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Zanetti: “Con l’arrivo di Conte mi sono avvicinato alla squadra. Il passato alla Juve non ha influito”

05.05.2021 | 17:22

Il vice presidente dell’Inter, Javier Zanetti, ha parlato a La Nacion, parlando dello scudetto nerazzurro e di tanti altri temi.

Queste le sue parole: “Differenze nel vincere uno scudetto da dirigente e da calciatore? Le sensazioni sono inevitabilmente diverse. Ma la soddisfazione è la stessa, anche se ora la gioia passa dall’altra parte: l’orgoglio di vedere come è cresciuta questa squadra in questi due anni, nonostante le tante battute d’arresto. Questo progetto è iniziato con Conte due anni fa. E dal suo arrivo sono stato molto più vicino alla squadra. All’inizio quando comunque già ricoprivo il mio ruolo da vice presidente, mi sono dedicato di più ad altre cose. Non che non fossi vicino alla zona sportiva, ma mi dedicavo anche ad altri campi. 

Bisogna migliorare in ambito europeo: “Sì, tutto questo. E aver perso anche alcune partite fondamentali nel campionato italiano lo scorso anno che sono state decisive. Tutti i gruppi, se vogliono davvero crescere, devono attraversare questi momenti e imparare a gestirli. I momenti brutti sono quelli che confermano che quello che stai facendo non è abbastanza. Ora, una volta che hai la diagnosi, devi vedere come risolvi il problema. E questo gruppo ha continuato a crescere, hanno capito che quello che avevano fatto non era abbastanza per loro”.

Che cosa distingue Antonio Conte dagli altri tecnici?
“Principalmente, nella cultura del lavoro. È instancabile. E poi la sua mentalità ha reso un gruppo di giocatori, molti dei quali giovani, consapevoli di poter vincere. Insisteva, soprattutto nelle avversità, a credere in un lavoro. Quell’unico lavoro sarebbe servito come backup. Quando non viene fuori nulla, se c’è un lavoro in background, quel lavoro è quello che può salvarti. Da quando è arrivato non c’è stato giorno in cui non abbia pensato a come migliorare la squadra. I suoi meriti vanno anche oltre la vittoria del titolo dopo un decennio e il taglio della striscia positiva della Juve. È stato anche responsabile della valorizzazione dei giocatori, del riposizionamento del club. Ha convinto il gruppo a seguirlo”.

Conte, da giocatore e allenatore, ha trascorso 16 anni alla Juventus, grande rivale dell’Inter. Come pensi che lo valutino i tifosi, sia quelli bianconeri che quelli nerazzurri?
“Penso che al tifoso della Juve non piaccia che abbia portato l’Inter a vincere un titolo. Il tifoso nerazzurro, all’inizio, sicuramente lo aveva un po’ studiato, ma credo si sia subito reso conto, dal modo di lavorare di Antonio, che l’uomo si sarebbe impegnato completamente. Al di là del fatto che Antonio ha giocato tanto per la Juventus, da quando è arrivato all’Inter, non è passato giorno senza pensare al 100% su come migliorare la squadra. Qui si dice che “ha sostenuto la causa”, ha abbracciato la sfida, ha accettato questa sfida come un uomo interista al 100%”.

E i tuoi ricordi contro di lui, in campo?
“Immagina, con la rivalità tra Inter e Juventus, e poi giocavamo nello stesso settore, a centrocampo, ci siamo incrociati mille volte in mille partite, ma non abbiamo mai avuto problemi. C’è grande rispetto. Era intenso, viscerale, ma faceva il suo gioco, non gli interessava nient’altro. Aveva un carattere e una personalità, ma non era alla ricerca di conflitti”.

Quali aspetti metteresti in evidenza, a parte i gol di Lautaro e Lukaku?
“La crescita della fase difensiva è stata molto importante. Il centrocampo ha raggiunto l’equilibrio, e tutto insieme ha dato rassicurazioni alla squadra, sapendo che quelli sopra di noi non avevano le nostre sicurezze. E non solo Lauti e Lukaku, perché anche Alexis, una volta superato l’infortunio, è stato fondamentale”.

E i tuoi meriti?
“Minori. Forse, per essere sempre al servizio della squadra, ma soprattutto nei momenti di difficoltà, perché non tutti sono presenti nei momenti difficili. Bisogna lavorare in silenzio, allineati su un’unica idea e portarla avanti. Diventare una squadra dentro e fuori dal campo. Ho imparato molto tempo fa che per quegli 11 che entrano in campo per lavorare al meglio, ci deve essere un’organizzazione che deve aggiustare tutti i dettagli in modo che quegli 11, appunto, debbano solo giocare”.

44 gol realizzati dalla coppia Lukaku e Lautaro Martínez, fino ad oggi, nella stagione. L’Inter ha il miglior attacco d’Europa?
“Abbiamo una delle migliori coppie di attacco in circolazione. I due si completano molto bene. Ti rendi conto che si sentono a proprio agio, si cercano, si aiutano a vicenda. È bello vederli giocare. E la squadra è importante anche per loro, perché c’è molto lavoro dietro affinché la squadra sappia come trovarli durante le partite. Sembra che ormai giochino a memoria, e può essere vero, ma perché c’è un enorme lavoro dietro”.

Come è andata con la Super League Europea? L’Inter è stata una delle 12 società fondatrici…
“E’ durato così poco. La risposta è stata data dal tifoso di calcio. E non solo i tifosi dei 12 club fondatori, ma tutti gli appassionati di calcio. È stato un errore e bisogna imparare dagli errori. Questo è stato un errore, senza dubbio, ma sicuramente aiuterà la FIFA, la UEFA e tutte le principali organizzazioni calcistiche, insieme ai club, a riunirsi e cercare di trovare soluzioni per migliorare il calcio”.

Foto: Twitter Inter