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Ciao Vittorio, non soltanto uno scopritore di talenti. La tua sana ironia ci accompagnerà

30.07.2017 | 23:59

La sua ironia sempre. “Sorridiamo alla vita”. E poi: “Non capisco per quale motivo in Italia spendano un sacco di soldi per gente che poi non rende. In Brasile ho scoperto che…”. Ora che Stanislao Grimaldi, per tutti Vittorio, ci ha lasciati a 75 anni dopo una malattia, vengono in mente le sue intuizioni, il mercato senza prendersi troppo sul serio, la professionalità e una gentilezza fuori dal comune. Un signore, ma non così tanto per dire ora che non c’è più. Vittorio ha gestito per lungo tempo Amauri e tanti altri calciatori che hanno fatto la gavetta nella categorie inferiori, ma per lui erano “figli da Champions, i più bravi di tutti”. Ha coccolato Gattuso guidandolo al trasferimento in Scozia. Aveva un debole per Orazio Sorbello, bomber di razza. E un giorno ci regalò la maglia di Silvano Benedetti, lo stopper biondo che voleva bene come un figlio, dopo una finale di Coppa Italia tra Roma e Torino. L’abbiamo ancora in armadio tra i ricordi più belli di un calcio che non c’è, la conserveremo tra i ricordi più struggenti. Vittorio non amava i riflettori, preferiva una serata tra amici con un brindisi per tutte le persone che gli volevano bene e che gliene vorranno sempre. Preferiamo ricordarlo così, ha lasciato la sua eredità calcistica (e non solo, vere lezioni di vita magari consolidate da qualche sano contrasto padre-figlio) a Mariano, uno dei tre eredi che stringiamo con un forte abbraccio, naturalmente esteso anche Roberto e Andrea. I funerali domani alle 17,30 a San Sebastiano al Vesuvio. Una notte di tanti anni fa ci disse, era l’ultimo giorno dell’anno, “andiamo in terrazza, sarà uno spettacolo unico, toccheremo il Vesuvio con un dito”. Ciao Vittorio, la tua sana ironia ci accompagnerà e ci permetterà di non prenderci troppo sul serio. Grazie.