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4-3-3: scelta vincente o disastro annunciato?

30.08.2016 | 22:29

Nel calcio si sa, il modulo di gioco non è fondamentale ma è molto importante, specialmente in fase di costruzione della rosa e dei giocatori da comprare o da vendere. Quest’anno si è avuto un exploit del 4-3-3, spinto dal bel gioco del Napoli di Sarri e dalle big spagnole che lo utilizzano da anni.

Ultimo in ordine di tempo è de Boer che con la mentalità orange vuole trasformare la banda nerazzurra in un 4-3-3 tutto aggressività, rapidità e bel gioco; anche l’areoplanino Montella si schiera con il succitato modulo, Spalletti di fatto si schiera con un 4-3-3 spesso trasformato in 4-2-3-1 ed infine l’EuroSassuolo sfoggia il modulo della discordia.
Da una breve analisi sembra quindi che in Italia la squadre che lottano per i piani alti della classifica e per fare uno scherzetto alla favoritissima Juventus, con il suo 3-5-2, abbiano scelto la strada, spesso complicata, del modulo zemaniano per eccellenza.
Partendo dal presupposto che sono i giocatori a fare la partita, bisogna dire che il 4-3-3, specialmente nella Serie A, è un modulo molto complicato da fare e da sostenere per vari motivi: c’è bisogno di terzini forti ed attualmente sono merce rara, altra rarità sono i registi bravi nelle due fasi difensiva e offensiva, le mezze ali devono buttarsi negli spazi ma anche coprire le avanzate dei terzini, le ali devono creare ed attaccare ma anche coprire e spesso possono essere messe in difficoltà dal modulo avversario, infine il punto chiave è dato dalla capacità dell’attaccante centrale di lottare in area di rigore, ma allo stesso tempo muoversi in profondità o giocare di triangolazione con le ali, se non svolge questi compiti il gioco diventa un mero esercizio di possesso palla.
A rafforzare la teoria, c’è la pratica e la storia degli ultimi campionati di Serie A, Liga e Premier League dal 2000 ad oggi. In Italia tutti i campioni hanno avuto un modulo base diverso dal 4-3-3, in Spagna solo il Barcellona da Rijkaard in poi ha giocato e vinto con un 4-3-3 puro, il Real Madrid dell’ultimo titolo era più un 4-2-3-1 ed infine in Inghilterra, la patria del 4-4-2, nemmeno gli invincibili di Wenger si sono schierati col 4-3-3 ma proponevano un 4-1-4-1 o 4-1-3-1-1.

Ovviamente le statistiche e la storia non danno la certezza che la strada intrapresa dai nuovi e vecchi allenatori sia giusta o sbagliata, resta il fatto che il 4-3-3 è un modulo con più criticità che vantaggi e per vincere a grandi livelli vale la pena usarlo solo se si ha gente come Messi, Ronaldo e compagnia.