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Da Vojak al Pipita passando per Zoff e Ferrara: Napoli-Juve con vista mercato

30.11.2017 | 00:10

Siamo entrati nel giorno della vigilia di Napoli-Juventus: dal punto di vista ambientale, la partitissima per eccellenza degli ultimi campionati. Una rivalità costante, ma sentita storicamente più alle falde del Vesuvio che all’ombra della Mole, a maggior ragione dopo quanto accaduto il 26 luglio del 2016, data dell’ufficialità del trasferimento di Gonzalo Higuain alla corte di Allegri per i famosi 90 milioni della clausola rescissoria. Proprio il Pipita, l’uomo più atteso, sta correndo contro il tempo per non saltare il nuovo ritorno al San Paolo da avversario, a causa dell’insidiosa operazione alla mano di lunedì. Quello del centravanti sudamericano è stato per distacco il trasferimento più eclatante tra le due società, da quel momento in poi non è stato possibile nemmeno ipotizzare ulteriori affari sul medesimo asse. Ma, riavvolgendo per intero il nastro del calciomercato, si trovano altre operazioni che, ai tempi, fecero parecchio discutere.

Quasi un secolo fa, nella seconda metà degli Anni 20, Tonci Vojak dopo quattro stagioni alla Juve sposa la causa azzurra: ben 148 gol totali, dilazionati in un decennio, e uno scudetto con la casacca a strisce. Nel 1965, il grande Omar Sivori saluta il club bianconero dopo otto annate, impreziosite da oltre 170 gol, 3 scudetti, 2 Coppe Italia e il Pallone d’Oro del 1961) per accettare la corte del presidentissimo partenopeo, il celebre armatore Achille Lauro. In Campania non lascerà il segno: 16 reti, una Coppa delle Alpi e il ritiro. Nel 1972 altri due big compiono il tragitto opposto. Il primo, José Altafini, era a fine carriera. Dopo l’epopea tra le file del Milan, indossando la cui maglia vince tutto, Coppa dei Campioni da capocannoniere compresa, e 7 anni nella città della pizza (4 dei quali con Sivori, con il quale condivise anche lo status di oriundo in chiave Italia), l’attaccante brasiliano vola a Torino per fungere da alternativa di lusso in avanti. Non a caso, in situazioni del genere, ancora oggi si sente dire “alla Altafini”. Ebbene, nel 1975, alla soglia dei 37 anni, proprio Altafini decide la corsa scudetto, realizzando – ovviamente da subentrato – il gol vittoria nello scontro diretto, al minuto 88. Da quel momento a Napoli divenne “Core ‘ngrato”: questa la scritta che comparve al San Paolo. Il secondo, invece, non poteva sapere che la sua storia, dopo un quinquennio avaro di soddisfazioni, l’avrebbe scritto proprio tra i pali della Juve. Con José prese l’aereo per il Piemonte il monumentale Dino Zoff: 479 presenze con la Signora, per un totale di 6 scudetti, 2 Coppe Italia e 1 Coppa Uefa, oltre all’alloro iridato con la Nazionale nella indimenticabile notte madrilena del 1982, davanti agli occhi del presidente Pertini. Avanzando a grandi falcate verso i giorni nostri, alla voce trasferimenti diretti troviamo due top nell’estate del 1994, quella di Pasadena. Nelle segrete stanze sabaude Umberto Agnelli sale sul ponte di comando sostituendo il fratello, l’Avvocato con la “A” maiuscola Gianni, e sceglie Bettega, Giraudo e Moggi per ripartire dopo otto anni di astinenza da scudetto. Per la panchina la Triade sceglie il signor Marcello Lippi, che da Napoli porta in dote per 9 miliardi e mezzo un difensore del calibro di Ciro Ferrara, l’ultimo reduce (con il secondo portiere Di Fusco) della squadra che con Maradona vinse 2 campionati, 1 Coppa Uefa, 1 Coppa Italia e 1 Supercoppa italiana. Risultato? Titolo al primo colpo, a seguire Champions League, Coppa Intercontinentale e tutto il vincibile. Nell’estate del 1997 l’attuale allenatore del Verona, Fabio Pecchia, lascia Fuorigrotta dopo un quadriennio per provare a misurarsi in bianconero: missione fallita. Conquista da comprimario scudetto e Supercoppa ma non è da Juve e fa le valigie un anno dopo, avviando un girovagare che lo porterà a vestire altre nove maglie in carriera (incluso un ritorno a Napoli). Nel 2007 il Panteron Marcelo Zalayeta conclude il suo atto III in bianconero e si veste d’azzurro per un biennio: l’ariete uruguaiano, agli ordini di Reja, segna qualche gol pesante (in tutto 12) e trova anche il modo di fare disperare i suoi ex tifosi per il famoso rigore concessogli da Bergonzi. Arriviamo quindi alle battute finali della sessione estiva del 2010: il 27 agosto Madama annuncia l’acquisto di Fabio Quagliarella per 15 milioni complessivi tra prestito oneroso e riscatto prefissato: un fulmine a ciel sereno che a Napoli prendono malissimo, non potendo sapere che dietro quella scelta della punta stabiese si celava la triste vicenda stalking. Ci penserà il tempo a sistemare le cose. Questi gli affari principali conclusi direttamente dai due club, tra gli altri si ricordano Paolo Di Canio, Massimo Mauro, Pietro Carmignani e Manuele Blasi. Estendendo invece l’indagine ai doppi ex generici, da menzionare su tutti Fabio Cannavaro, in compagnia di Oscar Damiani, Nick Amoruso, Eugenio Corini, Daniel Fonseca, Michele Padovano, Luca Fusi, Raffaele Ametrano, Dario Baccin e (l’attuale) Emanuele Giaccherini. Per quanto riguarda i dirigenti, oltre al già menzionato Moggi anche Italo Allodi e Marco Fassone hanno lavorato in entrambi i quadri. Chiosa sui tecnici: di Lippi abbiamo già detto, Rino Marchesi e Claudio Ranieri hanno allenato entrambe le compagini, mentre Massimiliano Allegri, nella prima parte della stagione 1997-98, proprio a Napoli disputò le sue ultime 7 partite in Serie A.

Foto: wikipedia-sito ufficiale Juventus