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Da “Zlatan non fa provini” a “Camminerò sulle acque” passando per la Tour Eiffel: ecco le frasi celebri di Ibra

23.03.2018 | 23:15

“Arrivo a Los Angeles per vincere. Penso che sia nel mio Dna vincere trofei: non capita per fortuna, succede grazie a me”, Zlatan Ibrahimovic si è presentato alla sua maniera ai Los Angeles Galaxy. E in questa sede vi proponiamo una bella carrellata di frasi celebri del 36enne campione svedese, molte delle quali non certo all’insegna dell’umiltà.

Cosa ho fatto a Henchoz in Ajax-Liverpool? Prima sono andato a sinistra e lui ha fatto lo stesso. Poi sono andato a destra e anche lui. Poi sono andato di nuovo a sinistra e lui è andato a comprarsi un hot dog.

Wenger venne a Malmoe e mi regalò una maglia dell’Arsenal con il numero 9. Per me fu un momento fantastico: i Gunners a quei tempi erano una grande squadra. Ma poi mi propose di andare a Londra per fargli vedere di cosa ero capace. Non ci potevo credere, gli dissi ‘Assolutamente no, Zlatan non fa provini’. E così scelsi di andare all’Ajax.

Calciopoli? Quei due scudetti sono miei e lo dico anche se ora gioco nell’Inter. E se non ci credete, vi porto a casa mia a vedere i due trofei. Non scherziamo, alla Juve abbiamo fatto tutti dei gran sacrifici, tutti i giorni, per vincerli. Gli arbitri non ci favorivano, eravamo semplicemente i migliori e ci dovevano affondare, ecco la verità. Il resto non mi interessa

Brocchi? È semplice: lui corre, io gioco.

Mi piace molto la mentalità che hanno qua a Barcellona. Esci ad allenarti e vedi Xavi, Messi, Iniesta e tutti che si mettono a giocare a pallone. In Italia, aspettavi che uscisse l’allenatore per parlare, seduto in panchina. Sono quasi come i bambini quando escono dalla classe.

Non credo di avere l’istinto del killer come attaccante. Anche se si può imparare. Filippo Inzaghi non è proprio un calciatore, però possiede un grande istinto omicida davanti alla porta.

Quando arrivai all’Inter c’erano due gruppi, argentini di qua, brasiliani di là. Li odiai fin da subito. Fui molto chiaro con Moratti: ‘Dobbiamo rompere questi dannati clan. Non possiamo vincere se lo spogliatoio non è unito’.

Chi compra Zlatan, compra una Ferrari.

Il Mondiale 2014 senza di me è poca cosa, non c’è davvero nulla da guardare e non vale nemmeno la pena aspettarlo con ansia.

Non posso che compiacermi di quanto sono perfetto. 

Cosa regalerò a mia moglie per il suo compleanno? Nulla, lei ha già Zlatan.

Quello che Carew riesce a fare con un pallone da calcio, io posso farlo con un’arancia.

Zidane è di un altro pianeta. Quando lui entrava in campo gli altri dieci giocatori miglioravano improvvisamente, semplice.

Uno Zlatan infortunato è un bel problema per qualunque squadra.

Io posso giocare in tutti 11 i ruoli, perché un bravo giocatore può giocare ovunque.

Quanto finisce il playoff tra la mia Svezia e il Portogallo? Può saperlo solo Dio. Non è facile chiederglielo? Non è vero, ce l’hai davanti.

La foto con Piqué in atteggiamenti equivoci? Vieni a casa mia, porta anche tua sorella e ti faccio vedere chi è gay!

Ronaldo il Fenomeno? Per me è il calcio. Quello che ha fatto lui, nessun altro sarà mai in grado di farlo. Come Ronaldo non si diventa, si nasce. È davvero unico. E poi nemmeno lui, come me, ha vinto la Champions, non penso si possa dire che sia un fallito. Se dovessi vincerla, sarà perché la mia squadra è stata la migliore, non perché Zlatan lo è stato.

Se è vero che ho ordinato una Porsche? Assolutamente no. Ho ordinato un aereo: è molto più veloce.

Ovunque vada, la gente mi riconosce, mi chiama per nome, fa il tifo per me. Ma ci sono dei nomi che nessuno ricorda mai, dei nomi per cui nessuno fa il tifo: sono quelli degli 805 milioni di persone che, oggi, soffrono la fame nel mondo. D’ora in poi vorrei che questo sostegno andasse a loro. Ogni volta che sentirete pronunciare il mio nome, dovrete pensare a loro.

Il Milan mi vuole cedere al Psg perché non ha più soldi? Ma davvero, allora è messo proprio male…caso mai gli faccio un assegno.

Non è facile trovare casa a Parigi? Stiamo cercando un appartamento. Se non dovessimo trovare niente, probabilmente comprerò l’albergo dove sto per adesso.

La Francia? Un Paese di merda che non merita un club come il Psg.

Dovrei restare al Psg perché qui mi vogliono bene? Certo, ma non credo che i dirigenti possano rimpiazzare la Tour Eiffel con una mia statua. Se ci riuscissero, rimarrei qui.

Io non accetto di perdere, non lo accetto proprio. L’ho imparato dalla vita. Io ho una sola missione, vincere.

La mia foto con Juan Carlos di Spagna? Un re riconosce un altro re.

Io sono un leone, i miei compagni dei gattini.

Di solito arrivo, vinco e vado via. Non lascio il lavoro a metà, tratto il rinnovo.

Il tempo per me non scorre? Io come Benjamin Button, sono nato vecchio e morirò giovane.

La numero 10 è la maglia di chi fa la differenza. Come me.

Torno allo United per vincere la Premier. E se serve camminerò sulle acque.

Il mio rientro anticipato dopo il crociato? I leoni recuperano prima degli umani.

Svezia? Senza di me nessuno si aspetta risultati. Niente biscotto nel 2004, Verratti è lo Zlatan dell’Italia.

Voglio la Champions, ma non la cambierei con i miei 33 trofei.

Svezia razzista, se mi chiamassi Andersson o Svensson potrei anche rapinare una banca e mi difenderebbero.

Mi manca molto la maglia della Nazionale. Convocazione? Nessuno deve chiamarmi, se voglio, torno. Ma tutto a suo tempo.

 

Foto: Twitter LA Galaxy