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DALLA BOCCIATURA DI DE BOER AL PLACET DI DIJKS: STEFANO DENSWIL, L’OLANDESE AL PRIMO NON-GOL CON IL BOLOGNA

16.09.2019 | 12:49

Dal suo arrivo al Bologna, il difensore olandese Stefano Denswil ha giocato ogni singolo minuto a disposizione in gare ufficiali, tre di Serie A e una di Coppa Italia. Ieri, contro il Brescia, il 26enne ha trovato anche il suo primo gol in rossoblu. O almeno, così pareva. “Abbiamo lavorato duramente – ha scritto nel post-gara sul proprio profilo Instagrame abbiamo ottenuto una buona vittoria. Grazie ai tifosi. Sono super contento per il mio primo gol”. Ma nei commenti – oltre alla canzonatura del suo compagno e amico Mitchell Dijks, che critica l’uso di Google Traduttore per scrivere il post in italiano (il testo effettivo è “Ha lavorato duramente e una buona vittoria. Grazie sostenitori. Super contento del mio primo gol“) – c’è chi gli fa notare un dettaglio non così irrilevante: la Lega ha assegnato la “sua” marcatura all’avversario Sabelli, come autorete. Ufficialmente, dunque, niente primo gol.

Alto 188 centimetri, Denswil è un difensore roccioso che fa della forza fisica e dell’aggressività le sue migliori virtù. Allo stesso tempo, però, questo lo porta troppo spesso all’irruenza e quindi all’ammonizione: già due in sole tre gare di Serie A da quando è a Bologna. Oltretutto, in Italia sta avendo qualche difficoltà nel farsi valere come in passato nel gioco aereo: se il suo compagno di reparto Danilo ha vinto il 78,6% dei contrasti aerei in cui è stato coinvolto (un dato comunque straordinario e da considerare relativo viste le sole due apparizioni finora), la statistica dell’olandese è ferma al 54,2%, nella media del campionato, nonostante quattro centimetri di “vantaggio” sul brasiliano. E in più, Donnarumma ieri lo ha sovrastato nella rete che ha sbloccato l’incontro. In fase di possesso è dotato di una buona abilità sia nel corto che nel lungo con il suo piede sinistro, dote che lo ha portato sporadicamente a giocare da terzino sinistro e soprattutto a calciare e segnare da punizione diretta in passato. In un’intervista a HLN, poi, il difensore ha parlato di come non abbia paura di giocare sporco: “È interessante cercare di entrare nella testa di un avversario. Quando ho giocato con l’Ajax contro il Milan, Jaap Stam allenava i difensori e mi ha insegnato rapidamente alcune parole italiane da dire a Balotelli. Ho dovuto iniziare con delle parolacce, poi ha voluto che lo pizzicassi. Balotelli rideva ma, quando l’arbitro non stava guardando, mi ha colpito e fatto cadere. E poi che ha fatto? Se ne è andato per la sua strada… Eravamo sullo stesso livello. Ibrahimovic invece è diverso. Se lo tocchi, in cambio ottieni quello sguardo da “Sai chi sono?”. Diego Costa, invece, ti tira, combatte, ti sputa in faccia se lo ritiene necessario. Un bandito. Si combatte per la propria vita e a volte bisogna imbrogliare“.

Nice to meet you, guys, my name is Stefàno”. Con l’accento sulla A, perché il suo nome – chiarisce nella conferenza di presentazione – non è di origine italiana, ma è un nome comune del Suriname, da dove provengono i suoi genitori. Lui però nasce in Olanda, a Zaandam, il 7 maggio 1993. A casa Denswil lo sport è una questione importante, tanto che anche il fratello maggiore Revelino è un calciatore, e così Stefano inizia presto a giocare nella società dilettantistica Hellas Sport, nella sua città. Nel 2001, a solo 8 anni, Denswil entra già nel settore giovanile dell’Ajax. Risale tutte le categorie, vincendo anche un campionato con l’U17 e due con l’U19, vestendo allo stesso tempo anche la maglia orange della Nazionale olandese, a partire dall’U15 e poi fino all’U21. Il suo esordio in prima squadra risale al 31 ottobre 2012, a 19 anni, nella sfida di KNVB Cup contro l’ONS Sneek, mentre in Eredivisie debutta il 3 novembre successivo contro il Vitesse. Si divide tra prima e seconda squadra – lo Jong Ajax -, esordisce in Champions League a soli 20 anni nella cornice del Camp Nou (nella sconfitta per 4-0 contro il Barcellona) e vince due campionati e una Supercoppa. Poi, nell’estate del 2015, saluta i Lancieri e passa al Club Brugge, in Belgio. Un ruolo decisivo in questa scelta lo ha Frank De Boer, allenatore ajacide per l’intero periodo di permanenza ad Amsterdam del classe ’93. “Bisogna fare delle scelte – ha detto al tempo De Boer ad Ajax TVe se avessimo venduto Moisander avremmo dovuto puntare tutto su Denswil in quella posizione. Ma io ho avuto i miei dubbi sul fatto che potesse colmare questa lacuna e attualmente ho più fiducia in Niklas che in Stefano“.

A Brugge, Denswil trova solo 13 presenze in tutte le competizioni nella prima stagione, poi sale stabilmente oltre le trenta nel triennio successivo. Colleziona in totale 177 gettoni conditi da 10 gol, vince due campionati di Jupiter Pro League e una supercoppa, finché nella scorsa estate non sposa la causa del Bologna. Al Dall’Ara era già stato per l’ultima giornata della stagione 2018/19 ad assistere alla vittoria per 3-2 dei padroni di casa contro il Napoli, invitato dall’amico Mitchell Dijks, suo compagno di mille battaglie all’Ajax. Il laterale mancino è stato uno dei tre fattori importanti individuati dallo stesso Denswil che lo hanno portato a scegliere i felsinei. Il secondo è stato il corteggiamento degli uomini mercato rossoblu durato un intero mese di messaggi e telefonate. Il terzo, però, è stato quello determinante: “Ho scelto il Bologna soprattutto perché il mio amico Dijks mi ha parlato del rapporto speciale che la squadra ha con Mihajlovic. Due giorni fa [era il 15 luglio, ndr] abbiamo fatto una chiacchierata con lui tramite Skype e ho visto che tutti miei compagni erano commossi. Ho capito subito che tipo di persona fosse. Ci ha chiesto di reagire e tutti vogliamo combattere per lui, per dimostrargli che è qui con noi sempre. Per lui ci butteremo nel fuoco“. E dopo la vittoria col Brescia, Denswil era con i compagni sotto la finestra dell’ospedale in cui il tecnico serbo sta svolgendo il secondo ciclo di chemioterapia, a dedicargli con gioia il suo primo non-gol in rossoblu.

Foto: twitter Bologna