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ESPERIENZA, GRINTA E IL PARMA: ALESSANDRO LUCARELLI, DALL’INFERNO AL PARADISO UNA VITA DA CAPITANO

29.05.2018 | 09:34

Giocare per una squadra che diventa la tua famiglia, per un città che diventa la tua città. Combattere, soffrire, affondare e risalire fino in cima, e poi lasciare, come un padre che sa che un figlio è grande da poter farcela da solo. Un capitano è così.
Alessandro Lucarelli e il Parma è una storia d’amore, di vita e di calcio, quello delle bandiere che, anche quando non va, trovano sempre un soffio di vento per sventolare. Nasce a Livorno il 22 luglio del 1977, in una famiglia in cui il calcio è di casa: il fratello Cristiano (che adesso allena il Catania in serie C e domani inizierà il suo cammino nei play-off), due anni più grande di lui, gioca in attacco, mentre lui inizia la carriera come libero difensivo. I giochi da bambini, alla fine, li replicheranno in serie A. Piede sinistro, grande fisico e ottima capacità aerea, Alessandro cresce nel settore giovanile del Piacenza, ma fa il suo esordio da professionista con la maglia del Leffe, dove arriva in prestito e gioca, da titolare, un campionato di serie C2, mettendo insieme 29 presenze. Rientrato alla base, a settembre del 1998 fa il suo esordio in serie A nella gara contro la Lazio, e nei quattro anni complessivi con i piacentini, fino al 2002, raccoglie 89 presenze in totale, con un anno in cadetteria (stagione 2000-2001). L’anno successivo è protagonista ancora in B, questa volta con la maglia del Palermo, con cui scende in campo 28 volte, per poi trasferirsi a Brescia, dove debutta in Coppa Intertoto. Il soggiorno in Lombardia dura pochi mesi, perché è la Fiorentina ad acquistarlo e a renderlo protagonista del ritorno nella massima serie dei viola, coronato da 31 presenze con Mondonico in panchina. Nel 2004 raggiunge il fratello Cristiano al Livorno, e trova il primo gol in serie A nella gara contro la Reggina. A fine anno, le reti saranno 4 in 28 presenze. In Calabria ci tornerà da giocatore nella stagione successiva, e ci resterà per due anni, firmando il miracolo salvezza con Mazzarri, raccogliendo 71 presenze e 5 gol, ed ereditando la fascia da capitano da Ciccio Cozza. Dopo un anno al Genoa e un gol in 29 apparizioni, inizia la sua avventura con il Parma. Arriva in Emilia nel 2008 con la squadra retrocessa in serie B, ed è subito protagonista della risalita, che non sarà l’ultima. Con i ducali, nelle stagioni successive in A, le presenze saranno 193, condite da 11 gol e una qualificazione in Europa League poi cancellata. Da lì iniziano i problemi dei parmigiani che, alla fine, dovranno ricominciare dalla serie D dopo il fallimento. Lucarelli non demorde e decide di rimanere, da capitano. Ricomincia dai campi di periferia dei dilettanti, porta la squadra nuovamente nel professionismo e poi, ancora, in serie B. Nell’ultima stagione diventa il giocatore crociato più presente di sempre (i gettoni sono in totale 350, con 22 reti in tutte le categorie), ed è protagonista, ancora una volta, dell’ennesimo successo che (ri) porta il Parma in serie A. Nella serata della promozione, in un clima di festa, a 41 anni suonati, annuncia il ritiro dal calcio dopo aver riportato la sua squadra nel palcoscenico che gli compete. La società ha deciso di ritirare la maglia numero 6 in segno di stima e gratitudine. Alessandro Lucarelli è stato uno degli ultimi leader, mai silenzioso, sempre in prima linea per difendere i valori e gli ideali. È uscito di scena dai campi nel momento forse più bello della sua carriera, dopo aver rimesso, probabilmente, tutte le cose al proprio posto. Una cosa è certa, una figura come lui mancherà al calcio.

Foto: Parma Twitter