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CARMONA, FORZA, GRINTA E CARATTERE: STORIA DI UN LEADER TACITURNO DAI SETTE POLMONI

07.02.2017 | 09:30

Nel calcio, come nella vita, le storie d’amore, anche quelle più belle, spesso finiscono e che il distacco sia tumultuoso o consensuale, il momento di dirsi addio rimane angoscioso, malinconico, triste. Questo è in sostanza quanto accaduto nelle ultime settimane a Carlos Carmona e all’Atalanta: una storia d’amore durata 6 anni e mezzo (un’eternità nel calcio di oggi), terminata in questo freddo gennaio 2017 senza piatti rotti, grida e sguaiate rivendicazioni, ma con la dolcezza e la delicatezza di chi si è amato tanto e continua a rispettarsi sinceramente. Ebbene da domani “El Siete Pulmones”, generoso condottiero atalantino, inizierà una nuova avventura calcistica, ironia della sorte, nell’Atlanta, club statunitense allenato dal connazionale Tata Martino. Una carriera vissuta da gregario quella di Carmona, il classico mediano da lavoro sporco, un ruolo che il centrocampista cileno ha saputo interpretare in modo esemplare, con sacrificio e devozione sin dai suoi esordi. Carmona nasce a Coquimbo, in Cile, 21 febbraio 1987. La sua storia calcistica inizia nel 2003, con le giovanili del club della sua città, il Coquimbo Unido. Due anni dopo, giovanissimo, è già in prima squadra: con 92 presenze e 7 reti in tre stagioni, il giovane Carmona inizia a farsi notare, tanto che, dopo la retrocessione del Coquimbo nella Primera Divisòn cilena, arriva immediata la chiamata dell’O’Higgins. Un’esperienza questa durata solamente una stagione, perché l’anno successivo è già tempo di prendere un aereo destinazione Vecchio Continente. Arriva così la prima vera svolta della sua carriera: è l’estate del 2008 e la Reggina di Lillo Foti nota questo ragazzino, già instancabile leader di centrocampo, e decide di buttarlo nella prestigiosa mischia della Serie A. Un salto che non lo intimorisce: d’altronde il termine paura non è contemplato nel vocabolario del giovane cileno. A Reggio Calabria diventa fin da subito un punto fermo della mediana amaranto. In quella stagione comincia anche la sua lunga esperienza nella nazionale maggiore, di cui negli anni è diventato un vero e proprio pilastro. L’annata calcistica 2008/09 non è però fortunata per la Reggina: gli amaranto retrocedono in Serie B dopo la sconfitta a Roma contro la Lazio. Ancora una stagione a Reggio Calabria e l’anno successivo arriva l’incontro con l’amore della sua vita (calcisticamente parlando). L’Atalanta, società sempre  in prima linea nello scovare talenti, lo strappa ai calabresi facendogli firmare un contratto quadriennale. In nerazzurro Carmona è subito protagonista, contribuendo a riportare il club bergamasco in serie A e realizzando, nella stagione successiva, il record storico di punti realizzati sul campo nella massima serie dal club nerazzurro. Nel corso delle bellissime sei stagioni e mezza vissute a Bergamo, il cileno ha collezionato 161 presenze e 5 reti. La sua grande capacità di sacrificio, l’amore per la maglia dimostrato con sincero trasporto ad ogni occasione e la sua capacità di non risparmiarsi mai, lo hanno fatto entrare di diritto nel cuore dei tifosi della Dea. Lui, centrocampista mai banale, poco incline ai ricami, ma votato alla sostanza che diventa forza, al sacrificio, al sudore, ha trasformato la maglia a strisce nerazzurre in una seconda pelle. Tanta corsa, geometrie da regista e grinta da vendere. Un centrocampista capace di rompere e costruire, un motorino instancabile, generoso con i compagni, duro con gli avversari. Uno di quelli che vorresti avere sempre dalla tua parte. Ma soprattutto un leader silenzioso, in campo e nella vita, uno che negli anni si è saputo guadagnare il rispetto di un popolo vero, quello atalantino, che ama la propria storia e i propri colori e vive con passione vibrante le vicende di quella che da quelle parti è conosciuta solo come la “Dea”. Un popolo che da oggi non avrà più il proprio guerriero taciturno dai sette polmoni. Ma forse un giorno, chissà…

Foto: Zimbio