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Il mercato in campo – Il fattore Fonseca

25.12.2019 | 19:20

Non mancavano scetticismo e perplessità quando in estate venne diramata la scelta ufficiale della nuova guida tecnica in casa romanista. Paulo Fonseca rappresentava un interessante profilo internazionale e la sua crescita era evidente sotto gli occhi di tutti. La situazione giallorossa risultava però assai complicata dopo una stagione caratterizzata dall’interruzione del progetto Di Francesco e conclusa con la mancata qualificazione all’Europa che conta.

Come se non bastasse durante il mercato estivo la piazza romanista ha assistito all’ennesima rivoluzione, con alcuni big ceduti al miglior offerente e tanti acquisti, forse troppi a parere di diversi addetti ai lavori, per poter trovare l’amalgama in tempi brevi, anche in considerazione del fisiologico ambientamento di un tecnico straniero alla prima panchina in serie A. Dubbi, preoccupazioni, interrogativi, ansie spazzate via dall’unico giudice incontrovertibile, il campo.

Se le operazioni in entrata stanno dando ragione allo staff dirigenziale che si è assicurata elementi in grado di alzare il livello qualitativo della rosa, componendo un mix di primo livello in termini qualità – prezzo (Lopez, Mancini, Smalling, Spinazzola, Veretout, Diawara, attendendo il miglior Mkhitaryan), il meglio è arrivato dalla guida tecnica. A tempo di record Paulo Fonseca è riuscito a calarsi perfettamente nel campionato italiano, comprendendo al volo le insidie del torneo e le caratteristiche degli avversari.

Non ha snaturato il proprio credo tattico, lo ha adattato, integrato, arricchito, il campionato italiano è migliorato potendo vantare le sue idee vincenti, una mentalità moderna, un approccio dinamico, la capacità di dare un’impronta e saper leggere la partita per cambiare in corso, con tempismo ed efficacia. Guardi la Roma e all’istante intuisci chi la guida. Il malumore e le perplessità della piazza, la forte concorrenza nei quartieri alti, la prima esperienza in uno dei massimi campionati europei, una rosa rinnovata e per lungo periodo la zavorra degli infortuni che hanno ridotto all’osso le scelte. La strada era in netta salita.

Sul fronte infermeria Fonseca avrebbe potuto aggrapparsi agli alibi, lamentarsi della sfortuna, invece ha dimostrato con i fatti le ragioni dei complimenti ricevuti e i risultati ottenuti sulla panchina del Braga e dello Shakhtar. Ha fatto di necessità virtù, ha puntato sulla valorizzazione degli elementi a disposizione, in primis quelli meno impiegati, o apparentemente ai margini del progetto tecnico, tra i quali Pastore, stimolandoli e rendendoli utili alla causa del collettivo. Fonseca è entrato nella testa dei propri ragazzi, sempre pronti a sacrificarsi e adattarsi in più ruoli, ognuno dà il massimo durante ogni allenamento, con la consapevolezza e la certezza che le scelte in ottica partita dipenderanno dagli sforzi profusi quotidianamente.

Nessuno ha il posto assicurato, tutti se lo devono guadagnare, possono cambiare gli interpreti ma la musica non cambia. A Firenze abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione e le difficoltà attraversate dai viola non ingannino, ne sa qualcosa l’Inter a San Siro. Fraseggi palla a terra, voglia di aggredire altissimo in fase di non possesso, personalità e imprevedibilità nella gestione del pallone, personalità e coraggio in difesa, centrocampisti sempre pronti ad inserirsi negli spazi, un reparto avanzato dinamico, versatile, con un Dzeko uomo squadra. In un contesto tecnico – tattico di tale livello la coralità del gruppo viene esaltata, la classe dei singoli può sbocciare senza confini. Le giocate di Pellegrini al Franchi meriterebbero uno spot per il bene del calcio.

Il mercato di gennaio è ormai alle porte e a questa Roma basterebbero pochi ritocchi per alzare ulteriormente l’asticella, senza fare il passo più lungo della gamba. Per divertirsi e continuare a divertire, vincendo.

Diego Anelli Direttore www.sampdorianews.net

Foto: Twitter ufficiale Roma