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IL PASTROCCHIO IN DIFFERITA

29.02.2020 | 23:55

Non sono un tifoso. Anzi sì: il mio cuore batte da sempre per la Reggina, scusate per la divagazione, ma questo è un altro paio di maniche. Non è fondamentale essere tifosi (dell’Inter o della Lazio, della Juve o del Milan) per memorizzare un concetto: la storia del rinvio del sabato mattina è un pastrocchio che Ponzio Pilato – al confronto – sarebbe stato un dilettante. Per tutta la settimana ci siamo battuti, noi di Sportitalia, all’insegna di un concetto chiaro: le partite si giocano tutte oppure vanno rinviate tutte; le partite un po’ a porte chiuse e un altro po’ a porte aperte sono un ibrido assurdo. E non conta il fatto che il calendario abbia proposto un sensazionale Juve-Inter per domenica sera primo marzo, le altre storie (dalla lotta salvezza in poi) meriterebbero lo stesso rispetto e la stessa attenzione. Purtroppo ora è il caso di dire “avrebbe meritato”.

Qui funziona così: la Serie B gioca, la A manda in onda quattro partite e la decisione di chiudere alle altre arriva dopo mezzogiorno di un fastidiosissimo sabato di fine febbraio. I tifosi dell’Atalanta (zona segnalata) vanno a Lecce e fanno i controlli, altri tifosi non possono: ma chi ha scritto questo romanzo?

Ci chiediamo con angoscia: la prossima volta la decisione verrà presa a un quarto d’ora da un posticipo o da un anticipo? Assurdo. Dice il saggio: ma ci sono gli Europei… Risponde l’altro saggio: ma chi se ne importa… Qui si tratta di capire se siamo tutti uguali, se siamo sullo stesso carrozzone, se le regole valgono per chiunque. Indirizzare al 13 maggio gran parte della giornata programmata per queste ore significa turarsi il naso, infischiarsene del prossimo e strasbattersene di un metodo logico e quindi normale, della guida che dovresti avere da parte di chi è chiamato a decidere. Nulla di tutto questo. Il 13 maggio le condizioni saranno completamente diverse, come per chi programma di fare una settimana sulla neve di questi tempi e poi gli dicono “guarda che abbiamo scherzato, riprova tra tra mesi”. Tra tra mesi di sicuro troverà il sole, che roba è? Un pastrocchio, appunto.

Non ci vuole il mago per capire cosa andava fatto in situazioni del genere. Una bella riunione martedì, al massimo mercoledì, per arrivare a una decisione collegiale ma unanime: le giochiamo tutte a porte chiuse, in caso contrario cancelliamo la giornata e la riprogrammiamo. Stop. In Svizzera ci sono riusciti, era semplice, dalle nostre parti conta il cappuccino delle 10 di sabato mattina: dolce o amaro, con zucchero oppure con miele? Nel frattempo Inter-Ludogorets è stata disputata giovedì sera nel silenzio del Meazza: non era surreale l’atmosfera dello stadio, robetta rispetto al surreale – quello sì – che ci sta accompagnando in queste ore. Noi siamo quelli che vogliamo sentirci moderni quando non siamo capaci di prendere una decisione in tempo reale. Noi siamo quelli che è sempre colpa degli altri quando è solo colpa nostra. Noi siamo quelli che rinviamo a domani quanto avremmo dovuto fare avant’ieri.

Il pastrocchio è incancellabile, le scelte in totale differita rispetto alla necessità di un “live” immediato sintetizzano imbarazzo e molto altro. Ce la spiegheranno a modo loro. Come al solito. In realtà non sono stati capaci di fare una cosa semplicissima. Come al solito.

 

Foto: sito ufficiale Juve