletico Madrid e Juventus. Si accorge di lui il Paok Salonicco, ma l’esperienza in Super League e in Europa League – durata solo qualche mese – non lo lascia particolarmente entusiasta. Torna vicino casa sua, in Danimarca, precisamente al Copenaghen: prima in prestito, poi verrà prelevato dai Leoni nel luglio 2016 per una cifra intorno ai 700mila euro. L’esperienza cresce e disputa un’altra edizione di Champions League (16/17) e di Europa League (17/18). Il suo talento è visibile agli occhi di tutti, anche a quelli del Ct della Nazionale, con la quale ha esordito nel gennaio 2015, fino ad arrivare a giocare lo scorso Mondiale in Russia, e dopo aver chiuso la saracinesca per 180 minuti all’Italia, spedendola fuori dalla kermesse internazionale. Ed è proprio dalla Capitale del Belpaese che riparte il 28enne scandinavo: Monchi ha puntato su di lui e il futuro è nelle sue mani.

Foto: Roma Twitter