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VELOCITÀ, TECNICA E DRIBBLING UBRIACANTI: JESUS CORONA, LA FRECCIA MESSICANA DEL PORTO

08.12.2016 | 09:30

Nella serata conclusiva di Champions League, valevole per sesta e ultima giornata della fase a gironi, il Porto cala la manita al malcapitato Leicester di Claudio Ranieri e si qualifica in seconda posizione, due gradini più giù rispetto proprio ai Foxes. A brillare, nella magica notte dell’Estádio do Dragão, è la stella di Jesus Corona. Il suo contributo è stato sin da subito determinante: un assist al bacio disegnato dalla bandierina per Andre Silva in avvio di gara e poi la firma, effettivamente la prima nel massimo torneo continentale, che dà il via al trionfo lusitano. Un sinistro al volo di rara coordinazione e potenza che non lascia scampo a Hamer. Ad archiviare definitivamente la pratica, per la gioia di Nuno Espirito Santo, ci pensano l’algerino Brahimi, ancora Andre Silva (stavolta su rigore) e Diogo Jota. Qualcuno, in particolar modo nella Capitale, ricorderà Corona. Infatti, fu proprio lui a siglare la rete del 3-0 conclusivo contro la Roma, all’Olimpico, nei preliminari di Champions League lo scorso 23 agosto. Inoltre, il laterale romanista Emerson fece quella brutta entrataccia, che gli costò il rosso diretto e numerose critiche, proprio sul messicano. Ma per entrambi è soltanto un lontano ricordo, per fortuna bisognerebbe aggiungere. Tornando al presente, El Tecatito o El Coronita (nomi attribuitogli per via delle famose birre messicane, Tecate e Corona), è ormai uno dei principali trascinatori del Porto.
 
Jesús Manuel Corona Ruiz, nasce il 6 gennaio 1993 a Hermosillo. Inizia a muovere i primi passi nel mondo del calcio nel 2008, all’età di 15 anni, entrando a far parte del settore giovanile del Monterrey, dopo un paio di anni si fa largo in prima squadra con la quale esordisce il 7 agosto 2010, giocando da titolare la partita di campionato contro l’Atlante provocando anche l’espulsione di Nicolás Torres dopo soli due minuti. Con i Albiazules conquista la vittoria del campionato e si laurea per ben tre volte campione della CONCACAF Champions League, la massima competizione continentale del mesoamerica. Partecipa anche alla spedizione per il Mondiale per club del 2011, dove i Rayados vengono eliminati al primo turno, ai calci di rigore, dal Kashiwa Reysol. Dopo 48 presenze e 6 gol totali con il Monterrey, il 26 agosto 2013 arriva la tanto attesa chiamata dall’Europa. Chi alza la cornetta è il Twente che lo acquista a titolo definitivo per 3,5 milioni di euro e lo fa sbarcare in Eredivisie.
 
Debutta con la nuova maglia il 25 settembre in Coppa d’Olanda nella sconfitta per 3-0 contro l’Heerenveen. Fa il suo esordio in campionato il 29 settembre in Twente-Groningen, gara terminata 5-0, segnando il quinto gol al minuto 85. Il bilancio della prima stagione è di 15 apparizioni e 2 reti. L’anno seguente il suo rendimento migliora, lo spazio a disposizione aumenta e Corona totalizza 9 gol in 27 partite. Il 17 maggio 2015, in occasione dell’ultima partita di campionato, tocca quota 100 presenze con i club olandese. Nell’estate seguente si fa avanti il Porto. I lusitani sborsano la cifra di 10,5 milioni di euro, facendogli firmare un contratto quinquennale con una clausola rescissoria di 50 milioni. Un attestato di stima non di poco conto per l’esterno d’attacco messicano.
 
Il suo primo sigillo con i Dragões giunge il 25 ottobre contro il Belenenses, partita conclusasi 4-0. Nel frattempo, con la propria Nazionale maggiore, prima alza al cielo la Copa Oro 2015 con il CT Ricardo Ferretti in panchina e poi partecipa all’edizione speciale della Copa America Centenario svoltasi negli USA l’estate scorsa. Le sue caratteristiche? È un’ala offensiva, destro di piede, ma utilizza alla grande anche il sinistro (basta vedere il gol rifilato al Leicester). Solitamente viene schierato esterno alto, posizione in cui può sfruttare la sua velocità e le sue grandi doti tecniche sia nel dribbling che nel passaggio smarcante. Per il suo stile di gioco è stato paragonato al suo ex compagno di squadra, una leggenda del Monterrey, Jesús Arellano, il quale ha confessato di averlo aiutato molto nei primi mesi di crescita. Ora il Porto vola agli ottavi, con una freccia incontenibile pronta a ubriacare e a mandare in tilt le difese avversarie. Non a caso, il suo nome, è Corona.
Foto: ESPN