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Ricardo Rodriguez: “Volevo l’Italia e sono felice. Qui per migliorare nella tattica”

11.07.2017 | 09:47

Ricardo Rodriguez

Ricardo Rodriguez, nuovo laterale sinistro del Milan, ha parlato sulle pagine de La Gazzetta dello Sport: “Il mio tatuaggio? Quando da piccolo stavo male, in ospedale mi hanno portato un’immagine, una foto con la Madonna e questa scritta. È rimasta sempre con me e a 18 anni me la sono fatta tatuare. Sto bene, devo fare dei massaggi regolarmente ma nessun problema. Sono in forma. La prima impressione è ottima. Siamo una squadra molto buona, io so che posso migliorare nella tattica e in mille altre cose. Imparare mi piace. Credo che starò a sinistra, mi hanno cercato per questo e il mio calcio è lì. Il Milan però sa che per sei mesi ho fatto il centrale, se serve sono pronto. Montella sta provando la difesa a tre o a quattro? A quattro, sempre a quattro. La tranquillità nella gestione della palla è la mia miglior qualità. L’avversario più forte affrontato finora sulla fascia? Forse Robben. Con lui è sempre una partita nuova, è molto rapido, tu sai che farà quella finta ma devi concentrarti sempre, altrimenti ti va via. Però anche Messi, Di Maria, Coman e Douglas Costa. L’ultima stagione al Wolfsburg? Abbiamo cambiato tre allenatori e questo è stato un problema. Poi non so, i giocatori non avevano la voglia di vincere sempre, tutta la squadra giocava male e anche io ne risentivo. Non funzionava e non so il perché. La verità è che nel calcio c’è sempre una lezione da imparare. Perché il Milan? Volevo l’Italia, ora sono felice. Era il mio sogno. Qui c’è amore per il calcio e io amo il calcio. C’era anche l’Inter? Sì, due-tre club mi hanno cercato, ma quando è arrivato il Milan non ho avuto dubbi. Sento che i tifosi qui amano il club, l’ho capito subito appena sono arrivato. Mi dicono ‘vai Ricky che vinciamo quest’anno’ oppure mi scrivono su Instagram, su Facebook: ‘Andiamo a vincere tutto!’. Chi tira le punizioni tra me e Calhanoglu? Io o lui, possiamo tirare entrambi. Ne abbiamo segnate tante in passato: chi si sente meglio, calcia. E poi qui c’è tanta qualità: possono tirare anche altri. Il fantacalcio? Sì, ne ho sentito parlare, ma non so bene come funzioni il gioco in Italia e mi posso consigliare. A papà piaceva molto il calcio, lui e mia mamma aiutavano sempre me e i miei due fratelli, che oggi giocano in Svizzera. Il problema è che ci allenavamo tutti in posti diversi. Uno veniva accompagnato da lui, uno da lei e alla fine della giornata ci trovavamo tutti insieme. Anche i miei nonni davano una mano perché la famiglia ci ha aiutato molto. Tutti i miei tatuaggi, anche quelli sul braccio e sul collo, sono dedicati a loro”.

Foto: Milan sito ufficiale