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CIAO PABLITO

11.12.2020 | 11:00

Un campione, certo. Un uomo buono, soprattutto. Una persona leale, semplice, sincera, alla larga degli stereotipi attuali quando basta poco per montarsi la testa e guardare tutti dall’alto di una insopportabile presupponenza.
Paolo Rossi ci lascia a 64 anni, stroncato da un brutto male che l’ha portato via in pochi mesi. Ma Pablito ci lascia soprattutto una valigia piena di ricordi, indimenticabili: i diciottenni del 1982 lo riterranno il miglior regalo per la maggiore età, quei pomeriggi mondiali, un caldo torrido che c’erano 50 gradi e lui segnava sempre, non si fermava mai, ci faceva impazzire di felicità, ci ha portato sul tetto del mondo. Abbiamo giocato tutti a carte con Pertini, abbiamo spinto con il sospiro ogni pallone, Paolorossi scritto così come Giggirriva perché in questo caso non ci sono nomi staccati dai cognomi ma monumenti dei nostri ricordi. Pablito ci è entrato nel cuore perché era l’antidivo, il ragazzo della porta accanto, una carriera sublimata nel 1982, la Juve e il Milan, il mitico Vicenza, il Verona e Perugia passando per Como.Paolorossi ti rispondeva con un sorriso sempre, anche quando doveva dare spiegazioni ai brasiliani che lo hanno odiato e poi hanno capito, anche quando smettendo ha continuato a segnare con quel sorriso e quello sguardo luminoso che ti trasmetteva Paolo più che Pablito. Un ragazzo semplice, umile, buono, l’antidivo, lontano dai casini e dalla testa che parte – chissà quando torna – se segni cinque o dieci gol di fila e ti fanno mille titoli per la celebrità. Lui in quel Mondiale ‘82 aveva staccato il tagliando per sempre, il garbo prima della classe, quello è il gol che lo porterà sul trono della vita, un’onda malinconica, struggente ma viva che ci accompagnerà. Ciao Pablito, tanto lo sai che resteremo sempre i tuoi ragazzi dell’82…

Foto: Twitter Vivo Azzurro