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Garcia: “Roma? È la storia del mondo, un onore allenare Totti. Speriamo di tornare a giocare”

21.04.2020 | 22:28

Roma compie 2773 anni e, l’ex tecnico Rudi Garcia, ora allenatore del Lione, ha rilasciato una lunga intervista a Sky:

Com’è la situazione in Francia. Si può ripartire il 17 giugno?
“La situazione è simile rispetto all’Italia, anche se ci siamo mossi con una settimana di ritardo. Ci sono dibattiti sulla ripresa degli allenamenti: se dobbiamo mantenere la distanza tra i giocatori, non si può giocare a calcio, ci si può solo allenare a piccoli gruppi ma non si possono fare partitelle. Mi sembra complicato riprendere in queste condizioni”.

È vero che ha creato una chat su Whatsapp con gli allenatori?
“Ho creato questo gruppo soprattutto per aiutare il nostro servizio sanitario. Abbiamo raccolto 120.000 euro. Poi ci siamo scambiati delle idee, adesso si è aggiunto anche Domenech, che è il direttore del sindacato degli allenatori, e stiamo discutendo sui calendari ed esponendo le nostre preoccupazioni”.

Cosa ha rappresentato Totti?
“Come giocatore e come uomo conta tanto per me e per la mia carriera. È stato un onore averlo allenato, sono emozionato quando rivedo le immagini delle partite vissute insieme”.

Cosa le è rimasto di Roma?
“Ho scoperto una città, un Paese e una lingua nuovi. Continuo ad allenare il mio italiano in casa, con mia moglie, e mi tengo al corrente di tutto ciò che succede nel calcio e adesso, sfortunatamente, anche fuori. La cosa più importante è la salute, stiamo sempre al telefono per sapere se tutto va bene”.

Ha qualche rimpianto in quell’avventura?
“Si può sempre fare meglio, ma non ho rimpianti. Sono fiero del percorso che abbiamo fatto in quegli anni. Ricordo solo che abbiamo avuto un avversario di grandissimo livello, la Juve fece più d 100 punti e bisogna accettare la forza degli avversari. Le abbiamo dato filo da torcere, fino alla fine. Sono arrivato sulle ceneri, dopo la sconfitta nel derby di Coppa Italia. Il primo derby era alla quarta giornata e l’ho visto come un’opportunità. Avevo un gruppo di lupi, sono legato ancora a loro: da De Sanctis a Benatia e Castan, fino a De Rossi e Totti. Vincere un trofeo sarebbe stato magico. Un giorno mi piacerebbe tornare per portare a termine questa missione”.

Quindi tornerebbe a Roma?
“Sto benissimo a Lione e spero di fare grandi cose qua. Mai dire mai, però. Tornare a Roma, non solo per vedere amici e famiglia, sarebbe una bella cosa. Ma voglio vincere qualcosa col Lione”.

C’è stata una possibilità tornare in italia?
“Durante la mia permanenza alla Roma e anche dopo ho avuto contatti, ma non se ne è fatto nulla. Ho ripreso dal Marsiglia, facendo un bel cammino in Europa League. Ora sono a Lione e spero di giocare il ritorno contro la Juve, la Champions è meravigliosa e il virus ci ha tolto il piacere di andare in campo e far sorridere la gente. Quando? In estate penso si possa fare. Noi abbiamo una settimana di sosta in inverno e giochiamo quando i campi sono in condizioni pessime. A giugno e luglio non si gioca mai ma sono i periodi migliori, basterebbe cominciare le partite più tardi. Spero che il calcio riprenda ovunque nello stesso momento, ma non credo sia possibile, perché per esempio in Germania dovrebbero ripartire prima”.

La Juve che ha affrontato è meno forte rispetto a quella affrontata in passato quando allenava la Roma?
“È una squadra differente, nei giocatori e nell’allenatore. Nel girone ha fatto benissimo, prima di perdere con noi aveva fatto un percorso quasi netto. In Italia ci sono due squadre che stanno facendo benissimo, ma l’esperienza dei bianconeri consentirà loro di essere ancora campioni. Noi abbiamo vinto contro una grande squadra europea”.

A Roma ricordano ancora la sua frase Abbiamo rimesso la Chiesa al centro del villaggio
“In Francia non c’è una città che abbia due grandi club. In Italia è una cosa comune. Un derby in Italia è molto più importante e sentito. Era un contesto particolare: vincere quel derby rimise le cose in ordine dopo la sconfitta in finale di Coppa Italia di qualche mese prima”.

Qual è il ricordo più bello?
“Il primo derby, festeggiare sotto la Curva Sud con i giocatori. De Rossi mi trascinò, non era previsto. Poi ho incontrato la mia compagna, Francesca, e ho scoperto non una città, ma la storia del mondo. Ci ero stato poche volte, ma in quei tre anni me la sono potuta godere pienamente”.

Perché è finita? Si poteva evitare l’esonero?
“Si poteva andar avanti, ma il calcio è così. C’è chi decide, paga e a volte sbaglia nel prendere le decisioni. I risultati sono tutto: anche tre pareggi di fila possono condannarti agli occhi dei dirigenti, che dimenticano tutto quello che hai fatto prima. Io sempre la valigia pronta, non è bello e la storia spesso dimostra che cambiare a stagione in corso non porta quasi mai risultati. Quello che conta è dare il meglio per la squadra”.

Chi porterebbe a Lione?
“Sono contentissimo della mia rosa, ma la Roma ha tanti giocatori forti. Speravo di poterla affrontare in questi anni, spero di poterlo fare in Champions”.

De Rossi diventerà un allenatore? Balotelli è così difficile da gestire?
“Mario l’ho sentito un paio di giorni fa per sapere le sue condizioni. Abbiamo avuto un bel rapporto, è una persona particolare ma tutta da scoprire. Ha sentimenti profondi: gli ho detto subito quello che mi aspettavo da lui, è un giocatore di altissimo livello, sul piano tecnico uno dei migliori che abbia mai avuto. A volte ha sbagliato alcune scelte ma è un uomo di qualità, non è quello che la gente crede. Spero possa salvare il Brescia e che faccia ancora grandi cose. Daniele? Volevo andare in Argentina a vederlo. Mi aspettavo che chiudesse alla Roma, mi ha reso triste quella scelta anche se ha fatto bene nel raggiungere Nicolas Burdisso. Ha le capacità per diventare un allenatore di alto livello e sa quanto sia importante imparare. L’allenatore deve pensare alla squadra e non a sé stesso, a differenza di quando sei giocatore. Lui pensava collettivamente, da capitano qual era, quindi lo sa”.

Che accoglienza si aspetta a Torino? Rifarebbe il gesto del violino?
“Tifare la propria squadra non vuol dire odiare l’avversario. Spero di poter vedere un giorno tifosi di squadre diverse abbracciati allo stadio. Io ho sempre rispettato gli avversari, quel gesto non era irrispettoso”.

Foto: Marsiglia Twitter