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Cabal si presenta al Verona: “La storia del club mi ha affascinato. Zapata e Yepes i miei modelli”

20.09.2022 | 11:44

Juan David Cabal, difensore colombiano del Verona, ha parlato in conferenza stampa, presentandosi alla stampa veronese e ai nuovi tifosi.

Queste le sue parole: “Ho scelto Verona dopo aver parlato con la mia famiglia e le persone a me più care: abbiamo ritenuto fosse la miglior opzione per consentirmi di crescere come persona e professionista. Hanno influito anche la storia di questo club e la città”.

Ci racconti il suo debutto. La sua posizione è quella di terzo di sinistra?
“La partita è stata molto difficile: una soddisfazione personale, ma non per la squadra. È stata una sensazione agrodolce: felice per l’esordio, ma non per il risultato. Posso giocare sia sul centro-sinistra che da centrale. Il debutto è stato un sogno che avevo sin da bambino: poter giocare negli stadi che vedevo in televisione da piccolo è meraviglioso”.

È vero che suo padre era più bravo di lei a giocare a calcio, e che se è in Europa è un po’ anche merito suo?
“Sì, lui e tutta la mia famiglia mi hanno insegnato molto, e sono parte integrante di questo passo importante della mia carriera, così come la mia fidanzata e il mio procuratore. Al Nacional ho appreso molto, ho lavorato duramente per arrivare in Europa, che è il sogno di tutti i colombiani”.

Come ha vissuto l’impatto con questa realtà?
“Per noi colombiani è molto difficile fare questo salto, non abbiamo tutti la stessa mentalità. Ho lavorato molto per questo, con la mentalità giusta. Sono venuto qua per crescere: so che in Italia si formano i difensori centrali più forti. E poi l’allenatore era un difensore, e sono certo che potrà darmi molti consigli per agevolare la mia crescita”.

Come vede la situazione attuale del Verona?
“Abbiamo un buon gruppo, siamo giovani e vogliamo crescere. Stiamo creando una ‘famiglia’: non abbiamo ottenuto i migliori risultati e questo non ci rende felici, ma lavoriamo molto duramente. Questa sosta ci aiuterà per conoscerci meglio, sarà importante per creare un Verona che combatta fino alla morte in ogni partita”.

Avete la convinzione di avere il potenziale per raggiungere la salvezza?
“Sì, sin dal mio arrivo ho trovato un gran gruppo. Sono consapevole di dover lavorare molto duramente per ritagliarmi dello spazio. Per salvarci dovremo lavorare al massimo, ma non sarà difficilissimo: dovremo fare gruppo e conoscerci meglio, così potremo raggiungere l’obiettivo”.

Ha dimostrato di essere un giocatore molto dinamico: in futuro pensa di poter giocare anche in altre posizioni?
“Sì, sono un giocatore dinamico e veloce. Se il mister mi vuole utilizzare da laterale lo farò senza alcun problema. Le mie caratteristiche possono consentirmi di giocare anche in altre posizioni”.

Quant’è importante Verona per confermarsi anche in Nazionale?
“Per il mio Paese e per il mio quartiere è molto importante vedere un giocatore approdare in Europa. Voglio realizzare altri sogni e stare il più possibile vicino alla Nazionale colombiana”.

Come sta fisicamente? C’è una differenza a livello di intensità con la Colombia?
“Sì, c’è differenza: il campionato colombiano è di buon livello, ma l’intensità è inferiore rispetto a quella europea. Fisicamente sto bene, ma mi sto ancora adattando al modo di lavorare di questo gruppo. Ma sono qui per questo, per mettere a disposizione tutto quello che ho”.

Ha un idolo o un modello di riferimento?
“In Colombia Yepes, Zapata… Quelli che giocavano in Nazionale nel primo Mondiale che vidi, perché prima non mi piaceva il calcio. Non li conosco personalmente, ma ho imparato molto guardandoli in televisione”.

La Serie A è un campionato molto tattico: sei d’accordo?
“Vederla in Serie A è molto diverso, non avrei mai pensato di arrivarci nel giro di un solo anno. Entrare nello stadio, vedere i tifosi supportarci per tutta la partita mi ha reso molto felice, e consapevole di aver realizzato uno dei miei sogni. Ora è il momento di lavorare duramente per giocare: il campionato è molto intenso e tattico, può incidere molto nella mia crescita”.

Ha scelto il 32: ha un significato per lei? Ha avuto modo di visitare la città?
“Conosco solo il centro città: sono arrivato qui con l’intenzione di conoscere il centro d’allenamento, lo stadio, i tifosi, non la città… Durante i giorni della trattativa volevo soltanto indossare la maglietta d’allenamento e venire qui a lavorare. Mi è sempre piaciuto il numero 22, ma non ho avuto la possibilità di prenderlo. Il 23 è un numero importante per i giocatori di basket e di calcio, ho semplicemente deciso di invertirlo”. 

Foto: twitter Verona